Rinnovabili e paesaggio: il nuovo Quaderno di Italia Nostra
Dopo lo stop definitivo al nucleare decretato dal referendum, siamo alla resa dei conti. Rinnovabili: sì o no? Il momento per l’Italia è delicato e sarebbe meglio evitare di “scherzare” su ulteriori tagli del 30%: serve una nuova politica energetica. Italia Nostra, che da più di mezzo secolo si batte per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale, indica una strada, per mezzo di un Quaderno a più voci che tratta diversi argomenti: ripensare l’energia, risparmiare, dire no al nucleare, governare le rinnovabili.
«Uno dei problemi più delicati e più difficili che tutti i Paesi, ma in particolare il nostro, hanno oggi di fronte è quello di scegliere fra lo sviluppo dell’energia nucleare e lo sviluppo dell’energia solare e delle altre energie rinnovabili. La decisione che verrà presa a questo riguardo condizionerà non solo la nostra vita, ma ancor più quella dei nostri figli e dei nostri nipoti. Ecco perché nel fare questa scelta è indispensabile che i politici guardino lontano, ascoltando il parere degli scienziati», scrive nel volume Vincenzo Balzani, chimico e membro dell’Accademia dei Lincei, autore, insieme a Nicola Armaroli, del libro “Energia per l’astronave Terra”.
Per Italia Nostra, nello scegliere la rotta dei prossimi anni, non ci si deve mai dimenticare dei beni naturali: «Il campo dell’energia è strettamente connesso con la tutela del paesaggio. Le rinnovabili sono quindi una scelta etica se non devastano il territorio», spiega la presidente Alessandra Mottola Molfino. Il modello che propone l’associazione è «quello di un sistema di produzione energetica diffuso e decentrato, contro le grandi centrali che generano sempre oligopoli».
I punti all’ordine del giorno sono diversi. A spiegarli ci pensa Luca Carra, membro del Consiglio nazionale di Italia Nostra e curatore del volume: «Prima di tutto, pensiamo che serva un Piano energetico a livello nazionale, la cui mancanza sta generando oggi speculazione, confusione e improvvisazione». Altro aspetto da non trascurare è quello dell’efficienza e del risparmio energetico, puntando sulle buone pratiche di imprese e famiglie: «Deve essere favorita la razionalizzazione industriale mediante un sistema di penalizzazione degli impianti obsoleti e incentivi per le trasformazioni, e limitata la dispersione nell’ambiente del calore di raffreddamento delle centrali termoelettriche». Per quanto riguarda i nuclei familiari, «attraverso pochi comportamenti virtuosi la famiglia tipo italiana potrebbe ridurre i suoi consumi di energia del 30%, con un enorme beneficio anche ambientale».
L’utilizzo delle energie rinnovabili però, sottolinea con forza Italia Nostra (e questo è forse il punto che più interessa all’associazione), «deve sempre avvenire nel rispetto del paesaggio». La proposta è quella di «vietare l’uso di pannelli su qualsiasi superficie pregiata, nei centri storici, sui tetti degli edifici tutelati o in zone a vincolo, mentre si potrebbe approfondire l’utilizzo di pannelli solari fotovoltaici integrati lungo le infrastrutture (autostrade, ferrovie, ecc.), o ancora di imporli sulle coperture delle superfici industriali, come risanamento di teti in eternit, come frangisole nei parcheggi, ecc.».
Critica invece la posizione dell’associazione sull’energia eolica: «Italia Nostra condanna la logica puramente speculativa che sottende in Italia, negli ultimi anni, la corsa alla costruzione di impianti», evidenziando che «l’eolico consuma una grande quantità di territorio» e arrivando a chiedere «con forza una moratoria sulla installazione delle pale eoliche». Per quanto riguarda le centrali a biomasse, poi, l’associazione «ne valuta l’adottabilità con grande cautela», mentre ritiene «importante proseguire la ricerca per l’utilizzo più consono dell’energia geotermica». E proprio la ricerca, sottolinea Carra, la via maestra verso una migliore gestione delle energie verdi: «Prendiamoci tempo puntando intanto sul risparmio energetico per sviluppare al meglio le fonti rinnovabili. È essenziale però che la ricerca su queste energie sia finanziata. Purtroppo per adesso lo Stato investe pochissimo nel settore».
Eppure, sottolineano i diversi relatori, «dobbiamo uscire dall’era del fossile». Un primo passo sarebbe già «rinnovare le 37 centrali termoelettriche risalenti al 1971, facendole diventare ad alto rendimento: mantenendo lo stesso tipo di combustibile, si avrebbe un risparmio di emissione di Co2 di oltre 13 milioni di tonnellate all’anno, pari a circa il 10% delle emissioni italiane per la produzione di energia elettrica». Si potrebbero anche «costruire centrali ibride, che combinino il solare termodinamico con il gas».
Vincenzo Balzani, promotore dell’appello Energia per il Futuro per «una transizione dall’uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti energetiche», non ha dubbi: «La crisi energetica mette in discussione il modello di sviluppo basato sul consumo a tutti i costi, che la grande disponibilità di energia a prezzi irrisori ha creato nei decenni passati e di cui ha goduto solo una minoranza della popolazione della Terra. È chiaro che non sarà possibile far vivere “all’americana” tutti gli abitanti della Terra. E in un certo senso dovremmo aggiungere per fortuna perché, se ce ne fosse piena disponibilità, un loro uso massiccio causerebbe alterazioni climatiche e problemi sanitari di portata devastante». La Terra, dice Balzani usando una metafora suggestiva, «è un’astronave». Qui, «dobbiamo convivere tutti insieme e trovare una soluzione alla crisi energetica, perché nessuno, dall’universo, verrà ad aiutarci».
Veronica Ulivieri