UE, nessun accordo sui cibi clonati
Il nome Dolly era stato suggerito dal suo allevatore in onore della cantante country che di cognome faceva Parton. La famosa pecora è stata clonata vicino a Edimburgo nel 1996. Nel 2003 i resti impagliati di Dolly sono poi stati spostati al Royal Museum, ma oggi altre Dolly rischiano di finire sulle nostre tavole.
Dopo 12 ore di maratona negoziale nessun accordo sulle prossime norme UE per i “nuovi cibi” (novel food) è stato raggiunto. Lo scontro tra Parlamento e Consiglio Europeo, cominciato lunedì notte e finito alle 7 della mattina del martedì, si è rivelato insanabile. Nessuna etichettatura obbligatoria per i consumatori, tracciabilità richiesta dall’Aula per tutti i prodotti alimentari derivanti non solo da cloni ma anche da discendenti di cloni. Ora resterà in vigore la vecchia legislazione UE del 1997, che non copre questo ambito.
Per il presidente della delegazione del Parlamento europeo Gianni Pittella (Socialisti e Democratici) e la relatrice per il Parlamento sulla legislazione per i nuovi alimenti Kartika Liotard “è molto frustrante il rifiuto del Consiglio di ascoltare le preoccupazioni dei cittadini e sostenere misure, urgenti e necessarie, per proteggere i consumatori e il benessere degli animali”.
“Abbiamo fatto il massimo sforzo per arrivare a un compromesso – affermano Pittella e Liotard -, ma non abbiamo intenzione di sacrificare il diritto dei consumatori di sapere se il proprio cibo deriva da animali clonati. L’opinione pubblica europea è, a stragrande maggioranza, contraria alla clonazione per fini di alimentazione, l’etichettatura di tutti i cibi derivati da animali clonati è il minimo che si possa fare”.
Il Consiglio, invece, è pronto a sostenere solo una proposta di etichettatura, quella per un unico tipo di prodotto: la carne fresca. “Le misure che riguardano la prole degli animali clonati sono assolutamente indispensabili – prosegue Pittella -, poiché i cloni hanno un valore commerciale solo per l’allevamento, non per la produzione alimentare”. Secondo i due rappresentanti dell’istituzione europea nessun agricoltore spenderebbe, infatti, 100.000 euro per un toro clonato, solo per farne hamburger.
Il Consiglio inoltre si è opposto alla possibilità che il Parlamento eserciti il suo diritto di veto nel caso di altri cibi aggiunti alla lista dei nuovi alimenti. L’incapacità di accettare il compromesso si traduce anche nella bocciatura di altre importanti modifiche previste dal pacchetto. Ad esempio, continuerà a non esserci nessuna regola specifica sull’uso dei nano-materiali nei prodotti alimentari.
Francesca Fradelloni