Il Green Act che serve all’Italia: le 11 proposte di Legambiente
Il 3 gennaio scorso Matteo Renzi ha affidato a una lettera – inviata dal presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico a tutti gli attivisti - l’agenda di governo del 2015: “Ci siamo dati una cadenza ordinata per le nuove iniziative di legge”, scriveva Renzi, “a gennaio abbiamo provvedimenti su economia e finanza. A febbraio tocca alla scuola. A marzo il Green Act, sull’economia e l’ambiente in vista della grande conferenza di Parigi 2015“.
Appuntamento troppo ghiotto, per Legambiente, per non avanzare una serie di proposte concrete e misure immediatamente applicabili nel “Green Act che serve all’Italia”, presentato nella Capitale, il 26 febbraio scorso. L’occasione è servita per sottoporre a soggetti diversi – Confindustria, sindacati, associazioni “green”, amministratori locali - undici soluzioni che l’associazione ambientalista ha messo a punto, ritenendole ”fondamentali per realizzare la svolta di cui c’è bisogno e che secondo noi dovrebbero trovare cittadinanza nel Green Act”.
Fiscalità, rigenerazione urbana, bonifiche, energie rinnovabili, rifiuti, mobilità urbana, trasporti, dissesto, natura, turismo, fondi strutturali sono i temi su cui Legambiente ha provato a tracciare un indirizzo di lavoro e lo ha presentato agli interlocutori presenti, articolandolo in 11 schede sintetiche e rimandando al proprio sito per gli approfondimenti. Temi, si legge nel documento introduttivo, che hanno strettamente a che fare con lo “sviluppo economico del Paese”, con la possibilità di creare “filiere produttive e nuova occupazione, di produrre più benessere per tutti nel momento stesso in cui garantiscono risposte ai bisogni dei cittadini in termini di sicurezza, salute e qualità della vita”.
C’è il tema della FISCALITÀ AMBIENTALE, secondo il principio del “chi inquina paga, chi innova risparmia”. In Italia ogni anno sono infatti stanziati 5,7 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili. Da questa considerazione Legambiente propone di adeguare i canoni delle concessioni demaniali, di eliminare i sussidi alle fonti fossili, di eliminare la possibilità per i Comuni di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per le spese correnti. Infine, di applicare subito l’Articolo 15 della Delega Fiscale (fiscalità ambientale ed energetica).
C’è poi il tema delle CITTÀ: con la parola d’ordine di “rigeneriamole”, l’associazione ambientalista propone di mettere a punto una struttura di missione per indirizzare e coordinare interventi di rigenerazione urbana (ricordiamo che nelle città metropolitane italiane vivono 20 milioni di persone); di disincentivare consumo del suolo, incentivare e semplificare le procedure per la riqualificazione dei condomini; di rendere operativo il fondo per l’efficienza energetica e stabilire i criteri per l’accesso di privati e enti pubblici; di escludere dal patto di stabilità gli interventi di riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio pubblico. Infine, di approvare subito il DL in materia di “Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato”.
Ci sono da fare le BONIFICHE: Legambiente ha calcolato che sono oltre 100mila gli ettari di terreno da bonificare e solo il 3% è stato ad oggi bonificato. Occorre, dunque, risanare le ferite: come? Istituendo un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani (modello Superfund). Aumentando trasparenza negli appalti, legalità e ponendo fine ai commissariamenti ma con maggiori controlli ambientali. Puntare sulle bonifiche in situ.
Il tema dell’ENERGIA per un’Italia rinnovabile è centrale. Nel 2014 il 44% della produzione nazionale di energia elettrica è derivato da fonti rinnovabili. L’efficienza energetica per unità di prodotto e di servizio è cresciuta del 9,5% nel periodo 2000-2013. Le proposte di Legambiente: introdurre regole chiare e trasparenti per l’approvazione dei progetti da rinnovabili. Garantire e semplificare l’autoproduzione di energia per Comuni, famiglie, aziende. Cancellare miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili dalle bollette.
Il tema dei RIFIUTI: ridurre e riciclare prima di tutto. In Italia il conferimento di rifiuti in discarica costa al massimo €25 per tonnellata; il 37% dei rifiuti urbani viene ancora smaltito in questo modo, in Sicilia il 93%. Le proposte: penalizzare lo smaltimento in discarica con un aumento dei costi di conferimento (ecotassa). Eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti. Incentivare e premiare la riduzione dei rifiuti, il recupero di materia, gli acquisti verdi. Rispetto delle scadenze e delle multe per gli obietti della raccolta differenziata.
