Breve storia dell’ora legale, nata per risparmiare energia
Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre 2016 abbandoneremo di nuovo l’ora legale e tornerà quella solare. Tutti gli orologi pubblici e privati che accompagnano la nostra vita quotidiana, alle 3 del mattino, dovranno dunque essere spostati un’ora indietro, consentendoci di dormire un po’di più. Fino a marzo, quando verrà reintrodotta l’ora legale.
Ma come nasce questa prassi internazionale? L’intuizione originale, per risparmiare energia e sfruttare le giornate più lunghe e con maggiore luminosità, risale all’inventore americano Benjamin Franklin, che già nel 1784 si pose la domanda di come ridurre la spesa in candele (l’illuminazione dell’epoca). In realtà Franklin, pur sollevando il problema, propose alcune soluzioni piuttosto stravaganti, pubblicate in un articolo del quotidiano francese Journal de Paris: dal posizionamento di cannoni in ogni via, per svegliare forzatamente i cittadini ad un orario più mattiniero, fino alla tassazione delle persiane, al razionamento delle candele o, ancora, al divieto di circolazione notturna. Tutte misure coercitive di difficile applicazione, che però vennero riprese, nel loro intento originario, dall’entomologo neozelandese George Vernon Hudson, che nel 1895 presentò, alla Società Filosofica di Wellington, un documento in cui si proponeva, per la prima volta, uno spostamento in avanti di due ore negli orologi.
L’idea di Hudson venne ripresa nel Regno Unito nel 1916, per far fronte alle emergenze economiche provocate dalla Prima Guerra Mondiale. La Camera dei Comuni approvò infatti il cosiddetto British Summer Time, che durante l’estate spostava in avanti le lancette degli orologi di un’ora. Un’iniziativa di risparmio energetico, che venne imitata da altri Paesi, analogamente colpiti dalle esigenze di razionalizzazione e riduzione dei consumi imposte dal periodo bellico.
Anche in Italia l’ora legale nasce come misura di guerra, con il Decreto Legislativo luogotenenziale n. 631 del 25 maggio 1916. Durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1940 e il 1948, la normativa venne poi abolita e ripristinata più volte e ci fu anche un periodo – quello della Repubblica di Salò – in cui il Nord e il Sud del paese applicarono misure orarie differenti. L’ora legale venne adottata definitivamente con la legge 503 del 1965, in periodo di crisi energetica e all’epoca durava quattro mesi, dall’ultima domenica di maggio all’ultima domenica di settembre. Una durata che venne estesa a sei mesi nel 1980 ed ebbe un ulteriore prolungamento di un mese nel 1996, quando, insieme al resto dei paesi europei, si decise di spostarne la fine all’ultima domenica di ottobre. La formalizzazione giuridica di questa pratica risale tuttavia solo al 2010, quando l’Italia, recependo la direttiva 2000/84/CE del Parlamento Europeo, con l’art. 22 della legge 96, fissò ufficialmente l’inizio dell’ora legale alle ore 2:00 del mattino dell’ultima domenica di marzo e il termine alle 3:00 del mattino dell’ultima domenica di ottobre.
L’ora legale, in definitiva, non può “aumentare” le ore di luce disponibili, ma riesce a indurre uno sfruttamento migliore delle ore di luce naturale, che altrimenti andrebbero “sprecate” a causa delle abitudini di orario. D’estate, per intenderci, il sole sorge prima delle 7 (orario medio di sveglia per molti lavoratori e studenti) e l’ora legale, spostando avanti le lancette, consente di beneficiare di quell’ora di luce tra le 6 e le 7 e ritardare di un’ora l’accensione della luce elettrica alla sera.
Va ricordato che nelle società antiche, prevalentemente basate sui ritmi agricoli, l’organizzazione della vita quotidiana non si basava su bioritmi fissi, come nelle moderne civiltà industrializzate: i contadini si alzavano sempre all’alba, e quando questa anticipava, in primavera, anche i contadini anticipavano la sveglia, mentre quando posticipava, in autunno, anche gli “orari” della sveglia slittavano di conseguenza. L’ora legale, in fondo, cerca di riagganciare, almeno parzialmente, i bioritmi umani all’andamento delle stagioni.
Secondo le stime di Terna, la società che in Italia gestisce i flussi di energia elettrica sulla rete, ogni anno il risparmio consentito dall’ora legale è significativo. Nel periodo compreso tra il 2004 e il 2012 ha permesso di evitare oltre 6 miliardi di kilowattora con una minore spesa pari a novecento milioni di euro. Nel solo 2015 il risparmio totale si è attestato a 552,3 GWh.
Redazione Greenews.info