Diserbare senza chimica. In Sardegna un nuovo metodo per usare vapore e scarti naturali
Diserbare finalmente senza mascherina e con la massima sicurezza dell’operatore, senza disperdere in aria e sul terreno veleno chimico. E’ il progetto trasformato in prodotto di un team di studiosi e aziende sarde che vuole cancellare la chimica dai campi. L’idea è di Daniela Ducato – imprenditrice che da anni lavora e innova nel campo della green economy – e della sua azienda Essedi- Edizero in particolare di L’Ortolana, una linea specifica per agricoltura bio e Land Art. Ma hanno collaborato al lavoro anche Eugenio Cavalli e l’ingegnere Marco Cau, collaboratore nella sezione di ricerche e sviluppo di Essedi.
Cavalli, 38 anni, studi alla Facoltà di Economia e Commercio all’Università di Trieste abbandonati “per il richiamo della Sardegna e per continuare l’attività nell’azienda di famiglia”, la Cavalli e Cavalli, dove ha portato innovazione e fantasia creativa. “L’idea nasce due anni fa quando la MM, un’azienda di Mantova, ha brevettato un sistema di diserbo non chimico basato sul vapore“. In altri termini le erbe infestanti non vengono debellate con la chimica, ma tramite il calore che le ustiona e le brucia. C’è però una differenza tra la macchina brevettata a Mantova e quella Made in Sardegna: “la nostra intuizione è stata voler aggiungere al prodotto vapore altre sostanze. In concreto: scarti delle lavorazioni alimentari ed edili“.
Fondamentale, per il buon esito del progetto, l’incontro con Daniela Ducato: “Collaboriamo da anni con Daniela, che basa la sua filosofia aziendale sul recupero delle eccedenze. In questo caso gli scarti non solo vengono recuperati, ma svolgono un’azione utilissima” che Cavalli spiega in modo semplice “Queste sostanze aumentano la temperatura dell’acqua e allo stesso tempo nutrono il terreno. Un processo opposto a quello che si basa sulle sostanze chimiche”. I diserbanti tradizionali fanno cioè seccare e morire le piante, ma con enormi controindicazioni: “i prodotti chimici nel lungo periodo ammazzano la terra, la sterilizzano. Sul terreno restano le sostanze pericolose, noi lasciamo invece un nutrimento!”.
In particolare l’eco-diserbante si basa su idrolizzato di lana, su eccedenze della lavorazione dell’olivo poi miele e propoli. “In questo modo risolviamo il problema dello smaltimento, nessuna di queste sostanze viene da una raccolta mirata, solo dagli scarti. Oltre il lato ecologico – sottolinea l’imprenditore – c’è quello economico perché si abbattono i costi. Un ciclo integrato”
Utilizzare sostanze naturali ha un risvolto anche sulla salute delle persone. Il diserbo si può fare in sicurezza sulle aree pubbliche perché non c’è dispersione nell’ambiente di agenti chimici.”In questo modo si tutelano i cittadini e gli operatori che non hanno più necessità di indossare la mascherina”. Un’evoluzione merito del lavoro dell’ingegner Cau che ha lavorato sulle sostanze, non pericolose e utili per dare nutrimento alla terra.
L’idea sta riscuotendo interesse oltre i confini nazionali. “Abbiamo ricevuto numerose richieste di informazioni. In particolare dal Nord Europa dove sono molto attenti alle azioni di diserbo nelle aree pubbliche per proteggere la salute dei cittadini”. Ma Cavalli ha fiducia anche nelle aziende private che vogliano avere “una macchina pulita”. “Il futuro – dice – è questo, l’alternativa è pessima”.
La sfida non è ancora totalmente vinta ed è complessa, in fase di applicazione, perché bisogna studiare le innovazioni meccaniche che permettano di utilizzare l’eco-diserbante anche in aree estese. Introdurre il diserbo ecologico nell’agricoltura industriale, dove l’impatto ambientale è maggiore, sarebbe la vera vittoria. Cavalli, nel frattempo, è fiero di lavorare con i piccoli contadini: “con i vecchi clienti ci impegniamo a tenere buono il terreno per i figli. Tutte le generazioni devono poter lavorare in quelle terre”.
Gian Basilio Nieddu