Rapporto “Energy [R]evolution” 2012: un dollaro di aumento del petrolio costa 400 mln ai consumatori europei
Per raggiungere un sistema energetico basato sulle rinnovabili nel 2050, l’Europa deve fissare al 2030 un obiettivo concreto per portare a termine la transizione.
Il rapporto europeo 2012 “Energy [R]evolution”, elaborato per conto di Greenpeace ed EREC (European Renewable Energy Council) dal Centro Nazionale tedesco per l’Aerospazio, l’Energia e i Trasporti (DLR), mostra come l’Europa potrebbe ottenere quasi mezzo milione di posti di lavoro in più nel settore energetico entro il 2020 rendendo prioritarie le rinnovabili e l’efficienza energetica, invece di nucleare e fonti fossili. Senza contare i benefici del risparmio a lungo termine per i consumatori e del freno ai cambiamenti climatici.
“Le rinnovabili sono in Europa la fonte energetica che cresce di più, in gran parte grazie agli obiettivi europei che ci siamo posti. Stiamo arrivando però rapidamente a un punto di svolta. E’ possibile diminuire la dipendenza dai combustibili fossili con le rinnovabili e senza bisogno di andare a cercare il petrolio a mare . Abbiamo dunque bisogno di un fermo impegno europeo e politiche coerenti nei Paesi membri per proseguire sulla strada della rivoluzione energetica. In questo senso anche la Strategia Energetica Nazionale va corretta” afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
Le rinnovabili forniscono già oggi il 12,5% del fabbisogno energetico complessivo europeo e la crescita del settore ci sta avvicinando all’obiettivo europeo del 20% al 2020. Secondo lo scenario del rapporto “Energy [R]evolution” questa quota dovrebbe raggiungere il 40% nel 2030 e il 90% nel 2050.
“Ogni aumento di un euro del prezzo del petrolio costa oltre 400 milioni di euro al mese ai consumatori europei. L’UE può dimezzare questa dipendenza entro il 2030 con più efficienza e più rinnovabili” spiega Sven Tesk, esperto di politiche energetiche di Greenpeace International.
Greenpeace ed EREC chiedono dunque un obiettivo vincolante per il 2030 del 45% di rinnovabili e la cancellazione dei sussidi al nucleare e ai combustibili fossili. “Questa chiarezza serve per dare fiducia agli investitori, fornire uno stimolo all’industria e sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro e l’innovazione tecnologica come risposte alla crisi economica” afferma Josche Muth, segretario generale dell’EREC.
Secondo il rapporto Energy [R]evolution report il costo aggiuntivo della rivoluzione energetica, sarà compensato due volte dal mancato consumo di 3 mila miliardi di euro di combustibili fossili nel periodo 2011-2050.