Adria Wealth: all’AREA Science Park di Trieste buone pratiche di turismo sostenibile per la Riviera Adriatica
Un approccio multidisciplinare per un modello turistico che veda l’ambiente come un motore di sviluppo più che come un vincolo. E’ quello che ha proposto A.P.S. Polyxena al workshop nell’AREA Science Park di Trieste, nel contesto del progetto Europeo AdriaWealth, ideato per promuovere il turismo sostenibile nell’area Adriatica.
L’approccio proposto da Polyxena, già sperimentato in Puglia, punta a valorizzare il “capitale naturale” attraverso strumenti innovativi di fruizione sociale e nuove professioni verdi, come le Guide Ambientali Escursionistiche. Anche la “citizen science“, strumento diffuso nei paesi anglosassoni, può avere una sua valenza turistica oltre che educativa. In partnership con Butterfly Conservation (network europeo per la tutela delle farfalle e dei loro habitat, fondato dal celebre documentarista inglese David Attenborough), Polyxena porta avanti ricerche in cui i cittadini vengono coinvolti per scoprire le differenti specie di farfalle presenti in Puglia. Dopo aver redatto la più aggiornata lista delle farfalle pugliesi, sono in cantiere diverse attività per la tutela delle specie più minacciate. Punto fermo delle attività di Polyxena è proprio la necessità di conoscere nel modo più approfondito possibile l’ambiente circostante, per sviluppare azioni di tutela.
Una modalità inedita e coinvolgente per conoscere un luogo è poi quella proposta dalle Guide Narranti, capaci di catturare l’attenzione del pubblico in un viaggio verso la conoscenza del territorio in modo non convenzionale: aneddoti, racconti, curiosità, piccole meraviglie da toccare con mano.
A queste modalità di fruizione turistica il workshop di AdriaWealth ha affiancato la proposta di tecnologie green in grado di rendere energeticamente più sostenibili le strutture ricettive. In particolare si è parlato di solar cooling, una tecnologia tecnologia che consente di produrre il freddo a partire dall’energia termica raccolta dal sole, riducendo sensibilmente il consumo estivo di energia elettrica, quando per raffrescare gli edifici si fa un crescente ricorso a impianti di condizionamento, per lo più alimentati da chiller a compressione molto energivori. Il risultato è quello di ridurre i picchi di consumo da climatizzazione proprio quando maggiore è la radiazione solare, cioè il caldo. La radiazione luminosa è convertita in energia termica mediante collettori solari e il fluido vettore caldo in uscita dal collettore alimenta una macchina frigorifera. Inoltre è possibile sfruttare l’energia termica prodotta (e non utilizzata per la generazione di freddo) nei mesi invernali, primaverili e autunnali, soprattutto per la produzione di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento degli edifici.