Solare termodinamico, ricetta per l’Italia secondo Anest
Fonte rinnovabile o parzialmente tale? Il solare termodinamico non ha mai smesso di animare il dibattito, perlomeno da quando il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia – grande sostenitore – nel 2005 decise di lasciare la presidenza dell’Enea, in disaccordo con quanti non erano disposti a finanziare questa tecnologia che, per funzionare anche di notte o in assenza del sole, richiede il supporto di energia da fonti tradizionali.
Ancora nel luglio 2009, infatti, il Senato Italiano approvò una mozione piuttosto critica riguardo al solare termodinamico, ritenuto una fonte non completamente ecologica e “poco efficiente”, sotto alcuni punti di vista – soprattutto in confronto con la tecnologia nucleare, verso cui spinge il Governo.
Ieri l’Anest, l’Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica, è tornata alla carica nel corso di una audizione alla XIII Commissione, Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle problematiche relative alle fonti di energia alternative e rinnovabili, sostenendo che entro i prossimi 10 anni l’Italia potrebbe, con il solo solare termodinamico, raggiungere una potenza installata tra i 3.000 e i 5.000 MW, incrementando l’ occupazione tra le 30.000 e le 50.000 unità.
Ma in cosa differisce la tecnologia, anche detta “a concentrazione“, rispetto alle altre forme di produzione da fonte solare? “Il solare termodinamico”, spiega il presidente dell’associazione, Cesare Fera, “permette l’accumulo e lo stoccaggio di energia, modulandone la trasmissione. In questo modo, si rende finalmente possibile il superamento del problema dei picchi di offerta non supportati dalla rete, con conseguente spreco di energia, problema che finora si era rivelato comune tra le fonti di energia alternative e rinnovabili”.
Per poter centrare l’ambizioso obiettivo decennale, l’Anest ha chiesto però che le istituzioni sostengano adeguatamente il settore, in particolare con un’estensione della scadenza degli incentivi dal 2012 al 2015 e il supporto all’installazione di impianti di piccola taglia, che potrebbero anche essere “ibridizzati” con altre fonti rinnovabili, consentendo di completare l’installazione dei circa 200 MW di potenza – già previsti nello schema di incentivi - attraverso l’utilizzo di tecnologia italiana.
A questo proposito l’Associazione ha anche avanzato, tra le altre richieste, quella di un supporto, da parte del Governo, alle iniziative di promozione della tecnologia italiana in Paesi esteri, l’introduzione di un sistema di incentivazione premiante per impianti di cogenerazione elettricità/calore-freddo e un’ulteriore incentivazione premiante per gli impianti a terra “sospesi”, che permettano cioè la coltivazione del suolo sottostante.
“Sviluppando la sua filiera produttiva”, ha concluso Fera, “il solare termodinamico porterà il nostro Paese a raggiungere l’obiettivo indicato dall’Unione Europea del 17% di energia nazionale prodotta da fonti rinnovabili. Nella corsa mondiale verso questa tecnologia l’Italia può arrivare ai primi posti nello sviluppo della filiera industriale: il solare termodinamico può essere per noi l’opportunità che i francesi hanno colto nel nucleare e tedeschi e danesi nell’eolico“.
Andrea Gandiglio