Damiano Lenzi: pronto per “Alpago Piancavallo 2017″, i mondiali di sci alpinismo
Nato con gli sci ai piedi ha scalato, non troppo metaforicamente, i più prestigiosi podi mondiali di sci di fondo e scialpinismo. Un vero uomo di montagna Damiano Lenzi, 28 anni, nato a Domodossola, sci alpinista professionista grazie alla divisa del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur e ai tanti titoli mondiali conquistati. Un campione cresciuto in Valle Anzasca – paradiso naturale alle pendici della parete Est del Monte Rosa – che a soli 22 anni non ha esitato a fare il gran salto: dallo sci di fondo (dove militava nelle file della nazionale), allo sci alpinismo (diventato disciplina olimpica), nel quale ha conquistato la Coppa del Mondo e altri importanti successi. Oltre lo sci alpinismo pedala, per passione ma sempre con successo, in mountain bike. Sport impegnativi, difficili, ma anche molto “green”, all’aria aperta e a bassissimo impatto ambientale, come ci racconta in questa intervista…
D) Damiano mancano pochi giorni ai mondiali di sci alpinismo di Alpago Piancavallo, che si disputano dal 23 febbraio al 2 marzo, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Sei pronto?
R) Quest’anno, non lo nascondo, nutro alte ambizioni: voglio vincere. Ho rinunciato alla Coppa del Mondo in Turchia per preparare al meglio questo importante appuntamento. Due anni fa ero in testa al mondiale, poi, a causa di una sfortunata caduta, avevo rotto uno sci e non avevo potuto giocare al meglio le mie carte. Mi voglio riscattare…
D) In bocca al lupo! Ci racconti i tuoi primi passi nello sci? La tua carriera è stata movimentata, con cambi di disciplina anche rischiosi….
R) Nasco come fondista, allenato da mio papà, maestro di sci di fondo. Ho militato da giovane nello sci club locale in Valle Anzasca. Questa la mia esperienza fino a 22 anni: indossavo la maglia azzurra con la Nazionale B, poi la svolta: sono passato allo sci alpinismo. Una conseguenza della mia storia, della mia identità: dalla finestra di casa vedo la parete Est del Monte Rosa, un grande amore. Un richiamo verso la montagna e mi sono buttato a tempo pieno nello sci alpinismo. Sia chiaro, non ero un neofinita. Sin da giovane l’ho praticato, ma era quasi un hobby per la fine stagione, quando gli altri impegni erano meno stringenti. Ad un certo punto mi sono chiesto cosa volessi fare “da grande” e ho preso questa decisione. I risultati sono arrivati. Ho superato le pressioni di parenti ed amici che mi sconsigliavano e mi dicevano “non fare cavolate”. Lo sci alpinismo era agli albori ma ho preso questa strada. Era quello che volevo fare.
D) Come ti prepari fisicamente e psicologicamente alle gare?
R) Molta concentrazione sull’obiettivo e tanta preparazione fisica. Il secondo è l’aspetto più semplice da raggiungere. Oggi la scienza è arrivata ad un punto tale che sai cosa devi fare. C’è un metodo e delle tabelle da seguire. L’aspetto mentale però è fondamentale. Bisogna saper convivere con la fatica, avere una grande motivazione ed evitare di cadere malati. Faccio un esempio: nel 2014 ho vinto la Coppa del Mondo e anche nel 2015, l’anno scorso, invece, le prestazioni sono calate perché non c’era neve nel mio comprensorio, poi una caduta in bici e mi sono ammalato. Una serie di fattori che hanno influito sulla motivazione.
D) Come si riconquista la voglia di vincere?
R) Quest’anno la neve è arrivata presto e sono tornato sui miei livelli. La motivazione ti spinge ad allenarti bene, a far fatica e superarla. Si tratta di una questione mentale. Ancora un esempio: se arrivi insieme al tuo avversario a 5 minuti dal traguardo significa che il livello di preparazione è uguale. In caso contrario lo avresti già staccato o viceversa. In questi frangenti, “all’ultimo metro” è fondamentale la parte mentale. Vince chi è più tenace, lucido, furbo, concentrato. Vince chi ha voglia di soffrire di più e sta sul pezzo… C’è una grossa differenza tra staccare per primo il traguardo e arrivare terzo o quinto. A certi livelli siamo tutti preparati, ma vince solo uno.
D) Quanto conta una sana alimentazione sul rendimento. Fai una dieta particolare, magari a base di prodotti biologici e naturali?
R) Sono equilibrato, ma prediligo i cibi biologici. In particolare durante l’estate quando posso mangiare quelli del mio orto che coltiva mia mamma. Noi siamo quello che mangiamo. Un motivo in più, specialmente per un atleta, per curare questo aspetto. Ma non sono rigido e ogni tanto lo strappo alla regola ci sta…
D) Grazie al tuo lavoro hai la possibilità di passare moltissimo tempo in montagna. Secondo te è rispettata, difesa, tutelata a sufficienza?
R) Posso parlare del mio ambiente e del mio sport: lo sci alpinismo è una disciplina green perché saliamo con le nostre gambe, non abbiamo bisogno di impianti. Questo è un aspetto molto bello, ti offre tanta libertà di muoverti dove vuoi, naturalmente considerando i pericoli oggettivi della montagna. Ma ho constatato negli ultimi anni che è diventata accessibile a tutti. Lo sci alpinismo era di nicchia, ora è una moda che porta grandi folle. In certi luoghi ti puoi ritrovare con mille persone che salgono e non tutti rispettano l’ambiente! Succede anche in altri sport. Per esempio il ciclismo, quando vai a correre è facile trovare per terra le carte delle barrette che quello davanti a te ha buttato via. Sono comportamenti da evitare.
D) Giusto… Ma il tuo impegno nella vita quotidiana è coerente con questa difesa dell’ambiente?
R) Cerco di rispettarlo il più possibile. Mi danno fastidio gli imballaggi, in particolare quelli di plastica che trovo inutili e cerco di comportarmi di conseguenza nelle mie scelte d’ acquisto. La nostra società è quello che è. Purtroppo…
D) Un messaggio per i lettori di Greenews.info?
R) Meglio un appello: è bello andare in montagna, bello lo sci alpinismo. Uno sport sicuramente “green”, per questo teniamo pulito!
Gian Basilio Nieddu