Orsetto o scherzetto? I Verdi protestano contro la lista-civetta
Nel mese finale di campagna elettorale per le prossime elezioni europee e regionali del 25 maggio ecco che si ripresenta il film (già visto) delle liste civetta, i simboli quasi clonati e i nomi dalla pronuncia praticamente indistinta.
A farne le spese sono, questa volta, i candidati ambientalisti. Per questo lunedì sono state annunciate, davanti alla Prefettura di Torino, da Angelo Bonelli, portavoce per la Federazione dei Verdi, e da Oliviero Alotto, capolista di Green Italia per il Nord Ovest, le due azioni legali presentate contro la Lista dei Verdi-Verdi di Maurizio Lupi, che correrà alle regionali piemontesi con la coalizione di centrodestra di Gilberto Pichetto.
“Usare la dicitura dei Verdi e abusare della loro storia è una cosa scandalosa - commenta Bonelli - e per contrastare questa farsa abbiamo deciso di fare una richiesta di risarcimento di un milione di euro in sede civile” per i danni di immagine che questa vicenda sta procurando, visto che la Federazione dei Verdi non ha nulla a che vedere con la formazione schierata nel centrodestra. Sarà consegnato anche un esposto al procuratore generale Marcello Maddalena, per verificare presunte voci di proposte di compravendita del marchio. “È importante garantire la democrazia e il rispetto dei diritti di tutti i cittadini votanti, che in questo modo rischiano di essere confusi e di cadere in inganno”.
È vero che le due liste si presentano su schede diverse, i Verdi Verdi di Lupi per le regionali e Green Italia solo per le europee (“perché - commenta Roberto Della Seta, fondatore di Green Italia - non c’erano le condizioni politiche per un’alleanza con il centrosinistra per le regionali”), ma il problema rimane, soprattutto in una regione già sconvolta dall’annullamento delle precedenti elezioni per una triste vicenda di firme false. “Quella che doveva essere l’occasione per chiudere un momento buio della politica piemontese – prosegue Della Seta – si ripresenta sotto le stesse insegne” di confusione e polemica.
E’di lunga data, del resto, la creatura di Lupi che proprio ieri ricordava, in risposta all’attacco della Federazione dei Verdi, di aver registrato il marchio ormai nel lontano 1991. Eppure, appena una settimana fa, l’Ufficio Elettorale Nazionale presso la Suprema Corte di Cassazione ha ribadito la sentenza del 2006, che chiariva l’appartenenza della parola “Verdi” alla sola Federazione dei Verdi e l’utilizzo illegittimo da parte di altri soggetti. Proprio perché a tutti i gradi di giudizio sono sempre state riconosciute le ragioni della Federazione dei Verdi, “ci scandalizza che il Consiglio regionale del Piemonte abbia potuto autorizzare la costituzione di un gruppo che utilizzasse tale dicitura”, spiegano i promotori dell’iniziativa di protesta.
Ma è possibile che ancora oggi, dopo tutti gli scandali e la disaffezione verso la politica, si faccia affidamento sull’errore dell’elettorato? Ed è possibile che quell’errore cavalchi sempre più temi “sensibili” come quelli dell’ambiente? A questo punto, a prescindere dai contenuti di programma di uno e dell’altro, avrebbe senso regolamentare in modo più chiaro la verifica sull’ammissibilità o meno delle liste, dei simboli e delle diciture. Sarebbe importante mettere a disposizione dei cittadini strumenti puliti e limpidi, indiscutibili, per esercitare il proprio diritto politico e di voto, senza rischiare – neanche in buona fede – che la scelta possa essere causata da un errore e quindi essere contestabile. O la chiarezza, al contrario, non è quello che cerca la politica “alla vecchia maniera”?
In realtà una soluzione sembra molto difficile o per lo meno lontana, nonostante le dichiarazioni e le proteste, sia a livello nazionale che regionale, dei vari candidati da una sponda all’altra (è di qualche giorno fa la dichiarazione dell’assessore alla cultura della Regione Piemonte Michele Coppola del Nuovo Centrodestra, che valuta indispensabile e urgente intervenire contro “i professionisti dell’imbroglio”). Ancora poche settimane fa l’Aula della Camera, infatti, ha salvato le liste civetta bocciando l’emendamento presentato da Renato Balduzzi di Scelta Civica, che chiedeva di assegnare alla coalizione solo i voti delle liste collegate che avessero raggiunto a livello nazionale almeno l’1% dei voti validi espressi.
Poco meglio, eccetto qualche eccezione, a livello locale. La Regione Piemonte si rifà all’articolo 9 della legge 108/1968 che non ammette la presentazione di contrassegni usati da altri partiti o raggruppamenti presentati in precedenza; in Friuli Venezia Giulia, l’articolo 30 della legge regionale 19/2013 entra più nello specifico e definisce che, pena rifiuto, il contrassegno “non deve essere identico o confondibile con quelli già presentati o notoriamente usati da altri partiti o gruppi politici. A tal fine costituiscono elementi di confondibilità, congiuntamente o isolatamente considerati, oltre alla rappresentazione grafica e cromatica generale, i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, le parole e le immagini che siano elementi di qualificazione degli orientamenti o fini politici del partito o gruppo politico di riferimento, anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica”. La Regione Marche nel dicembre 2004 ha approvato, proprio su proposta dei Verdi, un articolo che considera inammissibili contrassegni elettorali confondibili con quelli di forze politiche già presenti in Consiglio Regionale o in Parlamento nazionale e europeo. Non saranno accettati quindi simboli, elementi grafici e denominazioni simili a quelli già registrati: per evitare ogni dubbio e prevenire i malintesi. “Alle elezioni europee (del 2004, ndr) solo nelle Marche la lista dei Verdi Verdi ha raccolto circa 600 voti con il mio nome come preferenza“, dichiarava Marco Moruzzi, allora capogruppo dei Verdi in Consiglio Regionale. “Elettori che evidentemente pensavano di dare il loro voto alla lista della Federazione dei Verdi. Uno scherzetto che a livello nazionale ci è costato un seggio in meno al Parlamento europeo”. E il caos continua.
E in Piemonte intanto si aspetta venerdì alle ore 15, giorno in cui il Tribunale amministrativo ha fissato l’udienza per la trattazione dei cinquanta ricorsi presentati in questi ultimi giorni contro le varie liste per la competizione regionale. Tutti contro tutti, insomma. Unico consiglio per gli elettori: informatevi, guardate e leggete bene cosa state votando!
Alfonsa Sabatino