Ceretto: tracciabilità fino all’ultima zolla
Il piemontese Mario Soldati diceva che il vino è la poesia del territorio. Da oltre settant’anni la famiglia Ceretto compone questi versi firmando etichette uniche di Barolo e Barbaresco, di Arneis, Spumante, Barbera e distillati da collezione. Prodotti diventati ambasciatori del gusto italiano nel mondo, secondo una visione ad ampio respiro che attribuisce l’importanza primaria alla coltivazione, fedele ai dettami tradizionali, ma ricerca una costante evoluzione degli accorgimenti tecnici, indirizzati a perfezionare – e non a modificare - il ruolo della generosa natura langarola.
All’inizo dell’estate Alessandro Ceretto ha ricevuto, a nome dell’azienda, il prestigioso premio “Imprese x Innovazione 2011” promosso da Confindustria e consegnato in presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in una cerimonia al Palazzo del Quirinale. Tra le 36 imprese premiate come simboli dell’eccellenza innovativa del Made in Italy, Ceretto ha ricevuto una “Menzione Speciale” classificandosi nelle prime 10 tra le 167 aziende partecipanti.
L’assegnazione del premio all’azienda costituisce il riconoscimento della scelta manageriale – adottata a partire dall’anno 2000 - di collocare l’intera attività produttiva e la gestione dell’azienda sotto il segno della trasparenza operativa e della certificazione. In particolare, l’azienda ha adottato un sistema di gestione orientato alla perseguimento e valorizzazione della qualità, ma ha anche coniugato il perseguimento di questo obiettivo con la salvaguardia della sicurezza alimentare, mediante il ricorso a certificazioni internazionali.
Il rispetto della rintracciabilità totale, ossia quel sistema che permette di rendere visibili e controllabili tutte le fasi della filiera produttiva, dalle singole partite di uva alla bottiglia di vino è stato il perno di un’operazione estremamente all’avanguardia nel settore vitivinicolo italiano: in questo modo l’obiettivo di esaltare la qualità del prodotto si sposa pienamente con la tutela degli interessi dei consumatori finali e la piena valorizzazione del territorio di provenienza delle produzioni di base. Per dirle in breve, è immediato e trasparente il viaggio che a partire dall’etichetta si può realizzare, a ritroso, fino alla zolla della vigna di appartenenza delle uve.
L’entrata in azienda della terza generazione della famiglia Ceretto ha infatti introdotto la consapevolezza che anche l’organizzazione e i processi aziendali sono, nell’era della globalizzazione, altrettanto fondamentali quanto la qualità delle produzioni. In questa ottica è stato avviato nel 1999 il “Progetto Qualità”, instaurando una partnership ancora oggi attiva con la società di consulenza Arete Srl di Alba, specializzata in qualità, ambiente e sicurezza.
La volontà di investire nella protezione di una qualità che proviene dalla trasparenza dei processi produttivi, rispecchia, secondo Alessandro Ceretto, una mentalità che tende a proteggere la purezza della materia prima, come prodotto unico di una terra unica. Non è infatti sostenibile, spiegano in azienda, una scelta imprenditoriale che spinga – come a volte è successo in Toscana- maggiormente il brand a scapito della qualità e della salvaguardia delle uve autoctone.