Italia terza per sostenibilità energetica tra i Paesi OCSE, ma prezzi ancora troppo alti
Italia in terza posizione per i progressi compiuti negli ultimi 5 anni nel settore energetico e della sostenibilità: lo attesta uno studio comparativo internazionale di General Electric e del tedesco Handelsblatt Research Institute sulla transizione energetica, incentrato su 24 Paesi OCSE e BRICS. Il rapporto analizza l’espansione delle fonti di energia rinnovabile, ma anche la sostenibilità ambientale, l’efficienza economica e la sicurezza delle forniture energetiche. I risultati complessivi della classifica riflettono il livello di sviluppo economico delle economie prese in esame e la graduatoria paragona i progressi dei Paesi nel corso degli ultimi cinque anni. Il rapporto fornisce, inoltre, alcuni interessanti spunti di riflessione analizzando lo sviluppo di particolari settori della transizione energetica, vale a dire quelli rappresentativi di nuove fonti e modelli di generazione energetica.
L’Italia si classifica terza nella graduatoria dinamica (inerente, cioè, ai progressi compiuti nel corso degli ultimi 5 anni), soprattutto per merito dello sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, che hanno anche consentito al Paese di migliorare il livello di sicurezza della fornitura. Altrettanto eccezionali, secondo il rapporto, sono i risultati relativi alla sostenibilità della produzione di energia dell’Italia, alla bassa intensità energetica dell’industria manifatturiera e del settore terziario, e all’uso di centrali elettriche con turbine ecologiche a gas e a vapore.
Tuttavia, secondo l’indagine, i prezzi dell’energia in Italia sono ancora tra i più alti di quelli dei Paesi compresi nello studio e le tariffe per le industrie sono aumentate negli ultimi anni più velocemente rispetto agli altri Paesi. Un altro problema è poi l’eccessiva dipendenza del Paese dalle importazioni di energia. Lo studio rileva poi che l’Italia è stato il primo Paese industrializzato ad abbandonare l’energia nucleare dopo l’incidente di Chernobyl e tale aspetto è stato rafforzato anche nel 2011, quando il Paese ha deciso ancora una volta ha deciso di non tornare all’energia atomica. Secondo l’indagine, l’Italia ha quasi raggiunto uno degli obiettivi prefissati per il 2020, generando il 17% del suo fabbisogno energetico lordo da fonti rinnovabili. Tuttavia, analizzando l’attuale posizione del Paese in merito alla riduzione delle emissioni di CO2 e all’aumento della quota di fonti di energia rinnovabili, il nostro Paese si colloca in fascia media, piazzandosi nona su 24 Paesi.
Nonostante questi grandi successi, l’Italia ha ancora prodotto il 70% della sua elettricità da combustibili fossili e, per quanto riguarda l’energia primaria, la percentuale sale all’86%. La promozione di fonti di energia rinnovabile può ridurre la dipendenza del Paese dai combustibili fossili importati. Le condizioni climatiche del Paese presentano poi un notevole potenziale di ulteriore sviluppo di energia solare ed eolica, secondo il rapporto.
Nella classifica, i primi nove Paesi dei 24 presi in esame sono tutti europei e sette di essi sono Stati membri dell’UE. I Paesi scandinavi sono nelle prime posizioni: la Svezia, seguita da Norvegia e Austria, Svizzera e Danimarca insieme in terza osizione. Per quanto riguarda la vetta della graduatoria “dinamica”, la Danimarca ha ottenuto un altro ottimo risultato occupando la prima posizione, seguita da USA e Italia (a pari merito con l’Ungheria).
“Lo studio dimostra che l’Italia ha compiuto notevoli progressi negli ultimi 5 anni, avviando una trasformazione del proprio settore energetico. Il Paese ha notevolmente sviluppato le sue fonti energetiche rinnovabili, che potrebbero rappresentare un’opportunità per diventare meno dipendente dalle importazioni di combustibili fossili”, ha commentato Sandro De Poli, presidente e ad General Electric Italia.