I Carnevali più ecosostenibili, tra strambicoli, fantaveicoli e alberi che camminano
Con febbraio arriva il Carnevale, i bimbi iniziano a desiderare, disegnare, inventare o scegliere i vestiti più bizzarri e colorati, e i più grandi ne approfittano per fare festa e, perché no, critica. Già, proprio il Carnevale, festa di origine cristiana, è diventata spesso e volentieri occasione di denuncia e satira su temi fortemente attuali e “caldi”.
A Viareggio la cerimonia di inaugurazione sarà domenica 1 febbraio e alcune anticipazioni dicono che la politica con Renzi, Napolitano e Merkel sarà protagonista. Ma spazio anche all’ambiente con il carro preannunciato in questi giorni dal nome “Il grande freddo” di Creazioni Lebigre e Roger che denuncia proprio i disastri ecologici, le carestie e la povertà. Ecofriendly per concetto, i carri del Carnevale di Viareggio sono tradizionalmente fatti in carta a calcio (una lavorazione molto simile alla cartapesta ma che consente realizzazioni leggerissime e di grandi dimensioni), tecnica inventata nel 1925 proprio dal pittore e costruttore viareggino Antonio D’Arliano che utilizza modelli in creta, calchi in gesso e poi carta di giornali e colla fatta di acqua e farina. Materiali semplici e poveri che fanno fede alla cultura del riciclo e riuso.
Un po’ meno eccellente, almeno in questi giorni di preparativi, è l’attenzione rivolta ai ciclisti, come denuncia Mario Andreozzi, presidente Fiab Versilia BiciAmici, che segnala come la disposizione delle transenne, accatastate proprio sulla ciclabile in via Vespucci in attesa di essere disposte a chiusura del circuito durante lo svolgimento dei corsi mascherati, sia estremamente pericolosa e d’ostacolo per chi arriva sulle due ruote. “Vogliamo ricordare – si legge – che percorrere la pista non è facoltativo (Codice della Strada) perciò il ciclista (che per superare la barriera deve spostarsi contromano, ndr) si trova “obbligatoriamente” esposto al rischio di subire un frontale con un’auto che procede nel senso opposto. Per quanto ci riguarda ogni eventuale sinistro sarà imputabile a chi ha disposto questa infelice soluzione”.
C’è chi invece in bicicletta sfila proprio, facendo attenzione a gonnelloni e barbe troppo lunghe. È il caso de Lu carnevalu pedalatu, una delle tante manifestazioni del Carnevale della Grecìa Salentina e Martignanese (7-22 febbraio), una parata su due ruote che raccoglierà ciclisti e appassionati, impegnata con allegria, ingegno e colore a veicolare l’importanza della mobilità sostenibile, e organizzata con il coinvolgimento dell’associazione ControPedale di Lecce. Quest’anno la festa sarà ancora più sostenibile grazie alla collaborazione con il progetto Martignano, Comunità Eco-sostenibile, un percorso di sensibilizzazione verso i temi della tutela ambientale e del risparmio energetico, sostenuto dalla Provincia di Lecce, che coinvolge l’intera Comunità del piccolo Comune griko. Attenzione particolare ad allestimenti e travestimenti: “abbiamo coinvolto le nuove generazioni e le scuole – spiega Leo Rielli, Direttore del Parco Turistico Palmieri - che realizzeranno carri allegorici e maschere utilizzando, ma soprattutto riutilizzando, vecchi abiti adattati, ferro e cartapesta già usata”.
Ed è proprio sui carri non a motore che si sbizzarriscono le sfilate in maschera meno impattanti, anche in Piemonte. Se a Dronero ha aperto il corteo un carro ecologico azionato a pedali proveniente da Beinette dal nome “Biancaneve e i 50 nani”; a None il 15 febbraio sfileranno gli Strambìcoli. Per regolamento, “lo strambìcolo è un mezzo di trasporto cervellotico, strampalato, frutto di creatività o ingegnosità, e soprattutto ecologico: il movimento del veicolo deve avvenire solo attraverso l’ausilio della “forza umana-naturale” (quindi a spinta, a pedali, a trazione, a vela, ecc) e deve essere condotto da una persona oppure da un gruppo possibilmente mascherato. Ma non basta la fantasia; occorrono anche competenze e capacità per far sì che il veicolo “regga” lo sforzo e non si disfi prima di aver completato la sfilata”.
Molto simile la filosofia del Carnevale di Imola, che nel 1998 fu reinventato grazie alla collaborazione dell’amministrazione con scuole, associazioni, centri aggregativi, gruppi giovanili e imprese socio-culturali, assumendo la connotazione attuale di Carnevale dei Fantaveicoli. I Fantaveicoli sono la sintesi delle anime di Imola, che nel ’900 era denominata “la città dei matti” poiché ospitava due ospedali psichiatrici; che è rinomata per l’Autodromo ma ama la bici; che si fa spesso ingegnosa e sempre più rispettosa dell’ambiente. Il mezzo “può essere creato in modo originale ed unico, come pure essere realizzato assemblando biciclette, carriole o altri veicoli d’uso comune. Elemento indispensabile: il movimento del veicolo non può avvenire con l’utilizzo di motori inquinanti. Quindi qualsiasi soluzione senza motori va bene (a spinta, a pedali, a traino, a vela, ad elica, etc) oppure con motori ad emissione zero (ad energia elettrica, a pannelli solari, ad aria compressa, ecc)”. Il concorso premia l’invenzione migliore!
Ma c’è anche chi il Carnevale lo sfila a piedi e si rivolge -parole dell’invito dell’organizzazione- a “simpatizzanti, amici, trekkers, viandanti, camminatori, uomini e donne in cammino”. Si tratta de La foresta che cammina, manifestazione che ha luogo proprio durante il Carnevale a Satriano di Lucania nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, che accoglie oltre un centinaio di uomini vestiti da albero. La festa riprende la tradizione del Rumit, uomo vegetale e maschera silente che l’ultima domenica prima del martedì grasso gira tra le strade del paese strusciando un fruscio sulle porte delle case. E’ il suo modo di bussare e chi riceve la visita del Rumit rispetta il suo silenzio e in cambio di un buon auspicio dona qualcosa. Nel tempo si sono succedute diverse interpretazioni di questa leggenda e i giovani lucani oggi vogliono rivisitarla dal punto di vista ecologista, per “ristabilire un rapporto antico con la terra”. La parata è nata anche grazie all’intuizione del regista Michelangelo Frammartino (che nel 2012 ha creato un’installazione proprio su questo rito arboreo) e oggi vede 131 Rumit, simbolicamente uno per ogni paese della Basilicata, che dal Bosco Spera si mettono in cammino attraversando le strade del paese fino a conquistare una piazza del centro storico.
Alfonsa Sabatino