A Foggia il progetto sperimentale Granobio
L’agricoltura del terzo millennio è perlopiù identificabile con il segmento biologico, che non è solo un metodo di produzione che rispetta la salute dell’uomo e dell’ambiente, ma anche un modello di sviluppo sostenibile che valorizza la qualità delle risorse delle comunità locali, aiutandole a far fronte alla concorrenza globale. L’agricoltura biologica assume dunque particolare importanza scientifica ed economica per il rilancio del settore.
Alla luce di quest’analisi, oggi sarà una giornata importante per l’intero settore agroalimentare di Capitanata. A Foggia il Consorzio Daunia&Bio presenta il progetto di ricerca sperimentale “GRANOBIO” che vede coinvolte 7 aziende locali per lo sviluppo di un modello per l’Innovazione e la Sostenibilità della Filiera del Frumento Duro Biologico della Capitanata.
L’agricoltura biologica nel mondo impegna una superficie di 35 milioni di ettari, con 1.400.000 produttori. L’Europa è il secondo continente dopo l’Oceania per superfici bio coltivate con il 23%.
Nell’ambito europeo negli ultimi anni si è assistito ad un costante aumento delle superfici coltivate a biologico, come evidenzia l’ultimo rapporto elaborato da Eurostat, in cui si segnala un incremento del 7,4% dell’area totale dedicata al biologico. L’Italia è al secondo posto dopo la Spagna nella classifica della percentuale di superficie bio coltivata (4,5%) mentre è al primo posto come numero di produttori biologici (44.371).
Le aziende biologiche italiane sono circa 50 mila, con una superficie di un milione di ettari, per il 70% circa concentrate nel meridione e nelle isole, mentre nel centro e nord Italia è interessato rispettivamente il 12% e il 15% del totale.
Nelle produzioni biologiche la cerealicoltura (esclusi i cereali destinati a foraggio) rappresenta circa il 21% di tutta la produzione biologica; il settore ortofrutticolo ne rappresenta il 6%, che corrisponde a circa il 2% dell’offerta complessiva di ortofrutta, con la previsione di ulteriore espansione nei prossimi anni.
Nell’ambito nazionale la Puglia è la quarta regione in Italia per numero di aziende e la terza per superfici biologiche. Inoltre, il 37 % del grano duro biologico nazionale è prodotto in Puglia con una produzione di 32.100 ettari.
Le aziende produttrici pugliesi interessate sono oltre seimila con centomila ettari di coltivazione; queste cifre fanno della Puglia il territorio leader in Italia per fatturato, quantità di ettari coltivati e numero di operatori, con una media di circa venti ettari per ciascuna azienda. I settori trainanti sono quelli cerealicolo, olivicolo e foraggero. Un trend in costante aumento che solo negli ultimi due anni è cresciuto del 20%.
La produzione biologica del grano duro avviene all’interno di un programma di avvicendamento colturale che ha come fine il mantenimento ed il miglioramento nel tempo della funzionalità dell’agro-ecosistema aziendale senza però tralasciare le esigenze delle industrie di trasformazione che richiedo semole adatte al processo di pastificazione.
I criteri di scelta varietale sono riconducibili a numerosi fattori allo scopo di valutare la rusticità delle varietà, ossia la capacità di adattarsi nel tempo a condizioni ambientali di sviluppo e di maturazione anche sfavorevoli, mantenendo le caratteristiche qualitative costanti.
Dunque, la Capitanata, per antonomasia riconosciuta come il granaio d’Europa, dopo alcune stagioni di crisi e difficoltà, ritorna ad essere fulcro del settore cerealicolo. “GRANOBIO“, un progetto finanziato dal MIPAAF, sarà presentato ufficialmente oggi a Foggia dov’è in programma una giornata Open Day e Workshop denominata “Frumento duro Bio: tra passato e futuro“.