Decreto rinnovabili: un pericoloso “stop and go” per il fotovoltaico
A 10 giorni dal “Decreto Romani“, che ha sollevato una moltitudine di reazioni trasversali (sia politicamente che di categoria) nel mondo della green economy italiana, abbiamo chiesto ad Antonio Sileo, ricercatore dello IEFE Bocconi e collaboratore di Greenews.info e a Giacomo Selmi, Research fellow dell’I-Com-Istituto per la Competitività, di ricostruirne la genesi le principali conseguenze previste.
Il Decreto Legislativo del 3 marzo 2011 , ormai noto come Decreto Romani, pur essendo nato per recepire la Direttiva 2009/28/CE sulle rinnovabili, ha inflitto una penalità forte al fotovoltaico, uno “stop and go” che potrebbe rallentare significativamente il mercato, tanto da fermarlo.
Vediamo di ricostruirne la genesi. Il Governo è partito dai dati del GSE sugli impianti che beneficiano degli incentivi del Primo e del Secondo Conto Energia, sommando quelli entrati in esercizio entro il 31.12.2010 a quelli che, entro quella data, hanno dichiarato la fine lavori e che potranno dunque potenzialmente goderne (grazie al famigerato Decreto “Salva Alcoa“):211.647 impianti per un totale di 7.201 MW installati, molto vicini all’obiettivo di 8.000 MW al 2020, stabilito nel PAN, il Piano d’Azione Nazionale (come richiesto dalla direttiva stessa).
Tantissimi MW, si sarà detto il ministro Romani, troppi, anche perché tutti pagati dai cittadini con le bollette elettriche, e arrivati troppo in fretta. La ratio di questo taglio passa quindi anche dal grido di allarme dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, preoccupata per l’impatto troppo gravoso dei sussidi alle rinnovabili, e da quello di Confindustria sul costo eccessivo dell’energia in Italia, un mantra ripetuto ormai da anni.
Dunque, che fare? La scelta è stata il “blocco” del Terzo Conto Energia. E con questo anche dei finanziamenti e del credito per il fotovoltaico, con la prevedibile conseguenza di fermare tutto il mercato – almeno fino a quando il Ministero non comunicherà le nuove tariffe e – si spera – un piano di crescita stabile e di lungo periodo.
Già alla fine dell’anno passato si è infatti persa un’ottima occasione. Il Secondo Conto Energia era in scadenza e il rinnovo, arrivato tardi (creando così significative distorsioni del mercato, con il prezzo dei moduli e degli inverter schizzato alle stelle), era l’opportunità per definire un piano di lungo respiro. Ciò che è parso prevalere è stato dunque un effetto “corsa all’oro” che, si sa, non ha mai fatto tutti ricchi.
Non bisogna poi dimenticare quanto accaduto in occasione del Decreto Milleproroghe 2011, il DL 225/2010. Alla fine il tanto atteso rinvio dei termini per la trasmissione al GSE dell’asseverazione tecnica degli impianti fotovoltaici allacciati alla rete entro il 31 dicembre 2010 non è arrivato. Eppure, sembrava che alcune proroghe fossero state inserite nel testo, che era già stato approvato dal Consiglio dei Ministri.
Per contro, lo schema del decreto legislativo di recepimento della direttiva (quello di cui stiamo parlando) veniva approvato dal Consiglio dei Ministri e trasmesso – il 10 dicembre scorso – al Parlamento senza alcuna norma che incorporasse modifiche al sistema di incentivi al fotovoltaico: l’attenzione era su tutt’altro. Si parlava di superamento del sistema dei certificati verdi, aste, ruolo delle Regioni ma non c’era nemmeno l’ombra dei tagli draconiani oggi in discussione.
In realtà la percezione che la situazione potesse sfuggire di mano avrebbe già dovuto sorgere spontanea ben prima, almeno tra gli addetti ai lavori, ai tavoli della trattativa per il Terzo Conto Energia e, prima di questo, del “decreto Alcoa”. Anche se pochi avevano fatto i conti, allora, con i “danni” che quest’ultimo avrebbe causato. Tra i molti miopi, alcuni erano sicuramente in buona fede, in un impeto diambientalismo idealista, altri decisamente no, e hanno taciuto sperando di poter approfittare della situazione, che però è presto precipitata.
Cosa succederà quindi? I 58.365 impianti (per un totale di 3.954 MW) che hanno dichiarato di aver finito i lavori entro il 31 dicembre potranno godere degli incentivi del Secondo Conto Energia (ovviamente se saranno allacciati entro il 30.06.2011), a scapito però di quelli venuti dopo. Questi, infatti, se allacciati entro il 31 maggio 2011, potranno ancora godere degli incentivi – ridotti - del Terzo Conto Energia.
Chi invece non riuscirà ad allacciare l’impianto entro quella data, non sa ancora di cosa potrà godere. A occhio, sembrerebbe di poco, considerando che i piani di rientro economico sono stati improvvisamente stravolti dal blocco degli incentivi imposto dal decreto.
In linea teorica, tutto dovrebbe chiarirsi con la pubblicazione, da parte del governo, a fine aprile, del nuovo piano di incentivazione. In linea teorica, perché la capacità del mercato di ripartire senza risentire dei continui “stop and go” (causati da un’evidente mancanza di strategia organica di medio-lungo periodo), è tutta da verificare.
Il sottosegretario Saglia – che dell’energia ha la delega - ha lavorato per mesi al Terzo Conto Energia, cercando di trovare una mediazione con il mondo delle imprese e dei produttori e arrivando ad una soluzione. Soluzione che, secondo la lettura del decreto però, si sarebbe ora rivelata “un grave errore” che pesa sulle bollette degli italiani. Crediamo sia dunque legittima almeno una domanda a colui che ha preso in mano, personalmente, le redini della questione, vale a dire al ministro Paolo Romani (intorno al quale il governo, nelle ultime ore, sta facendo quadrato): ministro, cosa non ha funzionato?
E infine, se era scontata la protesta delle (tante) associazioni di categoria, dei fondi di investimento, delle aziende - e anche di qualche privato cittadino che il fotovoltaico vorrebbe metterlo a casa propria - non erano meno prevedibili le rimostranze dellebanche, italiane e straniere, che dalle rinnovabili stanno traendo grossi benefici. Eppure nella bagarre gli istituti di credito si sono sentiti poco.
Ora non resta, necessariamente, che riporre fiducia nei tavoli di confronto che lo stesso Romani ha avviato con i ministri dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dell’Agricoltura Giancarlo Galan e i principali stakeholder. Primo appuntamento il 15 marzo. Del resto, è davvero impensabile che tutto si possa fermare così.
Antonio Sileo e Giacomo Selmi