Il “giovane turco” Orlando all’Ambiente. Chi è e cosa potrebbe fare il nuovo ministro
Quarantaquattro anni, spezzino, diploma di liceo scientifico, Andrea Orlando – neo-ministro all’Ambiente del governo Letta che stasera dovrebbe incassare la fiducia della Camera – ha due legislature alle spalle (la XV: 2006-2008 e la XVI: 2008-2013), ed è stato candidato alla Camera come capolista della lista Pd nella circoscrizione Liguria, alle elezioni politiche del 2013.
Membro della Commissione Bilancio, della Commissione Giustizia e della Commissione d’inchiesta sulla mafia, Orlando ha una storia politica tutta interna al partito: prima Pci, poi Pds, dunque Ds e, infine, Pd. Una storia che parte dal Consiglio comunale di La Spezia e, nel 2003, lo fa entrare nella direzione nazionale del Pd, chiamato da Piero Fassino, fino a diventare portavoce nazionale dei democratici nel 2008, incaricato da Veltroni, e per volontà di Bersani presidente del Forum Giustizia del partito, nel 2009 e commissario del Pd di Napoli, nel 2011.
Orlando fa parte di quella nutrita schiera di giovani amministratori e dirigenti del Pd, uniti nell’associazione “Rifare l’Italia“, con posizioni socialdemocratiche e di (ex?) fede bersaniana: giornalisticamente conosciuti come “giovani turchi”. Insieme a Stefano Fassina, responsabile Economia del partito e Matteo Orfini alla Cultura, Orlando condivide l’età anagrafica ma – come dichiarava lui stesso in un’intervista a La Repubblica – soprattutto l’idea della “politica come azione collettiva”: “Ci lega un punto di vista, molto più che un perimetro anagrafico. L’idea che oggi tocchi alla generazione politica che qui è raccolta avere il coraggio della concretezza, il coraggio di assumersi la responsabilità di una proposta di cambiamento […] E questo significa pensare nuove categorie, per dare significato a parole come rappresentanza, cittadinanza, mobilità sociale” (La Repubblica, 2 gennaio 2013).
Parole che rappresentano anche i temi prioritari, se non esclusivi – insieme a quelli relativi alla riforma della giustizia – dell’impegno politico del neo-ministro, e attorno a cui ruotano tutti i suoi interventi pubblici, consultabili in Rete (interessante l’intervento a La Spezia del 14 aprile 2013, riproposto oggi da Greenews.info come Video del Giorno).
La stessa attività legislativa di Orlando, quasi completamente spesa in materia giudiziaria, vede tra le proposte di legge presentate come primo firmatario, una sola avente per oggetto temi ambientali: si tratta dell’atto n.3417, “Disposizioni concernenti la sistemazione e la manutenzione dei corsi d’acqua nelle province colpite da eventi meteorologici calamitosi nei mesi di dicembre 2009 e gennaio 2010″ (presentata il 21 aprile 2010, in seguito alle piogge torrenziali che provocarono frane ed esondazioni in Liguria). E proprio la lotta al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico è stato il tema di ripetute sollecitazioni rivolte da Orlando al governo Berlusconi per l’erogazione di fondi da destinare agli enti locali volti alla messa in sicurezza del territorio ligure flagellato, annualmente, da alluvioni e inondazioni.
Orlando è innanzi tutto, dunque, un dirigente del Partito Democratico: in quanto tale, ad esempio, condivide l’impostazione del partito rispetto al grande nodo dell’Alta Velocità – “una infrastruttura fondamentale per la modernizzazione del Paese e per la realizzazione di una rete di trasporti” – certo, tale constatazione non fa di lui, necessariamente, un politico disattento alle cruciali questioni della protezione dell’ambiente o poco sensibile a quelle dello sviluppo sostenibile. È vero però che la partita fondamentale che questo governo, di cui Orlando fa parte, sembra inclinato a giocare, è, soprattutto, in campo sociale ed economico. E il rischio è che la scommessa ambientale, cruciale al pari delle prime due, in assenza di una sensibilità attenta alla spinta della green economy e al contrasto dei cambiamenti climatici, possa risultare indebolita. Le competenze maturate da Orlando nella Commissione parlamentare sulla mafia potrebbero, invece, tornare utili nella lotta alle mafie ambientali mentre l’origine spezzina del nuovo ministro e l’attenzione da lui rivolta, negli anni, ai temi del dissesto idrogeologico, potrebbero rafforzare l’attenzione della politica in quella direzione.
Al netto di tutte queste considerazioni, già il suo stesso incarico è figlio di una buona notizia: è stato infatti sventato il progetto (suggerito a suo tempo anche da Bersani) di accorpare il Ministero dell’Ambiente a quello dello Sviluppo Economico o delle Infrastrutture – idea che aveva fatto tremare gli ambientalisti italiani.
Ilaria Donatio