Per una MOBILITÀ NUOVA: pedoni, pedali, pendolari. Secondo Legambiente la mobilità urbana assorbe il 97% di tutti gli spostamenti. Le proposte: fissare target nazionali di spostamenti individuali su mezzi privati a motore, per ridurli drasticamente. Far viaggiare in sede protetta e in corsie preferenziali almeno un terzo dei percorsi della rete di trasporto pubblico di superficie. Introdurre nel nuovo Codice della Strada, attualmente in discussione in Parlamento, un nuovo limite di velocità a 30km orari su tutta la rete viaria dei centri abitati.
Occorre #cambiareverso alle infrastrutture. Il tema dei TRASPORTI: sono tre milioni i pendolari che ogni giorno si muovono in treno in Italia. Rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 20%. Le proposte: Priorità alla mobilità nelle aree urbane: 50% della spese per opere pubbliche. Aumentare e ammodernare i treni in circolazione e rendere competitivo il servizio ferroviario. Regioni: razionalizzare orari e linee, aumentare investimenti (5% del bilancio). Superare il fallimento della Legge Obiettivo.
Azioni per prevenire il DISSESTO IDROGEOLOGICO. Sono 6 milioni gli italiani che vivono o lavorano in aree ad alto rischio idrogeologico. Le proposte di Legambiente sono tese a dire Basta ai vecchi progetti rimasti nei cassetti per anni: serve qualità nella progettazione. Non più difesa passiva ma politiche di prevenzione: spazio ai fiumi e naturalizzazione del territorio. L’unità di missione garantisca l’efficacia a scala di bacino, non solo interventi puntuali. Istituire le Autorità di distretto, con strumenti adeguati per raggiungere gli obiettivi delle direttive comunitarie. L’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio procedano insieme e non più su binari separati.
Valorizzare la NATURA significa investire sulla biodiversità, perché conviene. I parchi hanno attirato il 3,7% dei pernottamenti nazionali, pari a 14 mln di presenze. Le proposte: garantire una fiscalità di vantaggio per le comunità che custodiscono i servizi ecosistemici. Completare l’istituzione della Rete Natura 2000 e delle aree protette marine e terrestri. Evitare nuove procedure di infrazione da parte dell’UE per la mancata applicazione delle Direttive in materia.
Puntare sul TURISMO significa portare l’Italia oltre la grande bellezza. Secondo l’Eurobarometro 2012, ambiente e natura sono il primo fattore di fidelizzazione turistica. Le proposte: integrazione delle diverse vocazioni e risorse territoriali per diversificare e destagionalizzare. Sostenere e incrementare i servizi per il turismo dolce e non motorizzato. Incentivare l’adozione di un sistema di indicatori per la gestione sostenibile delle destinazioni. Favorire l’acquisizione di competenze turistiche anche a professionisti di altri settori (agricoltori) e mettere ordine nei sistemi regionali delle guide turistiche.
Il tema delle RISORSE EUROPEE 2014-2020 apre il capitolo delle sfide e delle opportunità. Oltre 100 miliardi di risorse resi disponibili dal quadro finanziario europeo per il periodo 2014-2020. Le proposte: allocare almeno il 20% delle risorse disponibili per il clima il 5% per lo sviluppo urbano sostenibile. Stabilire target ambiziosi e obbligatori per tutti i fattori fisici (es. tonn. di CO2 eq. di risparmio). Semplificare i processi decisionali, mettere in atto sistemi di monitoraggio e verifica della spesa. I fondi siano volano delle politiche ordinarie, per spenderli bene e spenderli tutti.
“Con il Green Act che serve all’Italia vogliamo aprire un confronto con il governo, con la politica, con i soggetti interessati perché davvero quell’annuncio si trasformi in un’azione utile al paese”, ha sottolineato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza alla presenza del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, il quale dal canto suo ha confermato la previsione del presidente del Consiglio: “A marzo il Green Act inizierà il proprio percorso”. E poi: ”Sarà un atto che guarda al futuro. Abbiamo un’occasione storica: immaginare l’Italia da un punto di vista ambientale. Abbiamo bisogno di immaginare fin da ora, come sarà l’economia da qui al 2030″. “Noi immaginiamo un’economia molto ambientale”, ha aggiunto, “che spreca poche risorse prime e ricicla molti prodotti finiti”. Il ministro ha parlato delle città, di quanto abbiano “bisogno di più ambiente: con il green act vogliamo individuare strumenti per il riuso e la rigenerazione”. Inoltre, ha detto, ”immaginiamo anche che le infrastrutture del futuro siano meno veloci e più verdi; faremo anche provvedimenti che riguardano le infrastrutture verdi”. La chiave per il ministro Galletti è “cambiare modello produttivo, archiviare l’economia del ’900″ che oggi non va più bene”.
