A Nairobi si chiude la prima assemblea ONU per l’ambiente
L’evento è stato descritto come “storico” dalle Nazioni Unite. Si tratta della nuova Assemblea ONU per l’ambiente (UNEA) che si è riunita dal 23 al 27 giugno a Nairobi, con l’obiettivo dichiarato di fare della tutela ambientale un tema fondamentale per l’umanità al pari della pace, della sicurezza, del commercio e della salute. Fondata nel marzo 2013, UNEA è l’organismo delle Nazioni Unite di più alto livello mai costituito attorno a questo tema. La sua nascita è stata decisa durante la Conferenza sullo sviluppo sostenibile Rio +20 nel giugno 2012, per rafforzare il ruolo del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP). Vuole, inoltre, essere una piattaforma per lo sviluppo di politiche ambientali su scala globale che si riunirà ogni due anni.
1.200 delegati e rappresentanti di governo di 160 paesi, nonché esperti di alto livello, si sono confrontati su quattro tematiche principali: ambientale e diritto, finanziamenti alla green economy, sviluppo sostenibile post 2015 e commercio illegale di specie selvatiche.
Riguardo a quest’ultimo tema, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites) ha chiesto di concentrare l’attenzione sulla lotta contro il bracconaggio, in particolare quella di elefanti e rinoceronti africani esplosa dalla fine degli anni 2000, alimentata dalla forte domanda di avorio in Asia e nel Medio Oriente. In Africa vengono uccisi tra i 20.000 e i 25.000 elefanti all’anno, su una popolazione stimata tra 420.000 ed i 650.000 esemplari. La popolazione degli elefanti di foresta è diminuita di circa il 62% tra il 2002 e il 2011. Per quanto riguarda, invece, i rinoceronti, il 94% del bracconaggio avviene in Zimbabwe e Sudafrica, con organizzazioni criminali che hanno portato gli abbattimenti da 50 nel 2007 ad oltre 1.000 nel 2013. A questi esempi si aggiunge anche il commercio illegale di grandi scimmie. John Scanlon, direttore della Cites, ha suggerito di usare, contro le reti criminali operative in questo settore, gli stessi strumenti legislativi usati contro i trafficanti di droga o esseri umani.
Ancor più preoccupante è il caso dei proventi derivanti dal commercio illegale di materie prime. Dal rapporto “The Environmental Crime Crisis,” – scritto a quattro mani con l’Interpol - emerge, infatti, che un solo gruppo attivo nel terrorismo che opera nell’Africa orientale incamera tra i 38 e i 56 milioni di dollari all’anno grazie al commercio illegale di carbone. Con le attuali tendenze demografiche, secondo le quali entro il 2050 la popolazione dell’Africa sub-sahariana crescerà di oltre un miliardo di persone, la domanda di carbone è destinata a triplicare. Questo aumenterà considerevolmente il potere d’acquisto delle organizzazioni terroristiche. “È essenziale che il 2014 diventi l’anno di un’azione concreta e decisiva”, ha affermato, Achim Steiner, Il direttore esecutivo dell’UNEP.
Continuando poi sulla scia dei crimini ambientali, il disboscamento illegale rappresenta dal 10 al 30% del commercio mondiale di legname. Per quanto riguarda la produzione della cellulosa, reti di società utilizzano piantagioni autorizzate per immettere sul mercato il legname illegale. Che sfugge in questo modo ai controlli doganali e arriva anche in Europa.
Il valore monetario di tutti i reati ambientali - che comprendono deforestazione, bracconaggio, traffico di animali, pesca illegale, estrazione illegale e scarico di rifiuti tossici - è compreso tra i 70 ed i 213 miliardi di dollari all’ anno.
Il report contiene anche delle raccomandazioni. In primo luogo, gli esperti invitano gli Stati a riconoscere le molteplici dimensioni della criminalità ambientale e il suo serio impatto sull’ambiente e sugli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. A coordinarsi con le Nazioni Unite e a rinforzare la propria legislazione interna in materia ambientale, nonché i sistemi istituzionali e giuridici per combattere ulteriormente la corruzione e garantire che il commercio legale sia monitorato e gestito in modo efficace. Fondamentale, poi, il ruolo dei consumatori che devono essere informati attraverso campagne di sensibilizzazione. Sul piano della cooperazione allo sviluppo è necessario che i donatori riconoscano la criminalità ambientale come una grave minaccia per lo sviluppo sostenibile e sostengano gli sforzi nazionali, regionali e globali dedicati all’attuazione e all’applicazione di misure mirate a frenare il commercio illegale.
Accanto a ciò, UNEP ha, inoltre, redatto un documento in cui si sottolinea la minaccia rappresentata dai rifiuti di plastica sulla vita marina. La maggior parte di questi scarti finisce in mezzo al mare formando veri e propri “continenti di plastica” e il crescente impatto della microplastica (pezzi con diametro inferiore a 5 mm) desta particolare preoccupazione. Principalmente perché la loro ingestione mette a repentaglio la vita di numerose specie marine tra cui uccelli, pesci, molluschi, vermi e zooplancton, e danneggia habitat naturali essenziali come le barriere coralline.
Tra le personalità intervenute al Summit di Nairobi, il ministro dell’ambiente italiano, Gian Luca Galletti, che ha dichiarato che “la battaglia per la protezione degli animali in via d’estinzione e delle specie protette parte dall’impegno nei Paesi di origine”. Il Ministro ha poi chiesto di rafforzare la lotta al traffico illegale di specie protette e che “gli Stati procedano uniti e con la massima fermezza, dando alle Nazioni Unite un chiaro mandato ad agire contro questa barbarie che ingrossa le tasche di sfruttatori senza scrupoli e che intacca la sopravvivenza del nostro pianeta”.
Il Summit si è chiuso con il discorso del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che ha lanciato un appello a “cambiare il rapporto dell’umanità con il nostro pianeta” e ha avvertito che l’attuale consumo di risorse non è più sopportabile: “La mano dell’uomo è ovunque, dalla deforestazione tropicale alle risorse ittiche in declino, dalla crescente penuria di acqua all’inquinamento sempre più accentuato di cieli, mare, terra e acqua nei numerosi luoghi del mondo, dal rapido declino della biodiversità alla crescente minaccia del cambiamento climatico”.
Beatrice Credi