Phie Ambo, la regista danese in concorso a Cinemambiente
Classe 1973, la danese Phie Ambo ha diretto diversi film a tematica sociale. Al Festival Cinemambiente parteciperà al concorso con il suo film Good Things Await, nella sezione documentari. La pellicola racconta la storia di Niels Stokholm, uno dei più apprezzati agricoltori danesi, fornitore di tanti ristoranti fra cui Il Noma di Copenhaghen. Nonostante abbia sempre lavorato secondo i criteri della biodinamica, in accordo con i pianeti e gli istinti primari degli animali, le autorità minacciano di revocargli la licenza per allevare il bestiame; in più, gli edifici della fattoria si stanno deteriorando e non ha un successore che prosegua la sua attività. Phie ha raccontato a Greenews.info il backstage del film.
D) Phie, come è nato il progetto di questo documentario?
R) Ho iniziato a girare nella fattoria molto prima di immaginare che questo materiale sarebbe poi diventato un documentario. Avevo bisogno della quiete che ti regala il passar del tempo in mezzo alla natura e volevo osservare, con tutta calma, come e quanto le stagioni influenzano tutto ciò che ci circonda, dal più piccolo microorganismo agli esseri umani. Quindi all’inizio non avevo nessun obiettivo particolare se non quello di descrivere la vita all’interno di una fattoria biodinamica. Quando poi hanno minacciato Niels di fargli chiudere la fattoria, ho cominciato a vedere le potenzialità di una storia che doveva essere raccontata perché dice molto sul periodo che stiamo vivendo: stiamo uscendo da un’era industriale molto buia e ci stiamo affacciando a un approccio più positivo e olistico nel nostro stile di vita. Questo contrasto per me era interessante. Così è nato il documentario che ora è distribuito nelle sale e in DVD.
D) Cosa ti ha lasciato questa esperienza vissuta a contatto con Niels Stokholm?
R) La sfida più grande nel lavoro fianco a fianco con Niels è stata quella di abbandonare ogni controllo sulle riprese, perché Niels non voleva mai pianificarle. Il primo anno – ho girato in fattoria per due anni e mezzo – questo approccio mi ha messo in grande difficoltà, ma poi ho realizzato che le scene che ottenevo senza forzare o senza controllare ogni dettaglio erano di gran lunga migliori. Questa esperienza mi ha formato e ispirato, tanto che ho voluto ripeterla e portarla all’estremo nel mio lavoro successivo.
D) La Danimarca è nota per strategie ambientali all’avanguardia, pensi che il vostro modello possa essere adottato anche in altri Paesi?
R) Al momento abbiamo un governo in Danimarca che sta facendo marcia indietro su molti dei fronti in cui siamo stati pionieri nel settore ambientale. Questo comporta costi elevati per le macchine elettriche, più fertilizzanti nei campi, meno fondi per i trasporti pubblici. Non credo pertanto che il mondo debba guardare alla Danimarca per ispirarsi. La buona notizia è che molti danesi non condividono le scelte di questo governo e si stanno organizzando in tante piccole iniziative indipendenti…
D) Quali sono i tuoi progetti futuri in ambito ambientale?
R) Per me è importante che i bambini apprendano il concetto del sistema ciclico e olistico, per questo ho fondato la Green Free School, una scuola dove i bambini imparano l’importanza e la bellezza della natura. L’obiettivo è quello di restituire loro la sensazione di appartenenza alla natura, insieme al rispetto per la sua complessità. Dobbiamo iniziare trasmettendo l’amore per la natura, per fare in modo che si rispetti ogni essere vivente. Credo che i bambini abbiano già questa predisposizione, ma la perdono a mano a mano che crescono. Io voglio preservare quell’istinto, svilupparlo fino a farlo diventare un valore.
Daniela Falchero