Porto Tolle: Enel annuncia la rinuncia alla riconversione a carbone della centrale
L’annuncio della comunicazione ai sindacati della rinuncia da parte di Enel al progetto di riconvertire la centrale di Porto Tolle a carbone, spiegano Legambiente e WWF, “è un’ottima notizia non solo per le associazioni ambientaliste, ma per i cittadini, gli agricoltori, gli imprenditori veneti e romagnoli che hanno sempre visto il progetto come una minaccia per la salute, per l’ambiente e per le attività turistiche e agricole. Ora attendiamo la conferma ufficiale da parte di Enel”.
Fin dall’annuncio del progetto, nel 2005, WWF e Legambiente hanno condotto una battaglia di idee, ma anche legale, atto dopo atto, contro la riconversione, coadiuvati da un gruppo di avvocati competenti e coraggiosi. La posizione delle associazioni derivava dalla constatazione dei danni già prodotti dalla centrale precedente, a olio combustibile, e dall’assoluta contrarietà all’uso del carbone di fronte ai danni da prodotti al clima, alla salute e all’ambiente.
Ora le associazioni ambientaliste, apprezzando la rinuncia al progetto da parte di Enel, chiedono che l’investimento destinato al carbone del passato a Porto Tolle sia reindirizzato verso le fonti rinnovabili del futuro: in tal senso, progetti di rinnovabili e di efficienza energetica nell’area dell’ex centrale sarebbero perfettamente in grado di riassorbire i lavoratori della ex centrale a olio combustibile e di assicurare nuova occupazione.
Tra tutte le fonti fossili, il carbone rappresenta la peggiore fonte di emissioni di gas serra: le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale. L’uso del carbone non è solo la principale minaccia per il clima del pianeta, ma anche una delle maggiori fonti d’inquinamento con impatti assai gravi sulla salute di persone, organismi viventi ed ecosistemi. Dai processi di combustione si liberano numerose sostanze tossiche, alcune bioaccumulabili, altre cancerogene, ecc. Tra tutti i combustibili fossili, sicuramente il carbone è quello che, bruciando, rilascia le maggiori quantità di inquinanti. Un’ampia letteratura scientifica dimostra come dalla combustione del carbone si liberino sostanze che impattano in modo pesante sulla salute delle persone provocando al contempo pesanti danni economici. In tutto il mondo, non solo gli ambientalisti, ma anche governi, agenzie internazionali, investitori stanno cercando di porre termine rapidamente all’uso del carbone, e anche i Paesi in via di rapido sviluppo come la Cina e l’India stanno diminuendo l’uso di questo combustibile ancora ampiamente disponibile, ma esiziale per clima, salute e ambiente.
Legambiente e WWF si augurano, nella nota stampa congiunta, che “alla rinuncia di Enel segua la rinuncia a tutti i nuovi progetti di centrali a carbone in Italia e che si comincino a chiudere le centrali a carbone esistenti, vista oltretutto la overcapacity in Italia – la capacità di produrre energia elettrica è più del doppio del picco massimo di domanda mai raggiunto – e con la diminuzione della domanda, ormai le centrali, anche le più efficienti, lavorano a scartamento ridotto”. Attualmente in Italia sono infatti in funzione 13 centrali a carbone, assai diverse per potenza installata e anche per la tecnologia impiegata. Questi impianti nel 2013 hanno coperto il 13,7% del fabbisogno elettrico complessivo ma hanno prodotto oltre 39 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a più di 1/3 di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.