Dati Nielsen/Assobio: sempre più biologico sulle tavole italiane. Lo sceglie il 20% delle famiglie
18,4 milioni di famiglie italiane acquista prodotti bio: 3,2 milioni (+14,8% rispetto all’anno precedente) sono clienti abituali e acquistano bio tutte le settimane; 3,2 milioni di famiglie (+8,4%) acquistano bio 1 volta al mese e 12 milioni di famiglie acquistano bio ogni 3 mesi. I consumatori più attivi, prevalentemente donne, sono di fascia di età tra i 25 e i 44 anni e fra i 55 e i 64 anni.
Questo il quadro tracciato dalla ricerca Nielsen “L’alimentare e il biologico in Italia” commissionata da Assobio, l’associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici parte di FederBio, e presentata ieri al Parco della Biodiversità, l’area tematica in Expo realizzata da Bologna Fiere e dedicata all’agricoltura biologica e all’agrobiodiversità.
Nonostante le contrazioni dei consumi degli anni passati il biologico è un comparto che ha fatto registrare una crescita a doppia cifra negli ultimi dieci anni per arrivare ad essere un settore che vale 2,5 miliardi con una crescita del fatturato del 16% nei primi 4 mesi del 2015 e del 12% nel 2014. Uova, confetture e spalmabili a base di frutta, panetti croccanti, bevande di riso, mandorla e riso, pasta di semola integrale,farro, kamut le top 5 categorie del biologico per fatturato e una crescita del 30% al Sud (+ 16% al centro, +15% al Nord Est e +13% al Nord Ovest).
“La ricerca Nielsen dimostra come sempre più italiani esprimono fiducia nel bio – sottolinea Roberto Zanoni, Presidente di Assobio – La qualità degli alimenti è un fattore chiave che porta il 20% delle famiglie italiane a scegliere prodotti biologici sia nella grande distribuzione che nei negozi e nei supermercati specializzati. Molte famiglie ricercano sicurezza alimentare, molti consumatori richiedono il bio perché guidati da esperti o per una questione di intolleranze e allergie alimentari, molti altri compiono una scelta consapevole anche per tutelare l’ambiente, la biodiversità, il lavoro degli agricoltori”.
Per far comprendere l’importanza di consumare biologico proprio ieri, al Parco della Biodiversità, Assobio ha presentato il libro bilingue “Biologico, la parola alla scienza/What science says about organics” curato da Roberto Pinton. Il libro racchiude una selezione di oltre 70 ricerche pubblicate da una trentina delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, da Science al British Medical Journal, da Pediatrics a Environmental Health Perspectives, sugli aspetti nutrizionali, sull’impatto dei pesticidi sulla salute, su micotossine e contaminanti organici, su biodiversità e ambiente. “Vogliamo evidenziare come il bio faccia bene all’uomo, all’ambiente e al Pianeta e sia una risposta davvero concreta al tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, aggiunge Zanoni.
Gli articoli sembrano non lasciare spazio a molti dei dubbi ricorrenti: è vero che mangiare biologico “fa bene”? «Studi in vitro – scrive il curatore del volume – hanno mostrato negli alimenti di produzione biologica una maggiore attività antiossidante e antimutagenica, nonché una migliore inibizione della proliferazione delle cellule tumorali».«Si può concludere che gli alimenti vegetali ottenuti con metodo biologico hanno un valore nutrizionale più elevato rispetto a quelli convenzionali, compresa la presenza di antiossidanti ». E i pesticidi, quanto fanno male alla salute? «È dimostrato un impatto negativo dell’esposizione prenatale ai pesticidi organofosfati nello sviluppo neuro-comportamentale del bambino». «Nei sistemi di agricoltura biologica sono generalmente ridotti il consumo di energia e l’inquinamento. Presentano una maggior e più diversificata presenza di flora, insetti e popolazioni di uccelli, dovute sia ai cambiamenti nella struttura degli habitat che alla gestione dei campi».
I risultati indicano dunque che l’agricoltura biologica “ha il potenziale per contribuire in modo sostanziale alla fornitura alimentare globale riducendo l’impatto ambientale dannoso dell’agricoltura convenzionale“. “Grazie alla sua elevata capacità di immagazzinare carbonio nel suolo, se adottata su larga scala, l’agricoltura biologica potrebbe inoltre – aggiunge Zanoni – rappresentare un mezzo per potenziare la riduzione di CO2″.