La spinta del Parlamento Europeo verso la green economy
Con le interviste realizzate dal nostro inviato Bruno Pampaloni ai parlamentari impegnati nella sessione di Strasburgo del 5 -8 luglio 2010 si apre la nuova rubrica “Bollettino Europa“, realizzata da Greenews.info, in collaborazione con l’Ufficio Informazione del Parlamento Europeo di Milano, per aggiornare i lettori, ogni lunedì, sui lavori in corso nelle Commissioni impegnate a discutere i temi della sostenibilità ambientale e della green economy.
Ancora oggi molti italiani ignorano o si rifiutano di conoscere i meccanismi e l’impianto istituzionale dell’Unione Europea. Un’indifferenza spesso giustificata con la vulgata nazionale che vede nell’Europa una “matrigna”, distante dai problemi e dal sentire dei comuni cittadini perché troppo occupata a compiacere le esigenze di una élite burocratica orientata a legiferare in maniera eccessiva su tutto.
Eppure in sede europea si discute e si legifera su tematiche complesse come quelle ambientali, energetiche o della salute alimentare, destinate a incidere profondamente sulla qualità della vita stessa dei cittadini dell’Unione.
Solamente nella sessione plenaria di luglio, tenutasi a Strasburgo la scorsa settimana, sono stati approvati il Protocollo alla Convenzione per la Protezione dell’Ambiente Marino, un testo sul Futuro Sostenibile dei Trasporti, il Libro Verde della Commissione sulla Gestione dei Rifiuti Biodegradabili nell’Unione Europea, la bozza sulla libera circolazione di nuovi alimenti sicuri, la nuova regolamentazione delle emissioni inquinanti, gli obblighi per gli operatori che commercializzano il legname.
“Servirebbe un maggior sforzo da parte di tutti gli attori coinvolti, istituzioni, rappresentanti, funzionari e sistema dei media per far comprendere quanto sia importante essere informati sulle decisioni prese in sede comunitaria”, sottolinea Maria Grazia Cavenaghi-Smith, a capo dell’Ufficio Informazione del Parlamento Europeo di Milano, che ricorda come l’85% delle leggi italiane non faccia ormai che recepire direttive o regolamenti di emanazione europea.
Uno dei temi “sensibili” è senza dubbio quello dell’efficienza energetica e delle emissioni. Per l’Italia se ne occupa, tra gli altri, Patrizia Toia, Vicepresidente della Commissione per l’Industria, Ricerca e Energia del Parlamento Europeo. “Nelle commissioni a Strasburgo lavoriamo su alcune tematiche ambientali destinate a incidere positivamente sul futuro dell’Europa. Penso alla recente normativa, che verrà recepita in Italia fra due anni, e che impone a tutti gli edifici pubblici il rispetto, entro il 2020, delle emissioni zero per la produzione dell’energia necessaria al loro funzionamento. Ma penso anche a una delle proposte, che stiamo attualmente valutando, relativa alla produzione e distribuzione, tramite punti di rifornimento ogni 100 chilometri, di idrogeno verde sul tratto Brennero – Modena dell’Autostrada A22”, ci spiega l’On. Toia.
Della combattiva pattuglia di donne italiane presenti al Parlamento Europeo fa parte anche Cristiana Muscardini, Vicepresidente della Commissione per il Commercio Internazionale. A lei fanno capo, tanto per intenderci, l’interrogazione parlamentare sulle 70 mila mozzarelle blu, rinvenute nel centro di smistamento per i discount del Nord Italia, quella sui pomodori cinesi (che, nella maggior parte, conterrebbero un utilizzo massiccio di pesticidi o anticrittogrammici e un livello di muffe che eccede i limiti previsti dalle leggi comunitarie), quella sulla pesca illegale del tonno rosso e quella, presentata proprio nella sessione plenaria di luglio, sull’etichettatura delle carni immesse nei mercati europei.
Per la Muscardini il futuro “non solo economico” dell’Europa “si gioca sul tavolo del commercio internazionale”, dove troppo spesso viene barattata la moneta buona del libero mercato con quella cattiva della concorrenza senza scrupoli, realizzata sulla pelle di lavoratori sprovvisti di ogni forma di tutela. Una mancanza di rispetto per la mano d’opera tradotta nei bassi prezzi dei prodotti provenienti da paesi dove tali comportamenti sono quotidiani e perciò in grado di mettere fuori gioco le imprese italiane impegnate nell’alta qualità artigianale dei propri manufatti e nel pieno rispetto della dignità dei lavoratori. “Ecco perché mi batto perché sui prodotti importati da paesi terzi sia segnalata l’indicazione d’origine. Senza pensare di mettere barriere alle nostre frontiere, trovo normale che vi sia almeno una parte di regole condivise e applicate. Perché in un mercato globalizzato il manifatturiero ha ancora un ruolo estremamente importante ed è il primo settore per il quale l’assenza di norme condivise può creare grandissimi problemi all’occupazione. Le regole sono la garanzia per tutti di potere accedere al mercato, di entrare nella competizione e di potere di conseguenza continuare a produrre. La tracciabilità consente molto semplicemente di conoscere la provenienza di un prodotto. E visto che in molti stati non esiste alcun rispetto per i diritti umani e i lavoratori non hanno garanzie o tutele, attraverso l’indicazione dell’origine dei prodotti importati da questi paesi terzi il cittadino-consumatore è in grado di capire anche come è stato prodotto un bene”, conclude Muscardini.
