Il Parlamento Europeo affronta il problema degli “aiuti” alla pesca illegale
Concorrenza sleale, distorsione del mercato a favore di operatori senza scrupoli, depauperamento degli stock ittici mondiali, minor numero di posti di lavoro. Sono i costi della pesca Illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), un fenomeno che a livello mondiale produce un fatturato annuale di oltre 10 miliardi di euro, e che raggiunge livelli ragguardevoli anche in acque europee (tra le stime: 66% di tutto il pescato nel Mare del Nord, 50% degli sbarchi di tonno e pescespada nel solo Mediterraneo). Un fenomeno di vastissime proporzioni, in parte alimentato con flussi massicci di fondi pubblici. Se ne è parlato a Bruxelles, durante un seminario organizzato da Luigi de Magistris, presidente della Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento Europeo, alla presenza di Maria Damanaki, Commissario europeo agli Affari marittimi e della pesca, e di diversi altri esperti.
I dati presentati rivelano come in soli tre Paesi (Italia, Francia e Spagna) decine di milioni di euro di contributi al settore siano stati assegnati a pescherecci e operatori sanzionati, anche ripetutamente, per infrazioni gravi alla Politica Comune della Pesca.
Per Francia e Spagna, parla chiaro una lunga ed eloquente lista, pubblicata sul sito Fishsubsidy.org, che rivela la quantità di denaro pubblico, oltre 13.5 milioni di euro dal 1994 al 2006, elargito in favore di 36 pescherecci sanzionati per infrazioni gravi. Situazione simile in Italia, dove circa 100 pescherecci, molti dei quali ripetutamente multati per pesca illegale con reti derivanti (spadare e ferrettare), hanno ricevuto 13.8 milioni di euro in aiuti pubblici, tra 1999 e 2010.
I casi più eclatanti sono stati in Italia (tra il 2005 e 2006, il peschereccio Sibari II viene sanzionato tre volte per pesca illegale con le spadare. Nel giugno 2006 gli vengono sequestrate 11 km di spadare, mezza tonnellata di pescespada e 150 Kg di tonno. Dopo pochi mesi riceve 545.000€ di contributi pubblici); Spagna (nel 2005 la Hodeiertza riceve una sanzione per pesca illegale in acque francesi. Costruita con 1.2 milioni di euro di fondi europei, dopo essere stata sanzionata, riceve altri 31.906 euro per ammodernamento nel 2006. Un recente caso mostra, inoltre, la disinvoltura con la quale la Spagna, paese che riceve il 46% degli aiuti comunitari destinati alla pesca, assegna gli aiuti pubblici nazionali. Nel giugno del 2010, l’impresa ittica spagnola Albacora, proprietaria del peschereccio Albacore Uno, riceve una multa di 5 milioni di euro dal governo degli Stati Uniti per pesca di frodo nelle acque statunitensi. Quattro mesi dopo riceve dal governo spagnolo 307.000€ per aumentare il livello di sicurezza della sua flotta a rischio pirati nell’Oceano Indiano; Francia (Nel 2005, dopo aver ricevuto 350.000€ di aiuti pubblici, il peschereccio La Pérouse viene fermato per pesca con attrezzi vietati).
“Mentre a livello internazionale l’Unione Europea ha lanciato una forte iniziativa di contrasto alla pesca INN, al proprio interno sovvenziona con fondi pubblici europei e nazionali operatori impegnati nell’illegalità, – spiega Domitilla Senni di OCEAN2012 -, paradossalmente gli aiuti concepiti per promuovere il settore della pesca e le comunità costiere hanno così finito per provocare seri danni ecologici, sociali ed economici. Da un lato, hanno sostenuto la creazione di una massiccia sovraccapacità di pesca, favorendo indirettamente il fenomeno della pesca illegale; dall’altro, la mancanza di seri controlli da parte delle istituzioni europee e degli stati membri ha consentito che i sussidi siano serviti ad alimentare la pesca illegale.”
“È necessario procedere a una piena applicazione del Regolamento per combattere la pesca INN sulla flotta Europea, - aggiunge la Senni -, poiché fino a oggi si è provveduto soprattutto a controllare l’importazione di prodotti ittici sul mercato comunitario o i pescherecci di paesi terzi, trascurando invece di applicare le medesime sanzioni anche ai quei pescherecci dell’Unione Europea impegnati nella pesca INN.”
91 organizzazioni ambientaliste, tra cui WWF, Greenpeace, il Gruppo Ambiente Pew e la coalizione Ocean 2012, hanno a questo proposito scritto una lettera aperta al Presidente Jose Luis Barroso, affinché la Commissione europea intraprenda azioni concrete verso un’abolizione dei sussidi dannosi per l’ambiente. Già nel 2006, l’UE si era impegnata a definire una road map entro il 2008, onde eliminare definitivamente tali sussidi. Tale impegno era stato ribadito nel 2007. Ma, a oggi, nessun passo è stato tuttavia ancora intrapreso.