Una cena con Luca Mercalli a base di clima e ambiente
Il meteorologo Luca Mercalli, presenza fissa a “Che tempo che fa”, la trasmissione di Fabio Fazio sui Rai Tre, ha presentato ieri al Caffè Basaglia di Torino il suo ultimo libro premonitorio “Prepariamoci“, sottotitolo: ”A vivere in un mondo con meno risorse, meno energia e meno abbondanza… e forse più felicità”, edito da Chiarelettere.
La serata, che ha visto ospiti conviviali di Mercalli i giornalisti Carlo Grande e Leonardo Bizzaro, insieme a Vittorio Bianco, Paolo Hutter, e Ugo Mattei, si è svolta secondo una formula inconsueta e informale, con la presentazione durante la cena, aperta a un pubblico eterogeneo.
Mercalli ha messo in tavola – letteralmente - lo scenario che si prospetta davanti a noi per i prossimi anni e che gli occhi di molti faticano ancora a vedere. La situazione in cui versa oggi l’ambiente, a livello mondiale, è al limite; se solo avessimo prestato orecchio ai moniti dell’economista Aurelio Peccei, che già nel 1972 – ben 40 anni fa - nel Rapporto sui limiti dello sviluppo, meglio noto come Rapporto Meadows, aveva previsto e anticipato come la crescita economica sregolata non avrebbe prodotto che catastrofi, prima o poi. E’ il mantra che il meteorologo non smette di recitare durante la cena: “Lo sfruttamento infinito di risorse finite non ha futuro”.
Nella prima parte del libro Mercalli ricorda quali (e di quale entità) sono le emergenze ecologiche più gravi, sottolineando il dato allarmante relativo alla crescita della popolazione mondiale: 7 miliardi di esseri umani con la previsione di arrivare a 10 miliardi prima della fine di questo secolo. La sfida non può dunque che giocarsi su come gestiremo le risorse e soprattutto l’energia.
La propria casa in Val di Susa - che vanta tutte le accortezze da vero ecologista: pannelli solari, lampadine fluorescenti a basso consumo, elettrodomestici di classe A – offre lo spunto all’autore per dettare una ricetta semplice e possibile: meno futilità, più sobrietà, più conoscenza, e soprattutto più resilienza, un raffinato concetto di auto-adattamento in condizioni di particolare difficoltà.
Mercalli cita Alexander Langer, che scriveva: “la domanda decisiva non appare cosa si deve o non deve fare, ma come suscitare motivazioni e impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta.” Ma in parte contraddice così il tono apocalittico della serata, se si pensa alla constatazione dello stesso Langer, che rispondeva al proprio dubbio ricordando come “la paura della catastrofe non ha ancora generato questi impulsi”.
Più efficace la citazione di Chris Woodside, che nel suo articolo “Non è facile essere verdi” centra il problema della comunicazione dei temi ambientali: “Sarà puerile ma non è figo risparmiare energia”. Ed è difficile anche convincere la gente ad essere sani e frugali e passare a orzo e gallette di crusca biologica (meno impattanti) dopo anni di caffè e cornetti pieni di strutto - o scrumbled eggs con bacon e salsicce, oltremanica. Ma è davvero questo ciò che serve?
Mercalli afferma di voler far diventare “cool” il termine resilienza. E suggerisce come sarebbe più bella e più autentica la nostra vita, se avessimo meno inquinamento, meno smog, se rinunciassimo a usare la macchina per tragitti insignificanti, se non fossimo costretti ad allontanarci di svariati chilometri dalla città per respirare aria buona e ammirare un cielo terso. C’è bisogno di ripensare al nostro benessere. Quello “profondo”, la qualità di cose semplici e ormai dimenticate : il silenzio, una passeggiata, la lentezza, usare di più il corpo per spostarci, anche in città, evitare gli sprechi e fare attenzione allo spazio vitale che condividiamo con i nostri simili. Un nuovo paradigma quotidiano, quindi, che nel definire i doveri che si impongono, comporti la riscoperta di piccoli piaceri, e che si rifletta progressivamente in un più ampio cambiamento di sensibilità verso il pianeta.
Ma le scelte ecologiche coincidono anche con un fattore di risparmio. E quindi una vita più sobria non solo è ecologicamente più sostenibile, ma anche più economica. Visto che nessuno sembra felice di essere tartassato dalle bollette di gas e luce, così come dagli aumenti del carburante, alla comunicazione ambientale spetta dunque ricordare anche che, investendo in energie rinnovabili si fa un favore al pianeta e al nostro portafoglio. E inforcare una bicicletta è più smart che pagare quasi 2 euro al litro di benzina.
Clara Iannarelli