Cinemambiente premia la tenacia del popolo Takuu
Si è conclusa ieri sera, con una lunga cerimonia, la 14^ edizione del Festival CinemAmbiente di Torino. Nonostante le condizioni metereologiche avverse di questi giorni, il pubblico non si è scoraggiato e, pur rinunciando al contestuale Bike Pride (che sarà rimandato al 10 luglio), ha confermato un interesse crescente sia per i film proiettati in sala che per le numerose iniziative collaterali, come gli aperitivi letterari e FierAmbiente.
Quest’ultima, alla sua prima edizione, ha animato le vie del centro di Torino e avvicinato i cittadini, in modo pratico, ai temi della sostenibilità e delle buone pratiche, anche attraverso il concorso “Crea il tuo giardino portatile” promosso dall’Aiapp per stimolare la creatività di adulti e bambini.
I dati ufficiali registrano la presenza di 20.000 spettatori e la partecipazione di numerosi ospiti internazionali, con circa 50 registi per oltre 100 film in competizione e fuori concorso.
Le giurie del festival quest’anno sono state sette. Quella composta da Michael Cimino (il mitico regista de “Il cacciatore”, che alla domanda “Come ha trovato Torino?” ha risposto: “Torino is very wet”), Mimmo Calopresti, Myriam Gast-Loup, Paola Maugeri e Mario Tozzi ha assegnato il premio Asja, del valore di 5.000 euro, al miglior documentario internazionale: There once was an island della regista Briar March, “per la chiara esposizione di uno dei maggiori problemi ambientali del terzo millennio”, ovvero il cambiamento climatico che provoca l’innalzamento del livello degli oceani (di cui mercoledì si celebrerà la Giornata Mondiale).
Per il Concorso Documentari Italiani, la giuria composta da Bunna (Africa Unite), Enrico Camanni, Simona Risi ha invece assegnato il premio CIAL, del valore di 3.000 Euro, al film: Loro della munnizza dei registi Marco Battaglia, Gianluca Donati, Laura Schimmenti, Andrea Zulini, “per la capacità di raccontare l’umanità e la dignità dei cenciaioli di Palermo“, la versione nostrana dei catadores raccontati da Lucy Walker in Waste Land, il film d’apertura del Festival.
La stessa giuria ha assegna inoltre il Premio speciale Sub-Ti per la sottotitolazione del film Polvere, dei registi Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller, per aver realizzato un’inchiesta efficace sul dramma dell’amianto. Polvere ha ricevuto inoltre la Menzione Speciale Legambiente, assegnata dai giurati Fabio Dovana, Salvatore Venezia e Federico Vozza.
Il premio di 2.000 euro offerto dall’Istituto Europeo di Design è stato invece assegnato, dalla Giuria composta da Heinrich Hermanns, Andrea Segrè, Lia Furxhi, al miglior cortometraggio, Un monde pour soi, del regista Yann Sinic, “per la profondità con cui racconta l’urbanizzazione delle aree rurali in relazione al limite delle risorse naturali”. La stessa ha assegnato inoltre una Menzione Speciale al film Dive! Living off America’s waste del regista Jeremy Seifert, per aver posto l’attenzione sullo scandalo dello spreco alimentare in un Paese “sviluppato” come gli USA. Il film ha ricevuto anche la Menzione Speciale WWF, assegnata da Martin Atkin, Riccardo Fortin e Isabella Pratesi.
La giuria del Premio Consulta Provinciale degli Studenti di Torino ha infine voluto premiare Into Eternity di Michael Madsen, il film sul deposito nucleare di Onkalo, in costruzione in Finlandia, che ha anche ricevuto la menzione speciale Green Cross Italia.
La premiazione è stata seguita dalla proiezione di Itali@mbiente, una mappa del disagio ambientale in Italia, costruita interamente con la partecipazione della Rete e il contributo dei cittadini, supervisionati dal geologo Mario Tozzi. E Tambien la lluvia (Even the rain), film appassionante e attualissimo – candidato all’Oscar come migliore film straniero per la Spagna – che racconta la storia di una troupe cinematografica giunta in mezzo alla giungla tropicale per narrare l’arrivo di Colombo in America (e la sua sete d’oro), che si trova coinvolta, suo malgrado, in una vera e propria guerra civile scatenata dagli attori del film per proteggere il bene più prezioso al mondo dalla privatizzazione: l’acqua. Così, la realtà contagia la finzione e altera il ritmo delle riprese, mentre i parallelismi tra passato (coloniale) e presente (colonizzato) si fanno evidenti. Tutto si mischia, si confonde, si modifica in funzione di alcuni fatti che non figuravano nella sceneggiatura e che lo staff di produzione non può pianificare, e nemmeno immaginare…
Elena Marcon