Il red carpet diventa ciclabile per il 17° CinemAmbiente
C’è red carpet e red carpet. Quello che, sabato 31 maggio, inaugurerà la 17ª edizione di CinemAmbiente di certo non teme confronti tanto sul piano dell’originalità, quanto su quello dell’ecosostenibilità. Se a Hollywood sfilano lusso e glamour e sulla Croisette si dà sfoggio al meglio dello stile intellettual-chic, per il suo primo tappeto rosso il festival torinese dedicato al green cinema ha scelto la bicicletta. Anzi, la Ricicletta. Sulla pista ciclabile che corre ai piedi della Mole, trasformata per l’occasione in passerella, attori e registi sfileranno infatti a bordo di una city bike realizzata dal CiAl (Consorzio Imballaggi Alluminio) con 800 lattine riciclate.
Il CiAl è uno dei tanti sponsor privati che in questi anni la manifestazione ha saputo coinvolgere per diventare sostenibile anche su un piano economico. “Dei 350 mila euro di budget del festival – ha detto con orgoglio il direttore Gaetano Capizzi in conferenza stampa – più del 70% arriva da finanziatori privati”. Grazie dunque a Iren, Leroy Merlin e Domotecnica, per citare solo i principali contributi, l’accesso al festival, dopo due anni di difficoltà, torna ad essere completamente gratuito e, per raggiungere un pubblico ancora più ampio, le proiezioni saranno inoltre replicate in varie sale del circuito alternativo della città. Un’ulteriore dimostrazione di quanto “sia cresciuto il ruolo di CinemAmbiente sul territorio e di come il festival, da rassegna ‘di nicchia’, sia diventato ormai un catalizzatore di iniziative, da cui chiunque si occupi di politiche ambientali nel nostro paese non può prescindere”, hanno fatto notare Roberto Ronco ed Enzo Lavolta, assessori all’ambiente della Provincia e della Città di Torino.
E così, accanto alle oltre 90 pellicole in programma tra film in concorso, cortometraggi e proiezioni speciali, i giorni del festival – dal 31 maggio al 5 giugno – vedranno il susseguirsi di una serie di eventi collaterali: le mostre fotografiche “L’Italia è un bosco” e “Pho.to Ambiente”; l’ormai tradizionale mercato di prodotti ecosostenibili FierAmbiente; gli EcoTalk, che ospiteranno, tra gli altri, Andrea Segrè e Luca Mercalli; il workshop Cinemambiente Lab, nell’ambito del quale verrà presentato un protocollo di sostenibilità per le produzioni cinematografiche; la riunione del Green Film Network, che richiamerà a Torino i direttori di tutti i principali festival di cinema ambientale del mondo (“ognuno dei quali – precisa Capizzi – si pagherà il suo biglietto aereo”).
Ma se il contorno è sempre più denso e importante, il meglio di CinemAmbiente restano pur sempre i film, suddivisi anche quest’anno in tre sezioni in concorso a cui si aggiungono, fuori gara, il Panorama Italia, gli Eventi Speciali, un’ampia selezione di cortometraggi e le proiezioni per le scuole di EcoKids.
Tra i Documentari Internazionali, c’è grande attesa per “Virunga” di Orlando von Einsiedel, a cui tocca la serata inaugurale di sabato 31. Primo parco nazionale africano, fondato nel 1925 sui monti del Congo orientale, il Virunga è l’ultimo rifugio dei gorilla di montagna, la cui sopravvivenza è messa in pericolo da conflitti e interessi di multinazionali: per raccontarne la storia, il regista inglese ha letteralmente rischiato la vita, trovandosi in mezzo alla vera e propria guerra che si combatte tra i ranger del parco e le milizie armate dei bracconieri. Si annuncia movimentata dall’intervento di alcune associazioni animaliste la proiezione di “The Ghosts in our Machine” della canadese Liz Marshall, che documenta le storie dei tanti animali sfruttati a scopi industriali. Sull’industria alimentare e sullo spreco di cibo da essa indotto riflette “Just Eat It. A Food Waste Story” di Grant Baldwin, che per sei mesi ha vissuto con la moglie raccogliendo prodotti scaduti o scartati; mentre di sovrappopolazione e sue conseguenze si occupa “Population Boom” dell’austriaco Werner Boote. Da segnalare poi, per l’originalità del punto di vista, “Song from the Forest” del tedesco Michael Obert: la storia del musicologo Louis Sarno che, dopo aver vissuto per anni con i pigmei della Repubblica Centrafricana, decide di mostrare per la prima volta al figlio adolescente i grattacieli di New York.
Piuttosto varie le tematiche trattate dai film della sezione One Hour, che in un formato di circa 60 minuti affrontano questioni come la devastazione della foresta amazzonica (“Amazon Gold” di R. Aaronson e “La Selva Tranquila” di C. Chapman, P.J. Hoffman e C. Troyer), i nuovi modelli abitativi che si vanno affermando in un mondo sempre più urbanizzato (“Ekopolis” di A. K. Gronroos e “Microtopia” di J. Wachtmeister) o le risorse non convenzionali che potrebbero diventare molto utili in un prossimo futuro (“Urine Superpowers” di T. Berrod e “Super Fungi” di A. Rizzo e T. Sipp).
Tra i Documentari Italiani in concorso si vedranno non solo pellicole incentrate sull’attualità nostrana, come “Buongiorno Taranto” di Paolo Pisanelli sull’inquinamento industriale nella cittadina pugliese e “Là suta. La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua” di D. Gaglianone, C. Monti e P. Rapalino sul deposito di scorie radioattive di Saluggia, ma anche lavori su problematiche di interesse globale, come l’insolito “The Toxic Burden” di Patrizia Marani, che svolge un’accurata e inquietante analisi sulle cause delle ormai diffusissime allergie.
Delineano poi un ritratto della nostra penisola, purtroppo spesso desolante, i documentari fuori concorso di Panorama Italia, che viaggiano tra l’inquinamento delle raffinerie di petrolio in Basilicata (“Nero d’Italia” di V. Castellano), i residui fatiscenti degli abusi edilizi degli anni ’70 (“Ritratti abusivi” di R. Montesarchio) e gli scarti tossici che avvelenano l’antica Terra Felix ai piedi del Vesuvio (“Nella terra dei fuochi” di M. La Gala), portando però anche qualche incoraggiante esempio di scelte controcorrente, come la storia della piccola fattoria vegana in Valcamonica raccontata in “Il vortice fuori” di Giorgio Affanni e Andrea Grasselli.
Infine, sono tre le pellicole che saranno proiettate come Eventi Speciali: “Energized” dell’austriaco Hubert Canaval, che compone un excursus sulla storia dell’energia, alla ricerca di una via alternativa al petrolio; l’originale “Project Wild Thing” del britannico David Bond, che spiega come usare gli strumenti del marketing per spingere i bambini a riscoprire la natura; e il poetico ma allarmante “ThuleTuvalu” dello svizzero Matthias von Gunten, che, attraverso la storia di due luoghi tra loro lontanissimi, racconta l’impatto catastrofico del cambiamento climatico sulla vita quotidiana di individui e comunità. Ai destini paralleli della piccola cittadina groenlandese di Thule, sconvolta dallo scioglimento dei ghiacci, e del remoto arcipelago di Tuvalu nel Pacifico, che rischia di scomparire per l’innalzamento delle acque, sarà così affidata, emblematicamente, la serata di chiusura del festival, giovedì 5 giugno.
Giorgia Marino