“Tutti vogliamo città nuove”, ha commentato Paolo Acciai, segretario Filca (Federazione Italiana Lavoratori Costruzioni e Affini) Cisl, “eppure, negli anni, abbiamo costruito mostri. Acciai, molto critico nei confronti del titolare dell’Ambiente – “sta procedendo troppo lentamente” – solleva la questione di come rendere vivibili le città in cui viviamo: “Un modo per ambire a una maggiore vivibilità sarebbe quello di includere nella contrattazione le informazioni ambientali”.
“I sindaci sono disposti a confrontarsi con una pianificazione più vasta della propria area comunale? A elaborare piani di governo del territorio – improntati al consumo di suolo zero – nella doppia prospettiva ambientale ed economica? A rendere appettibile investire nelle aree dismesse”, le domande, provocatorie, sono il contributo al dibattito portato dal sindaco di Pavia, Massimo De Paoli.
“Il socialismo municipale di inizio ’900 non funziona più”, interviene Erasmo D’Angelis, capo struttura di missione contro il dissesto idrogeologico a Palazzo Chigi, “è lo stesso che ha prodotto mondi clientelari: abbiamo 89 procedure d’infrazione per tutte le cose non fatte negli ultimi 40 anni!”. E aggiunge: “Mentre a Roma si cercano ancora discariche per far fronte all’emergenza rifiuti, il resto del mondo le ha lasciate alle spalle”.
“Mi auguro che il governo Renzi metta nel sogno che racconta al Paese anche il tema dell’innovazione green”, dice Roberto Della Seta di Green Italia, molto critico nei confronti dell’esecutivo, pur definendosi un “renziano ante-marcia”.
“Un terzo della superficie italiana è ricoperto da boschi e foreste su cui, paradosso incredibile, manca una vera politica”, dice Marino Berton del Coordinamento FREE, “Siamo il primo importatore mondiale di pellet, di legna da ardere perché il nostro bosco è stato conquistato dall’abbandono: mettiamo nel Green Act, dunque, anche la prima proposta di legge quadro sui boschi!”.
“Un vizio tipicamente italiano è moltiplicare le leggi senza preoccuparsi di applicare quelle esistenti”, tira le somme e prova a rispondere a critiche e proposte Graziano Delrio, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. “Il Green Act è l’occasione per affrontare temi importanti, scelte strategiche e di logistica. Non si può fare un commissariamento per ogni problema: è necessario un costante monitoraggio amministrativo”, dice Delrio che rinnova la disponibilità del governo: “Dobbiamo presentarci a Parigi – alla COP21 Conferenza Parigi 2015 sul clima ndr - con una visione chiara”. E conclude rassicurante “Sappiamo bene la modernità sta qui e non altrove, che qui non si tratta di una sfida per esperti né di una nicchia ma di futuro”.
“Siamo convinti che il Paese vada sbloccato, ma per farlo bisogna aggredire i problemi reali. Non lo si sblocca riservando, come fa lo Sbloccaitalia, il 53% della spesa a strade e autostrade o rilanciando le trivellazioni“, chiude Cogliati Dezza.
Eppure c’è un’Italia virtuosa – come racconta il Rapporto Ambiente Italia di quest’anno – che in alcuni settori la colloca ai primi posti in Europa: nel risparmio di materia (consumi ridotti, tra 2004 e 2014, in EU del 15%, in Italia del 32%), nella produttività delle risorse (media EU +25%, Italia +40%), nella produzione di energia elettrica da FER (il 44% nel 2014, era il 39% nel 2013), nella produzione da fotovoltaico (centuplicata dal 2008), nel recupero industriale dirifiuti (seconda dopo la Germania per valori assoluti, prima per valori pro capite). Da questa occorrerebbe ripartire - secondo Legambiente – per avviare una ripresa “ambientale che sia anche economica”.