OBIS Handbook, il primo manuale di bike sharing per gli enti pubblici
Il bike sharing non si ferma più. Continua a diffondersi in tutta Europa e nel resto del mondo, con esperienze molto differenti tra loro, ma tutte accomunate dall’integrazione di più sistemi di mobilità, unica carta vincente per ridurre il traffico automobilistico privato.
Questo fenomeno in continua ascesa è stato ora fotografato da OBIS (Optimising Bike Sharing in european cities), un progetto finanziato e sostenuto dall’Unione Europea attraverso il programma Intelligent Energy Europe, che ha visto lavorare assieme, in tre anni di analisi e ricerca, esperti di enti pubblici, università, aziende di trasporto pubblico e associazioni provenienti da nove diversi paesi (fra cui l’Italia, rappresentata da Legambiente ed Ecoistituto Alto Adige), che hanno studiato e messo a confronto, in modo dettagliato, il servizio di bike sharing di 51 città europee, oltre ad aver mappato decine e decine di altre esperienze e nuovi progetti di bike sharing.
Un percorso che ha portato a realizzare il primo manuale europeo del bike sharing, l’OBIS Handbook, la cui versione in inglese è stata presentata in una conferenza internazionale a Praga nel giugno scorso, mentre in questi mesi si è provveduto alla traduzione del manuale in ben undici lingue (tra cui l’italiano), alla sua stampa e predisposizione su CD, così da poterlo distribuire ad amministrazioni pubbliche ed esperti di mobilità.
La presentazione del manuale avverrà in Italia, per la prima volta, giovedì 15 marzo, a Torino – città con il primato di 14.400 utenti iscritti al servizio e prima a dotarsi di una Fondazione Smart City – presso la sala delle Colonne del Comune, in un evento organizzato da Legambiente in collaborazione con l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Torino, TOBIKE e Greenews.info.
In Italia il bike sharing si sta diffondendo molto più che in altre realtà europee, ma ancora a macchia di leopardo, con sistemi differenti tra loro, a chiave meccanica o tessera elettronica, pensati in alcuni casi per rispondere alle esigenze dei cittadini residenti e dei pendolari delle grandi città; in altri, ad esempio, per offrire un servizio aggiuntivo ai turisti che si recano nelle nostre località di mare. E’ già attivo in più di 160 città, a cui si stanno pian piano aggiungendo altre esperienze finanziate dal Ministero dell’Ambiente, che prevedono anche l’utilizzo di biciclette elettriche a pedalata assistita. Le esperienze più mature sono, in questo momento, quelle di BikeMI a Milano, con 208 stazioni e 1.800 biciclette e TOBIKE a Torino, con 64 punti di prelievo e 540 biciclette.
Nella realtà italiana il manuale OBIS si preannuncia quindi di grande utlità, un vero e proprio strumento a supporto delle decisioni che gli amministratori pubblici e i tecnici comunali devono assumere per valutare lo stato del proprio bike sharing e migliorarlo (dove già esiste) o per decidere, in modo più consapevole e senza conflitti di interessi, su come attrezzarsi – per lanciarlo ex-novo.
Il manuale europeo del bike sharing è diviso in sezioni, arricchito dalla descrizione di alcune delle esperienze analizzate in modo più approfondito, dal recente servizio di Londra - pronto per le Olimpiadi - al sistema di noleggio di biciclette pubbliche adottato in una vasta area dell’Austria Meridionale. La parte principale del manuale è costituita dalle sezione “Guida e raccomandazioni”, che indica i passi, le scelte e gli elementi da valutare in tre fasi distinte e bene specifiche: la pianificazione del servizio, il suo lancio e, successivamente, l’attività di ottimizzazione. Si parla infine di fattori che influenzano il bike sharing e che ne possono determinare il successo, misurabile innanzitutto dalla continuità nel tempo del servizio, dall’incremento del numero di utilizzatori e dalla capacità degli operatori di saper soddisfare le richieste e le aspettative dei propri utenti target.