Energia: per adesso nessuna “svolta buona” dal governo
La “svolta buona“, almeno in economia, non c’è stata o se c’è stata il PIL non se n’è accorto. I dati dell’Istat parlano chiaro: dopo il – 0,1% del primo trimestre 2014 è arrivato, implacabile, il -0,2% del secondo e quando per due trimestri consecutivi il PIL al posto di aumentare diminuisce significa «recessione tecnica». Anche senza addentrarci nei numeri – in valore assoluto si tratta del peggior risultato da luglio del 2000 – almeno sotto questo profilo (non fosse altro) non si può dunque esprimere un giudizio positivo sul governo Renzi.
La svolta promessa dal neo insediato presidente del consiglio Matteo Renzi il 12 marzo scorso, nelle mitiche (anche se forse solo sul piano della comunicazione) 32 slide non si è, dunque, ancora vista. Non che il governo sia stato inattivo, tutt’altro. O che al presidente Renzi sia mancata quell’energia che tutti gli hanno riconosciuto. Anzi, forse, più che di governo Renzi si dovrebbe parlare di governo di Matteo Renzi. Lui infatti detta il ritmo, lui ha fissato le “regole d’ingaggio” per i ministri, con la rilevante eccezione del (super) Ministro del Tesoro. E, infatti, è stato sempre il presidente del Consiglio a scrivere una lettera aperta a deputati e senatori, rivolgendosi però a tutti gli italiani, per fissare una nuova data, guardare ad un nuovo orizzonte, non più, l’ormai trascorso, 1° luglio 2014, ma maggio 2017, non più cento ma mille giorni, dichiarando subito dopo che la Manovra – che inevitabilmente ci sarà in occasione dell’approvazione della Legge di Stabilità – sarà sì di 16 miliardi, ma fatta solo di tagli alla spesa.
Fino ad oggi, in sostanza, l’urgenza e la fretta di far bene si sono tradotte in una pessima tecnica legislativa con un crescente ricorso alla decretazione d’urgenza e all’apposizione della questione di fiducia (con il non meritorio record di 3,2 al mese), che peraltro rende di difficilissima lettura le norme. Ponendosi infatti la fiducia per articolo si arriva a provvedimenti di un articolo unico con centinaia di commi senza più capi e titoli in cui è alquanto ostico orientarsi anche per i tecnici.
Come sarà per il cosiddetto Decreto Competitività, che contiene le contestatissime norme spalma-incentivi, su cui AssoRinnovabili, all’indomani della conversione in legge, oltre a chiamare a raccolta il settore per i ricorsi, promuove l’apertura di una procedura di infrazione presso la Commissione europea per il mancato rispetto della direttiva 2009/28/CE che appunto intendeva sviluppare l’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
Mentre scriviamo il testo del decreto convertito non è ancora disponibile, tuttavia ricordiamo che lo sconto alle PMI promesso sempre da Matteo Renzi per il 1° maggio potrebbe non essere a impatto zero per gli altri consumatori, o meglio per quelli domestici: le famiglie. Le voci che compongono la bolletta, infatti, coprono dei costi e se questi vengono meno anche le voci dovrebbero sparire. Vedremo.
Nel frattempo – l’aumento di spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi è lì a ricordarcelo – le tante e tanto elevate aspettative rischiano di deprimere il titolo Italia. E in ciò, il continuo rilanciare e i titoli a effetto per i provvedimenti non solo aiutano poco ma non portano neanche troppa fortuna. Eppure si insiste, e infatti, dopo i vari “salva”, “cresci”, e già in arrivo (per l’appunto annunciato) per il 29 agosto, lo «Sblocca Italia», che tra le altre norme – si persevera nell’eterogeneità – conterrebbe anche quelle (tanto attese) sull’efficientamento energetico degli edifici. Tutto questo correre rischia però di generare ulteriore confusione, dando per acquisiti traguardi che rappresentano solo delle vittorie di tappa. E’ il caso del disegno di legge sulle riforme costituzionali, che riporterebbe le competenze in materia di ambiente e di energia, (ora materia concorrente tra Stato e Regioni, secondo l’Art. 117 della Costituzione), tra le materie di competenza esclusiva dello Stato. Quello al Senato è solo uno – il primo – dei quattro indispensabili passaggi, sui quali, non va dimenticato, ci sarebbe sempre il referendum confermativo, che non ha bisogno di quorum.
Ben venga dunque il passaggio dalla tattica (strombazzata) alla strategia (si spera deliberata) – non c’è altro modo per leggere il passaggio dai cento ai mille giorni – che tuttavia, proprio, per le aspettative andrebbe probabilmente accompagnato da un contenimento delle promesse e dei rilanci. Mentre, in parallelo, da più parti, arrivano gli appelli per una riforma seria e organica del mercato elettrico.
Antonio Sileo*
*Ricercatore IEFE-Bocconi @IlFrancotirator