Costituente ecologista: verso un soggetto politico alternativo
La cura (ri)costituente è iniziata. L’ambientalismo italiano non ha mai avuto, in politica, molta fortuna. Per cercare di rianimare il malato, si è pensato allora a una trasfusione. Di energie, idee, persone nuove. Il processo, che punta a far confluire in un nuovo soggetto politico ambientalista, la Rete federata degli ecologisti e civici, i tanti movimenti dal basso nati negli ultimi anni a favore dell’ambiente, è iniziato con la Costituente romana del 21 e 22 maggio e si chiuderà a novembre. Sulle note di Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano, è cominciata una fase di traghettamento dei Verdi italiani verso una nuova era, un modo diverso (si augurano in molti) di fare politica.
Una buona notizia apre il giorno conclusivo della Costituente: un sondaggio effettuato da Ipr marketing dice che «il progetto è in sintonia con le esigenze degli italiani». «Nell’immaginario collettivo, le problematiche relative all’ambiente sono al terzo posto, dopo economia e lavoro, e prima della questione sicurezza. Nelle regioni del Centro, Emilia Romagna, Toscana e Umbria, sono addirittura al secondo posto, dopo l’economia. E quando si è chiesto agli intervistati di indicare un partito che voterebbero come seconda scelta, il 7% di loro ha risposto che sceglierebbe un soggetto politico attento ai temi ambientali», spiega Antonio Noto, direttore dell’Istituto. Che però ci tiene a fare una puntualizzazione: «Questo non basta, bisogna trovare modi per farsi apprezzare dall’elettorato ed essere visibili, modi per comunicare il nuovo progetto».
Dopo i dati, ascoltati con grande attenzione da una platea mista di giovani e simpatizzanti della prima ora, è la volta dei protagonisti vecchi e nuovi dell’ecologismo. Monica Frassoni, co-presidente dello European Green Party, insiste sulla democrazia che dovrà contraddistinguere il nuovo movimento. «Ci saranno le primarie per la scelta del nuovo simbolo», rassicura Angelo Bonelli, attuale presidente dei Verdi, che dichiara emozionato: «Qui non c’è nessuna rifondazione del partito. Si tratta piuttosto di un progetto civico ed ecologista molto più ambizioso, che sappia anche avviare un ricambio generazionale». Su questo, però, non bisogna contarci troppo: «L’importante è essere giovani dentro», si riprende subito Bonelli.
Dopo di lui, sfilano sul palco quelli che un po’ più giovani lo sono davvero, almeno politicamente. Domenico Finiguerra, sindaco del piccolo comune lombardo di Cassinetta di Lugagnano, insiste sulla «necessità di creare un soggetto politico nazionale che metta insieme tutte le piccole realtà positive come quelle dei Comuni virtuosi». Michele Dotti, promotore dell’appello Abbiamo un sogno, guarda al futuro con ottimismo: «Per questo progetto ho rubato tanto tempo ai miei figli, ma so che l’ho fatto per i miei futuri nipoti». E sulla necessità di un sogno, «un cambiamento che vogliamo guidare e non raccontare e basta», insiste Claudia Bettiol, promotrice dell’appello Io cambio. Dacia Maraini, forse l’unica scrittrice presente all’evento, richiama l’attenzione sui diritti degli animali, conquistandosi l’applauso: «C’erano sulla terra da prima di noi e dobbiamo rispettarli». Da Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, arriva invece l’invito «a non avere un atteggiamento oppositivo su tutto, come è accaduto in certe zone dove i Verdi si sono battuti anche contro l’eolico o le biomasse. Ci sono delle priorità». «L’Italia ha il più alto numero di associazioni ambientaliste, a fronte di un partito ecologista debole. Questo può diventare una risorsa», ha continuato.
Sono tanti anche i momenti emotivi: le testimonianze di Sidney Possuelo, leader indigenista, e Satoko Watanabe, dei Verdi Giapponesi, che con una sorprendente gentilezza tutta nipponica chiede scusa per l’incidente di Fukushima. E poi le storie delle Mamme vulcaniche di Terzigno e di Nino De Masi, imprenditore calabrese esemplare, punto di riferimento della lotta contro il pizzo. Un momento di raccoglimento per Alexander Langer, uno dei fondatori dei Verdi italiani, morto suicida nel 1995. Grande assente eppure costantemente presente nelle sue parole da tutti citate come un mantra: «Agire più lentamente, più profondamente, più soavemente».
Dalla Costituente sono già arrivate molte proposte concrete su cui concentrare l’attività della nuova Rete. Per esempio: favorire la riconversione green delle imprese, mettere a punto un Piano nazionale dell’efficienza energetica, fermare per tre anni la costruzione degli inceneritori, con l’obiettivo di arrivare al 70% di raccolta differenziata nel 2015, investire in agricoltura sostenibile e tutela del paesaggio. Marco Boschini, coordinatore dell’associazione dei Comuni virtuosi, illustra le prossime tappe: «Si costituiranno un Comitato dei Garanti per traghettare il partito verso questa nuova fase, e un comitato organizzativo. L’assemblea costituente è prevista per il 26 e 27 novembre. Un paio di settimane prima, ci saranno le primarie per la scelta del simbolo». Un progetto in continuo divenire, che dovrà affrontare la sfida di coniugare l’esperienza accumulata dai Verdi in anni di attività politica con le spinte nuove che vengono dalle associazioni, dai comitati, dai movimenti dal basso nati grazie alla rete. La scommessa è aperta a tutti.
Veronica Ulivieri