Dal commercio ai trasporti, settore che risulterà sempre più strategico nel percorso “verde” dell’Europa. “Proprio in questa sessione abbiamo approvato una relazione sul futuro sostenibile dei trasporti.” racconta il trentaquatrenne Carlo Fidanza, membro della commissione interessata alla materia. “Sia chiaro: siamo nella fase di iniziativa parlamentare e non vi è ancora niente di concreto. Tuttavia il nostro lavoro serve a indicare le linee guida del Parlamento in previsione del Libro Bianco che il Commissario ai Trasporti Siim Kallas dovrebbe presentare entro il 2010. E che individuerà le politiche dei trasporti fino al 2020. Le tematiche ambientali avranno amplissimo interesse e, grazie al cielo, su di esse è possibile una sintesi equilibrata fra le esigenze delle aziende e quelle degli ambientalisti”. Nella sostanza, spiega Fidanza, si andrà verso un sempre maggiore ma graduale “trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia, senza però alcuna deriva ideologica e nel rispetto della complementarietà fra i vari sistemi di trasporto”. Una soluzione di buon senso per paesi come l’Italia, in forte ritardo su alcune infrastrutture indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Più serrato è stato invece il confronto sui nuovi veicoli commerciali leggeri, per i quali la Commissione mira a una riduzione delle emissioni di CO2 in una percentuale compresa fra il 75 e l’80%. “Su questo punto”, prosegue Fidanza, ”c’è stata in effetti una dinamica assai tesa, nel senso che la Commissione ha varato un testo di regolamento molto orientato alla sostenibilità ambientale e perciò molto impegnativo per le aziende produttrici. Io e altri colleghi al Parlamento ci siamo battuti per raggiungere obiettivi più realistici avendo però ben presente che l’impegno a favore dell’ambiente è imprescindibile e che per diversi produttori di veicoli la sostenibilità è un obiettivo da rimandare a tempo indeterminato. Alla fine abbiamo raggiunto un discreto compromesso, che si è tradotto in un regolamento comunque vicino a quello varato dalla Commissione. Il prossimo passo riguarderà i veicoli commerciali pesanti.”
Sulle emissioni di CO2 Sergio Berlato, membro della Commissione per l’Ambiente, la Sanità Pubblica e la Sicurezza Alimentare, ha invece una posizione piuttosto “eretica” rispetto al sentire comune di Bruxelles. “Credo che nel merito vi sia molta confusione. La mia battaglia è che ogni iniziativa in sede europea venga fatta su informazioni tecnico-scientifiche indiscutibili, cosa che non mi risulta essere per quanto riguarda il riscaldamento di origine antropica. Ritengo invece che la campagna sulla riduzione della CO2 copra problemi molto più seri per la salute dei cittadini. A cominciare da quello delle polveri sottili.”
Da una recente ricerca realizzata dalla società di studi economici Nomisma, presentata in occasione di un convegno dedicato al trasporto sostenibile, emerge infatti, ci spiega Berlato, che in Italia le elevate concentrazioni di polveri sottili nell’atmosfera sarebbero responsabili di 5.876 decessi di cittadini all’anno. Il rapporto illustra i dati sui valori medi di concentrazione di polveri nel triennio 2006-2008 delle prime 15 città italiane per popolazione da cui si desume che, oltre a Roma (40,4), le performance peggiori sono concentrate nelle città del nord Italia, e in particolare, nell’area della Pianura Padana, come Milano (49,2), Torino (56,5), Bologna (41,3), Verona (47), Padova (46,7). Di questi decessi, “’534 sono riferibili ai tumori maligni della laringe, della trachea, dei bronchi e dei polmoni”, mentre ”se si considerano gli effetti acuti relativi a malattie del sistema circolatorio e respiratorio” il numero sale a 953. “Ecco perché ritengo importante ed urgente, a garanzia della salute dei milioni di cittadini europei, realizzare al più presto uno studio approfondito sull’impatto che le polveri sottili hanno sull’organismo umano. Per affrontare il problema occorre capire in quali condizioni l’esposizione è maggiore e quali sono i soggetti più a rischio. Occorre insomma adottare misure specifiche rivolte al contenimento dell’emissione di queste polveri dannose soprattutto in ambito urbano dove le concentrazioni risultano più elevate”. Considerata la pericolosità, la gravità e l’aumento delle patologie derivanti da questa forma di inquinamento – conclude Berlato – “ho interrogato la Commissione Europea sulla possibilità di far partire al più presto lo studio sulle possibili misure adottabili per limitare drasticamente l’emissione di queste sostanze dannose, a tutela della salute e della qualità della vita dei cittadini europei“.
L’Europa non è forse così lontana come sembra.
Bruno Pampaloni