Lotta alle ecomafie: con CIVIC focus sulle filiere a rischio
È stato presentato, presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il progetto CIVIC (Common Intervention on Vulnerabilities in Chains), di cui il Corpo Forestale dello Stato è capofila e al quale partecipano come partner Legambiente e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Lo scopo è analizzere a fondo le filiere dei rifiuti, del comparto agroalimentare e del commercio illegale delle specie in via di estinzione.
Il progetto – co-finanziato dal Programma “Prevention and Fight against Crime” dell’Unione Europea – è mirato, in particolare, a rafforzare le competenze nel coordinamento delle indagini e nello scambio delle buone prassi nel contrasto ai fenomeni criminosi, coinvolgere le parti interessate nell’analisi del fenomeno, attraverso questionari e interviste mirate, identificare le vulnerabilità nelle diverse filiere e proporre soluzioni efficaci per eliminarle. Infine, formare le Forze di Polizia, la pubblica amministrazione e tutti gli enti coinvolti nelle filiere e informare gli operatori del risultato dell’analisi, per poi creare una guida, utile a livello europeo, con i dati delle indagini, la metodologia, le best practices europee, suggerimenti e proposte legislative e operative.
L’obiettivo del progetto è raccogliere informazioni su queste filiere, fondamentali per la lotta alle agromafie ed ecomafie, ed individuare, grazie al confronto e alle differenti competenze degli interlocutori, le vulnerabilità nei tre processi criminali.
La lotta a questi fenomeni partirà quindi dalle debolezze individuate nelle filiere delinquenziali e segnalando agli organi di controllo dove sia opportuno intervenire. Solo grazie all’azione congiunta dei diversi enti, delle associazioni e della cittadinanza è possibile contrastare i fenomeni criminosi che attentano giornalmente all’ambiente e alla sopravvivenza delle specie in via d’estinzione e il progetto CIVIC va proprio a realizzare questo obiettivo.
“Le filiere che il progetto Civic intende monitorare per individuare rischi di infiltrazioni criminali, sono filiere che hanno trovato nella corruzione il collante ideale per pratiche illegale di ogni genere e che, fino a oggi, non hanno trovato nel sistema normativo un valido strumento di repressione. Cogliamo quindi anche questa occasione per chiedere al Senato la rapida approvazione, seppure con alcune migliorie proposte, della legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale (Dl 1345). Una riforma non più procrastinabile, passaggio inevitabile per affrontare con rinnovato vigore gli ecocriminali, tutelare l’economia sana e sostenibile e difendere gli ecosistemi da una aggressione continua. Non c’è più tempo: i senatori facciano la loro parte nell’interesse dell’intero Paese”., spiega Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente. “Sono 29.274 le infrazioni ambientali accertate dalle Forze dell’ordine nel 2013, più di 80 al giorno, più di 3 l’ora – ha continuato Rossella Muroni -. Infrazioni che in massima parte hanno riguardato il settore agroalimentare: ben il 25% del totale, con 9.540 reati, più del doppio del 2012 quando erano 4.173. Sono aumentati anche i reati contro la fauna con infrazioni per commercio illegale di specie protette, abigeato, bracconaggio, allevamenti illegali, pesca di frodo, maltrattamenti e combattimenti clandestini: 8.504 totali, più 6,6%, con l’impennata degli arresti che passano da 7 a 67, 7.894 denunce e 2.620 sequestri. Nessuna buona notizia poi per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, ancora in crescita con 5.744 reati, più 14,3% rispetto al 2012, 6.971 denunce, 90 arresti e 2.318 sequestri. Numeri altissimi, che evidenziano la necessità di un progetto mirato all’analisi precisa e puntuale del fenomeno per giungere alle soluzioni più idonee per le filiere interessate”.