Upbio: più luci che ombre nella nuova proposta di PAC
In occasione del convegno Agriregionieuropa “La PAC 2014 – 2020: sarà riforma? – Conferme e cambiamenti per l’agricoltura italiana” tenutasi ieri mattina presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa, UPBIO – Unione nazionale Produttori Biologici e Biodinamici di FederBio – ha espresso l’importanza di una nuova proposta di Politica Agricola Comune dell’Unione Europea, che possa contribuire ad innovare il settore del bio, a dare professionalità e futuro alle nuove generazioni e a riconoscere all’agricoltore il ruolo di operatore che tutela il territorio.
“Una nuova proposta di PAC è sicuramente gradita dai produttori bio – commenta Ignazio Cirronis, Presidente di UPBIO – Alla politica chiediamo di riconoscere la necessità di innovare il settore del biologico italiano, a tutela delle sue potenzialità e dei valori che porta con sé. E’ necessario però che la politica faccia tesoro delle esperienze passate e che tenga conto degli aspetti importanti che distinguono il comparto. Ricordiamo per esempio che molte aziende giovani fanno bio, che il bio ha retto alle crisi di mercato, che i prodotti bio sono apprezzati e cercati dai consumatori e dalla distribuzione. L’agricoltura biologica, inoltre, svolge una funzione fondamentale per la tutela della biodiversità e le aziende più vivaci in termini di multifunzionalità, dall’agricoltura sociale alla tutela delle identità culturali, sono proprio le aziende bio”.
“UPBIO - continua Cirronis - intende quindi sostenere proposte e scelte che siano in grado di andare oltre al dato di produzione per ettaro e che considerino anche i costi indiretti che le forzature della produzione scaricano sulla società e le conseguenze sanitarie di alcuni metodi praticati. Il nostro sogno è quello di avere una politica forte, decisa, che vede nello sviluppo e nella tutela del bio l’obiettivo prioritario. Siamo particolarmente favorevoli all’inserimento automatico del biologico nel greening”.
“Per anni le aziende bio sono state penalizzate per aver gestito il terreno con corrette rotazioni, evitando monocolture e ringrani, ottenendo grazie a queste pratiche ambientali, premi PAC inferiori agli altri”, aggiunge Marco Bignardi, di UPBIO”. “E’ finalmente arrivato quel riconoscimento del metodo biologico, inteso come produzione di qualità, e soprattutto un riconoscimento di quel servizio che l’agricoltura bio svolge nei confronti di beni comuni: la tutela della biodiversità, la difesa delle acque e il ruolo attivo nel raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto. Siamo quindi favorevoli ad una rivisitazione della PAC in un’ottica di riconoscimento dei meriti di un’agricoltura virtuosa. Del resto, fertilizzanti, monocolture, lavorazioni profonde, forti meccanizzazioni, hanno portato l’agricoltura ad utilizzare 10 volte l’energia che si produce sotto forma di cibo, minacciando il bene comune per eccellenza: la Terra. Una riforma che sia degna di chiamarsi così deve essere forte, coraggiosa e questa lo è. Anche se molti limiti di questa riforma sono sentiti anche da noi bio, siamo consapevoli che a volte è inevitabile una sofferenza per andare avanti, per cambiare rotta, visto che quella seguita fino ad oggi mostra i suoi limiti e non da più speranze verso un futuro sostenibile”.