Sottoprodotto sarà lei!
Alla vigilia della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (che si chiude domenica) e in un periodo fortemente caratterizzato dal ”nuovo” problema rifiuti a Napoli e in Campania, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo con cui l’Italia, tra i primi Paesi in Europa, recepisce il contenuto della Direttiva Europea sui Rifiuti.
Una riposta alle critiche che, pochi giorni addietro, erano arrivati proprio dalla Commissione Europea per la gestione dei rifiuti napoletani? Può darsi, ma non è questo il punto.
Ciò che conta è che la Direttiva Europea appena recepita dovrebbe rivoluzionare il settore: con le nuove regole in discarica finiranno infatti meno rifiuti. Entro il 2015 per tutti i comuni sarà obbligatorio fare la raccolta differenziata, almeno di carta, vetro, plastica e metalli. Entro il 2020, poi, dovrà essere riciclato almeno il 50% di carta, vetro, plastica e metalli provenienti da nuclei domestici. Si aprono prospettive, così, per attività di recupero, selezione, trattamento e rigenerazione dei rifiuti, che potrebbero contribuire all’innovazione tecnologica e a creare nuovi “green jobs”.
Grazie alla nuove normativa di emanazione europea, viene inoltre ridefinita la nozione stessa di “sottoprodotto” - non più mero rifiuto da conferire in discarica, come nella precedente normativa nazionale, ma risorsa, da avviare al riutilizzo (senza necessità di pretrattamento), piuttosto che alla valorizzazione energetica. La direttiva stabilisce, ad esempio, quando un derivato dai rifiuti non debba più essere considerato tale, ma combustibile (CDR) o materia prima secondaria, ovvero il materiale di base di un nuovo processo.
Nel settore agricolo questo signfica aprire la strada ad un maggiore utilizzo di scarti quali, ad esempio, vinacce e altri sottoprodotti, già oggi usati come ammendanti, cioè prodotti naturali per riequilibrare e “nutrire” i terreni. I sottoprodotti potranno ora avere nuove funzioni, liberare spazio nelle discariche ed entrare in nuovi processi produttivi.
L’intento della normativa è cambiare la concezione stessa di rifiuto, ridefinendo la scala gerarchica: al primo posto il riutilizzo, quindi il riciclo, il recupero (anche energetico) e, solo da ultimo, lo smaltimento.
“Con l’approvazione di queste norme l’Italia volta pagina”, ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, dopo l’approvazione del decreto. “Si supera – ha continuato il ministro – la fase “artigianale” in cui i rifiuti sono concepiti come un problema, per arrivare ad una gestione integrale, organica ed industriale dei rifiuti, intesi come risorsa. L’industrializzazione del settore costituisce, infatti, una garanzia per il rispetto della normativa ambientale ma permette anche il rafforzamento occupazionale e la competitività internazionale del settore, la creazione di un’economia verde di scala e la possibilità di un trasferimento di tecnologia verso quei Paesi che necessitano di moderne tecnologie per la gestione dei rifiuti”. “L’attuazione della nuova direttiva – ha concluso la Prestigiacomo - valorizzando il rifiuto sia come materia riciclabile che come risorsa energetica, determinerà una diminuzione dei costi dello smaltimento per i cittadini perché i rifiuti troveranno una effettiva collocazione in una filiera produttiva che li utilizzi per la produzione di materia prima secondaria o come fonte di energia rinnovabile”.
Andrea Marchetti