Do you speak LEED?
Non si tratta di una semplice traduzione dello standard americano, ormai diffuso in più di 110 paesi al mondo. La versione italiana della certificazione LEED (Leadership in Energy & Environmental Design), presentata venerdì 11 giugno nell’affollattissimo auditorium di Assolombarda a Milano, in collaborazione con il Consolato Generale degli Stati Uniti, è la prima vera localizzazione del sistema di rating, nato per garantire l’efficienza energetica e l’impronta ecologica degli edifici, sia nuovi che in ristrutturazione.
Il manuale, realizzato dal GBC Italia di Rovereto (TN), in due anni di lavoro - che hanno visto coinvolti circa 150 professionisti (in gran parte su base volontaria) – è infatti un complesso adattamento dello standard internazionale alla realtà edilizia nazionale, che tiene dunque conto delle normative regionali, nazionali e comunitarie e della particolarità del patrimonio edilizio italiano.
La declinazione italiana di LEED, conserva tuttavia l’integrità della filosofia “olistica” che nel 1993 portò lo US Green Building Council ad elaborare un sistema di certificazione che valutasse non solo l’efficienza energetica, ma anche la sostenibilità del sito di costruzione, la gestione delle acque, i materiali e le risorse impiegati, lo smaltimento dei rifiuti, le emissioni in atmosfera , il comfort e la salubrità degli spazi interni. Un quadro di valori che permetta cioè, ai gruppi di progettazione e di costruzione, di poter valutare la strategia migliore per ottimizzare il rapporto tra edificio e ambiente circostante.
Ma perché mai l’attenzione all’ambiente come asset dominante di un edificio? Se fosse mero ambientalismo difficilmente potrebbe conquistare costruttori e immobiliaristi. Qui parliamo invece di un sistema di indicazioni che consente di progettare edifici di qualità e comfort superiore, che consumano meno e che acquisiranno un valore di mercato sempre più elevato rispetto agli edifici “tradizionali”, privi di questi accorgimenti. Ne sono assolutamente convinti tutti i relatori del convegno.
“LEED è un’enorme opportunità per la competitività delle aziende italiane, che consente di poter operare all’estero secondo standard comuni e riconosciuti”, ci spiega Mario Zoccatelli, presidente di GBC Italia. ”Ormai quando costruttori e produttori italiani vanno in Cina, la seconda domanda, dopo il nome, è Do you speak LEED? LEED è uno standard che consente di parlare la stessa lingua e avere evidenza delle caratteristiche di un edificio”. Un po’ come l’etichetta su una scatola di peanuts, precisa Rick Fedrizzi, il presidente di US GBC, giunto in Italia per l’occasione: “Avete presente l’etichetta (obbligatoria) con i valori nutrizionali? LEED è la stessa cosa per gli edifici. Una carta dei valori dell’edificio dal punto di vista della sostenibilità ambientale“. Divisi in prerequisiti – necessari per ottenere la certificazione – e crediti, la cui somma dei punteggi determina il livello di certifcazione dell’edificio: Base, Argento, Oro o, al top, Platino.
Un sistema che scoraggia e previene, oltretutto, il fenomeno del greenwashing nel settore immobiliare, perchè, continua Zoccatelli, “per un costruttore sarebbe più complesso e dispendioso cercare di aggirarne le regole che certificarsi seguendo l’iter”. Ne è fermamente convinto anche Giorgio Squinzi, amministratore unico di Mapei, azienda che da tempo ha imparato a parlare “il linguaggio LEED”, conquistando i mercati esteri con prodotti ad hoc, a ridotto impatto ambientale, che aiutano ad ottenere l’ambita certificazione.
Anche perchè, come ricorda Andrea Fornasiero, uno dei principali contributors tecnici della stesura italiana del Manuale LEED 2009, in ogni crisi è sempre insita, oltre il problema, anche un’opportunità, così come saggiamente insegna l’omonimo ideogramma cinese. L’opportunità di adeguarsi, in questo caso, a standard qualitativi ad alto valore aggiunto e sostenibilità, per essere più competitivi sul mercato che va, già oggi, delineandosi all’orizzonte.
Andrea Gandiglio