Materia rinnovabile: a Ecomondo i dati sull’economia circolare. 400 miliardi di risparmi al 2025
Guardare ai rifiuti non come a un problema ma come a una risorsa, non un costo per la collettività ma un vantaggio comune, un’opportunità economica e occupazionale, una prospettiva concreta per l’economia di domani. Qualche dato aiuta a comprendere lo scenario. Oggi circa il 90% del fatturato dell’industria europea è basato su un modello economico lineare: take, make, waste vale a dire prendi, produci, usa e getta. Un modello insostenibile, tanto più se pensiamo che dal 1980 l’estrazione e il consumo di risorse naturali è raddoppiato passando da 12 miliardi di tonnellate alle attuali 22 miliardi di tonnellate. E le cose non sono diverse a livello mondiale: da 38 miliardi di tonnellate del 1980 si è passati ai 68 miliardi del 2008.
Secondo stime della Commissione europea, in un modello economico circolare, il risparmio di materie prime per l’industria europea nel 2025 potrebbe essere almeno del 14% a parità di output, una percentuale equivalente a circa 400 miliardi di euro; mentre per quella italiana potrebbe essere pari a 12 miliardi di euro.
Di rifiuti – e soprattutto di economia dei rifiuti – si è parlato oggi a Ecomondo a Rimini nel corso del Convegno “La nuova economia dei rifiuti. Soluzioni industriali e prospettive verso l’economia circolare”, organizzato da Materia Rinnovabile – Edizioni Ambiente, in occasione del primo anniversario della rivista sull’economia circolare – il lancio avvenne esattamente un anno fa sempre a Ecomondo.
Il Convegno, organizzato in collaborazione con il Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo e il GdL “Materiali, rifiuti ed economia circolare”, punta i riflettori sui meccanismi che possono trasformare i rifiuti in driver di sviluppo economico, attivando un cambiamento sostanziale nel rapporto tra materie prime e produzione industriale.
“Il dato di partenza è semplice” commenta Roberto Coizet, Presidente Edizione Ambiente. “Negli ultimi dieci anni è avvenuto che alcune tipologie di rifiuti presentino un valore di mercato superiore al loro costo di raccolta e gestione. In molti casi, dopo aver pagato le spese di deposito, raccolta, trasporto, trattamento, recupero, quelle relative alla conformità normativa, ai controlli e alle eventuali certificazioni, si verifica che il materiale finale può ancora essere venduto con interessanti margini di profitto. In questi casi i rifiuti hanno un rovesciamento di ruolo. La loro gestione non è solo una necessità della collettività, ma un’attività che sta in piedi da sola, in grado di sostenere la propria filiera industriale e di alimentare le esigenze di materie prime delle industrie più innovative.”
Oggi solo il 40% dei rifiuti prodotti in Europa – e limitatamente ad alcuni flussi – viene raccolto e avviato al riutilizzo, al riciclo al recupero energetico o al compostaggio. Molti rifiuti sfuggono al controllo e finiscono all’estero per essere valorizzati e spesso, anche quando si attuano operazioni di riciclo e recupero, le materie prime subiscono un downgrading rispetto a quanto oggi si potrebbe ottenere con le migliori tecnologie disponibili.
All’incontro sono intervenuti anche Mariano Grillo, Direttore Generale Rifiuti del Ministero dell’Ambiente; Danilo Bonato, Membro del Comitato di Alto Livello Materie Prime della Commissione Europea – DG Industria; James Philip, Working Party on bio, nano and converging Technology BNCI dell’OECD; Fabio Iraldo, Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento Sant’Anna Istituto di Management – Gruppo SuM (Sustainability Management); Filippo Brandolini, Presidente Hera Ambiente, Vice President Uitilitalia.
Materia Rinnovabile / Renewable Matter, il free magazine a cura di Edizioni Ambiente, è la prima rivista internazionale (in italiano e inglese) interamente dedicata alla bioeconomia e all’economia circolare disponibile on line (download gratuito in pdf e epub) e in versione cartacea.