Ghiglia (Fratelli d’Italia): “conciliare parametri ambientali e competitività”
Proseguono le interviste di Greenews.info ai candidati alle elezioni europee 2014, sui temi ambiente e green economy. Oggi la nostra Ilaria Donatio ha parlato con Agostino Ghiglia, ex capogruppo del Pdl in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati, membro della Bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, assessore alla Ricerca, Innovazione ed Energia della Regione Piemonte e attualmente candidato al Parlamento Europeo nelle liste di Fratelli d’Italia.
D) Onorevole Ghiglia, qual è la sfida in campo ambientale che l’Assemblea Parlamentare europea che si formerà dal voto del 25 maggio non potrà assolutamente eludere?
R) Più che un singolo obiettivo o programma, credo che la vera sfida in Europa sia fare dell’ambiente e della protezione del territorio una strategia condivisa.
D) Non è ancora così? Cosa manca per attuare, a livello di legislazione comunitaria, la cosiddetta economia verde?
R) Oramai esiste – ed è diffusa – la consapevolezza che una politica ambientale europea efficace debba fare leva sulla green economy, come strumento che genera ricchezza e progresso, pur rispettando e proteggendo l’ambiente. Il problema è la competitività: il punto critico, cioè, è che ancora si fatica a rendere i parametri ambientali – spesso troppo rigorosi sulla carta – compatibili con le regole che le nostre imprese sono costrette a osservare se vogliono operare sul mercato globale. Guardi che è un discorso difficile e delicato ma se vogliamo un’Europa forte e competitiva, non ci possiamo permettere di tralasciare né l’attenzione per l’ambiente né quella per il mercato. Il rischio, altrimenti, è che la Cina e gli altri paesi che stanno vivendo da anni uno sviluppo velocissimo, ci penalizzi. La green economy è tutto, non è solo una fabbrica pulita che non inquina. È tutto: trasporti, agenda digitale, stili di vita. E’ una leva di sviluppo fondamentale: se l’Europa attuerà politiche trasversali in questa chiave, potremmo farcela a competere e a vincere sfida ambientale.
D) Lei pensa che una riforma della fiscalità ecologica, in base al principio “chi più inquina, più paga” possa aiutare le imprese italiane a giocare entrambe le partite (quella dell’innovazione e dello sviluppo e quella “green”)?
R) Il principio, oserei dire, è un principio di buon senso e di civiltà prima ancora che di diritto. Ma sono dell’avviso che non servirà a molto operare sconti fiscali alle imprese a fronte di una legislazione incoerente e di regole contraddittorie. Sono convinto che innanzi tutto serva una continuità legislativa che dia certezze agli operatori economici.
D) Mi dica un tema green che le sta particolarmente a cuore…
R) Nella passata Legislatura, come primo firmatario, ho presentato una proposta di legge per l’incentivazione della mobilità elettrica che prevedeva fondi pari a 140 milioni l’anno per tre anni, a partire dal 2013: 70 milioni per le infrastrutture di ricarica elettrica e per gli incentivi alla ricerca, e 70 per l’incentivazione all’acquisto delle auto. L’idea era nata dal fatto che solo in Italia, rispetto anche agli altri Paesi europei, mancava una normativa di settore che incentivasse la ricerca e l’acquisto di auto elettriche e definisse i poteri dei Comuni. Le amministrazioni locali potranno agevolare i possessori delle auto elettriche in vari modi, per esempio prevedendo dei posti ad hoc con sosta gratuita. Insieme ad altri deputati, rispondendo a bandi europei, abbiamo anche presentato un progetto di infrastrutturazione completa del Regione Piemonte che renda possibile girarla a bordo di un’auto elettrica, senza dover essere costretti a scegliere altri mezzi.
D) Come valuta la riforma della nuova PAC, la Politica Agricola Comune?
R) La politica agricola comune si scontra con un’agricoltura, a livello mondo, che diventa sempre meno competitiva per via dell’esistenza di mercati che producono a prezzi inferiori. Non siamo a favore di dazi o di barriere che proteggano l’Europa da beni o fattori di altri paesi, ma occorrono regole – per tutti – più forti. Altrimenti non sopravviveremo.
D) Dica una cosa che manca e che ritiene fondamentale premessa a politiche e regole ambientali e allo stesso tempo competitive.
R) Non ho dubbi: insieme ad altri deputati, presentai un emendamento che rendesse obbligatorio l’insegnamento dell’educazione ambientale nelle scuole. Non c’erano i soldi e non fu mai realizzato. Ma credo ancora che per operare una vera svolta, in chiave green, sia necessario investire in cultura ed educazione all’ambiente.
Ilaria Donatio