Biomasse: presenti! Il ruolo per gli obiettivi italiani al 2020
Il ruolo delle biomasse nel raggiungimento degli obiettivi europei di produzione di energia da fonte rinnovabile è stato l’argomento del convegno organizzato, venerdì scorso a Roma, da Fiper per celebrare il 10° anniversario della propria fondazione.
Gli associati a Fiper sono aziende e consorzi che operano nell’ambito del teleriscaldamento e del biogas, gli unici settori della green economy che valutano in maniera positiva alcune delle novità introdotte dal Decreto Romani. La motivazione è semplice: per la prima volta il decreto introduce incentivi all’energia termica, mentre precedentemente il conto energia riguardava esclusivamente l’energia elettrica.
“Si tratta di un bel passo in avanti – ha sottolineato il presidente di Fiper, Walter Righini – soprattutto perché ci si è resi finalmente conto che la massima efficienza energetica nell’uso della biomassa si ha proprio nella produzione del calore. Questo significa attribuire, ora più che mai, un ruolo centrale alle biomasse per il futuro della produzione energetica e per la tutela dell’ambiente allo scopo di raggiungere gli obiettivi europei del 2020 (17 % da fonti rinnovabili per l’Italia)”. Le biomasse non possono infatti essere impiegate in impianti di produzione di sola energia elettrica, laddove la conversione è molto meno efficiente dell’energia termica.
In realtà sono ancora molti i nodi da sciogliere: si sa solo che i nuovi incentivi saranno pagati dai consumatori nella bolletta del gas. Per FIPER i decreti attuativi dovranno favorire lo sviluppo di reti di teleriscaldamento per servire piccole comunità in modo efficiente. Servirà anche rendere effettivo il fondo rotativo di garanzia previsto dal D. lgs. 28/2011 per garantire gli onerosi investimenti sulla rete, che hanno un tempo di ritorno di 30/40 anni.
Il tema della sostenibilità nella produzione di biomassa e biogas a fini energetici, è stato introdotto nel convegno da Vito Pignatelli, presidente Itabia e coordinatore tecnologie biomasse e bioenergie dell’ENEA: “la bioenergia è un sistema, bisogna che i cicli siano chiusi”. Occorre ridurre le emissioni di CO2 della filiera, attraverso vari strumenti: chiaramente è necessario incoraggiare la filiera corta, ovvero ridurre le distanze tra luoghi di produzione delle biomasse e dell’energia e migliorare le tecnologie produttive e l’efficienza, utilizzando l’intera pianta. Buona parte delle emissioni di CO2 collegate al ciclo produttivo derivano dall’uso del suolo e dalle tecniche di coltivazione, su cui sarebbe necessaria una riflessione.
Nel Piano di Azione Nazionale si prevede un aumento di produzione di energia da biomasse molto ambizioso, dai 1.875 kilotep del 2009 a 5.670 kilotep nel 2020. Del resto con l’attuale situazione libica e il blocco al nucleare, alle rinnovabili sarà probabilmente richiesto un contributo ancora maggiore al mix energetico italiano. Il settore delle biomasse è pronto ad accettare la sfida.
Veronica Caciagli