L’inquilino del terzo piano.
Niente paura. Non ci riferiamo all’inquietante Monsieur Trelkovski, celeberrimo personaggio dell’altrettanto famoso film di Polanski, parliamo di mucche e di maiali che in un futuro non troppo lontano potrebbero realisticamente occupare interi piani di palazzi nel bel mezzo di metropoli e città.
L’idea è venuta ad un americano Dickson D. Despommier, Professor of Public Health in Environmental Health Sciences alla Columbia University, il quale, espandendo il concetto di orto metropolitano ha teorizzato nel suo documentatissimo saggio The vertical farm essay I and II la possibilità di realizzare vere e proprie fattorie all’interno di edifici e grattacieli situati nei centri urbani più popolati.
In questo modo, spiega il ricercatore, sarà possibile riconvertire architettura già presente sul territorio in strutture che riproducano il processo ecologico, riutilizzando tutto ciò che di biologico viene prodotto per alimentare l’intera catena.
Parola d’ordine è “zero waste”, cioè “rifiuti zero”: le fattorie verticali devono a utilizzare al massimo le risorse e riciclare gli scarti. “Uno dei presupposti per il successo dell’azienda agricola verticale, scrive Despommier, è che la sua struttura simuli il processo ecologico, in particolare l’efficiente riciclaggio di tutto ciò che è organico, ad esempio riciclando l’acqua degli impianti di smaltimento di rifiuti umani per trasformala in acqua potabile”: dunque, nei piani più alti, dovrebbero essere coltivate diverse piante, dagli ortaggi alla frutta, dai legumi ai vigneti per sfruttare l’acqua piovana. L’acqua non assorbita da questi terreni percolerebbe al “piano inferiore”, dove andrebbe ad irrigare i campi di grano. I rifiuti non utilizzati come mangime per gli animali dei piani più bassi finirebbero nei sotterranei con gli altri scarti organici per essere trasformati, grazie a fornaci termovoltaiche, in “bio-palline” di combustibile ultracompresso che, producendo energia, genererebbero l’elettricità utilizzata dall’edificio. Infine, attraverso un rigorosissimo programma di riciclaggio si finirebbe con il recuperare anche il vapore acqueo emesso da piante e animali. Questo stesso verrebbe trasformato in acqua pura e imbottigliato per la vendita al dettaglio nei ristoranti e nei supermercati situati ai livelli più bassi dell’edificio.
Diversi paesi che non possono produrre cibo per mancanza di spazio o per inadattabilità del terreno alle colture si sono mostrati interessati a questo futuristico progetto la cui idea di base (produrre cibo) poggia sul più alto valore del concetto di sostenibilità. Lo skyfarming si propone infatti, oltre che di creare un sistema perfettamente funzionante di produzione di derrate alimentari in grado di sfamare larghe fasce di popolazione, di diventare, scrive Despommier, “un importante centro per l’apprendimento per generazione di abitanti urbani grazie all’imitazione dei cicli di nutrienti, che di nuovo avranno luogo nell’ambiente che sarà riemerso intorno a loro dimostrando così l’intimo legale che ci unisce al resto del mondo”.
Elena Marcon