“Back to the Land”, a Verona una mostra sul rapporto tra arte contemporanea e ambiente
Il progetto “Back to the Land”, a cura di Andrea Lerda, che la galleria Studio la Città presenta nei suoi spazi veronesi, non è una semplice mostra, ma la tappa di un percorso virtuale che, a livello globale, ormai da tempo, chiama in causa l’arte contemporanea, quale strumento in grado di portare alla ribalta questioni ecologiche e di stimolare riflessioni ambientali. Un movimento “intestinale”, all’interno del quale l’Italia si è ritagliata da tempo un ruolo da protagonista, forte di un’eredità che, attraverso movimenti come l’Arte Povera, fin dagli anni Sessanta, ha saputo porre le basi per le attuali esperienze artistiche.
Non si può non tenere in considerazione la presenza di alcune importanti mostre che, nel corso degli ultimi due anni, hanno riacceso i riflettori in maniera evidente su queste tematiche: innanzitutto la programmazione del PAV, a Torino, a cura di Marco Scotini con le mostre “La Tenda Verde (Das Grüne Zelt). Joseph Beuys e il concetto ampliato di ecologia”, “WILD ENERGIES: persone in movimento”, “ecologEAST. Arte e Natura al di là del Muro” e “Earthrise. Visioni pre-ecologiche nell’arte italiana (1967-73)”.
Anche il MAN di Nuoro, grazie alla sensibilità di Lorenzo Giusti, ha recentemente presentato i lavori di Michel Blazy, Roman Signer ed Ettore Favini, mentre il MART di Rovereto ha realizzato la mostra “Nature. Arte ed Ecologia presso la Galleria Civica di Trento”.
Ancora a Torino, e forse non per caso, Carolyn Christov-Bakargiev ha deciso di inaugurare la propria attività con la mostra “Organismi. Dall’Art Nouveau di Émile Gallé alla Bioarchitettura” e la Fondazione Merz ha presentato “Mario Merz. La natura è l’quilibrio”, mentre a Villa Panza di Biumo è andato in scena un omaggio a Meg Webster e Roxy Paine dal titolo “Natura Naturans”.
La necessità di allontanarsi dai ritmi frenetici della realtà contemporanea, di ritrovare un rapporto paritario con l’ambiente naturale e di espandere la coscienza ecologica ed ecocritica non è di certo un tema recente. Già a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, in America, mentre si consuma l’esperienza della Land Art, il movimento sociale “Back to the land” raccoglie attorno a sé un buon numero di sostenitori che promuovono uno stile di vita rurale, in antitesi a quello offerto dalla società tradizionale, malata e corrotta.
Prima ancora, autori come Henry Thoreau e Hermann Hesse vivono fisicamente l’esperienza della natura, pubblicando in seguito testi che diventeranno veri e propri capisaldi. Sempre in America, nel corso dei due secoli scorsi, si è andata affermando una tradizione letteraria tematicamente orientata, quale strumento fondamentale per la diffusione di una strategia evolutiva integrata e con l’obiettivo di proporre un’interazione uomo-natura più consapevole. Autori come Ralph Waldo Emerson, Charles Robert Darwin, George Perkis March, Aldo Leopold e Rachel Carson (l’autrice del famoso “Silent Spring“) sono alcuni dei protagonisti che hanno dato vita a un dibattito ecocritico, oggi più che mai attuale ed acceso.
Questo grande fermento globale, stimolato da una situazione di perenne pericolo, di cui abbiamo recentemente avuto conferma in seguito all’ultimo monito ufficiale dell’ONU sul livello dei gas serra, è la reazione alla tradizione antropocentrica occidentale, nella quale l’uomo, dotato di ragione e personalità, è ritenuto il solo depositario della legge morale; il sintomo di un malessere che da tempo l’arte cerca di elaborare, a cui l’artista, quale attore e interprete, si approccia in maniera creativa e spesso non scientifica, sfruttando codici e linguaggi in grado di raccontare problematiche importanti, mediante approcci innovativi e non tradizionali.
La mostra “Back to the Land”, intende inserirsi all’interno di questo panorama estremamente complesso e delicato, attraverso il lavoro di 7 giovani artisti internazionalmente riconosciuti. Pur non avendo l’obiettivo di rappresentare un momento di denuncia aperta, o l’occasione per gridare ad alta voce l’ennesimo triste elenco di eventi e disastri ecologici, “Back to the land”, vuole riflettere sull’importanza del gesto umano, del senso di responsabilità e del potere che il linguaggio dell’arte contemporanea può rivestire in questo senso. Attraverso approcci formali differenti, i sette artisti invitati mettono in scena metodi espressivi e linguaggi che sono in grado, ognuno a proprio modo, di raccontare una comune attenzione alle questioni ambientali e alle problematiche naturali odierne.
Al centro della riflessione, i codici che l’arte usa per indagare, raccontare e presentare a livello formale lavori che nascono dall’analisi di temi di ampio respiro e di problematiche scottanti che coinvolgono l’intera collettività. Una riflessione di natura etica e morale accomuna tutte le opere che compongono la mostra, nella speranza che il messaggio veicolato non sia esclusivamente percepito in chiave negativa. La dimensione poetica della natura, il potere ancestrale della terra e le forze profonde che ci legano ad essa, devono essere ciò che ci spinge a vedere l’arte come un’opportunità, all’interno di un disegno più ampio e variegato, nel quale la sacralità di un rapporto rispettoso diventi una realtà piuttosto che un auspicio perpetuo.