I regolamenti edilizi al centro del Saie 2011
I regolamenti comunali edilizi parlano sempre più di sostenibilità e aprono la strada ad un rilancio del settore edilizio attraverso le nuove tecnologie. Cresce infatti ogni anno il numero degli Enti locali che fa del contenimento dei consumi energetici il criterio cardine con cui costruire o riqualificare il patrimonio edilizio esistente. E’ quanto emerge dal Quarto rapporto dell’Osservatorio Nazionale sui Regolamenti Edilizi, presentato al Saie, il salone dell’edilizia in corso a Bologna dal 5 all’8 ottobre.
“I regolamenti edilizi rappresentano un punto di riferimento per gli operatori, nella mole di direttive europee, decreti statali e leggi delle singole regioni – spiega Edoardo Zanchini, responsabile Energia e Urbanistica di Legambiente – e ben 608 su 839 Comuni prevedono oggi obblighi sull’isolamento termico degli edifici”. Altri temi innovativi introdotti nei regolamenti comunali riguardano l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’efficienza energetica da teleriscaldamento, il risparmio idrico, l’orientamento e schermatura degli edifici, la permeabilità dei suoli e la contabilizzazione individuale del calore. Un punto debole delle nuove misure pensate dai municipi è costituito invece dai destinatari delle stesse: gran parte delle norme, infatti, riguarda unicamente le nuove costruzioni, che rappresentano oggi circa l’1% del totale. Alcuni enti, però, si stanno già orientando a estendere gli obblighi anche alle riqualificazioni degli edifici esistenti, un bacino pari al 35 per cento degli interventi effettuati ogni anno.
“Mentre alcuni Comuni si limitano a fissare obiettivi prestazionali, altri specificano anche quali tecnologie impiegare per raggiungere gli obiettivi fissati” continua Zanchini. Alcuni dati sono incoraggianti: in 459 città italiane è obbligatorio installare pannelli solari termici, mentre in 482 l’obbligo di allaccio di pannelli fotovoltaici riguarda solo le nuove costruzioni. Oltre quattrocento comuni affrontano il tema dell’orientamento e ombreggiatura delle superfici vetrate, oltre trecento promuovono o obbligano all’allaccio a una rete di teleriscaldamento, all’uso di pompe di calore o d’impianti di cogenerazione.
Luci e ombre dell’efficienza energetica targata Belpaese: a fronte di realtà con vincoli restrittivi come Trento e Bolzano, dove si costruisce almeno in classe B, e di buone pratiche come regolamenti unitari stilati da Amministrazioni che si coordinano – è il caso del comprensorio della Bassa Romagna e Russi, in provincia di Ravenna -, continua il divario tra Nord e Sud, due Italie a velocità diverse. Degli oltre ottocento comuni che hanno adeguato i loro regolamenti, il 66,5% è al Nord, il 26,3% al Centro, e solo il 7,2% al Sud. “E’ triste notare, per esempio, che nessuna città del Centro-Sud abbia posto obblighi sul solare termico” conclude Zanchini.
“L’Italia è complessivamente indietro rispetto agli standard fissati dalle direttive europee. E non è sufficiente un’implementazione dei criteri di efficienza energetica così a macchia di leopardo”. Non fa sconti l’analisi di Francesco Toso, di Cresme ricerche.
Se in Piemonte, Lombardia, Trentino, Emilia-Romagna e Puglia sono già in vigore obblighi di certificazione energetica, energie rinnovabili ed efficienza energetica, altre regioni hanno per ora adottato semplici Linee Guida. “L’edilizia può dare un vero contributo all’abbattimento dei consumi di energia e di emissioni di CO2 – avverte Toso – le potenzialità per intervenire sul patrimonio esistente ci sono: solo il 2 per cento dei nostri edifici risulta in condizioni pessime, ma il 20 per cento è in condizioni mediocri. Basti pensare che il 48% dell’edilizia degli anni ’60 e ’70 ha subito ristrutturazioni importanti negli anni 2000, con una spesa di 13 miliardi di euro nel solo 2010. C’è ancora spazio per interventi di riqualificazione, perciò occorre che siano effettuati con attenzione ai criteri di isolamento delle coperture, con l’uso di pareti ventilate, cappotti termici, infissi e impianti termici. Basterebbero 6,2 miliardi di euro l’anno”. Ben vengano, quindi, gli incentivi fiscali come le detrazioni del 55% degli interventi di ristrutturazione. E se il discusso Decreto Romani, il dlgs 28/2011, ha puntato anche su queste incentivazioni, “tali misure andrebbero però rese strutturali, così da permettere una programmazione dei lavori, linfa vitale di un settore dai tempi lunghi” sostiene Stefano Stefani, del servizio Energia della Regione Emilia-Romagna.
Cristina Gentile