“L’estate in cui Stava ci venne a cercare”. 30 anni dopo la strage
In macchina col padre nel tragitto di ritorno dalla stazione di Bolzano, Anna, studentessa fuori sede a Bologna, finisce per caso e del tutto inconsapevolmente nella località dove, fino al luglio del 1985, si trovavano i bacini di decantazione della Valle di Stava. Spinta dalla curiosità, Anna inizia un viaggio nella memoria di una delle più gravi tragedie che abbiano colpito il Trentino in epoca moderna. Divisa tra il lavoro estivo da cameriera e le interminabili nottate con gli amici di sempre, Anna non perde occasione per cercare di capire cosa sia successo in quegli anni, scoprendo inevitabilmente ferite mai rimarginate e faticosi ricordi.”L’estate in cui stava ci venne a cercare“, edito da Round Robin Editrice è una graphic novel di Silvia Pallaver che parla di questo drammatico episodio attraverso gli occhi di chi l’ha vissuto e le immagini di chi, troppo giovane all’epoca dei fatti, cerca di dare forma ai frammenti di discorsi sentiti durante l’infanzia. Per la rubrica Racconti D’Ambiente pubblichiamo l’introduzione di Luca Mich e la prefazione di Graziano Lucchi.
Introduzione_Dicono che siamo i figli di mezzo della storia, quelli che non hanno una collocazione propriamente detta se non quella di essere a metà tra una generazione segnata da cambiamenti traumatici e generativi (guerre, tragedie, eventi di rottura, ideologie) e quella che, vuoi per la morte dei supporti, vuoi per la scomparsa di simulacri fisici contenitori di memoria (umani e non), potrà finalmente liberarsi dei legami forti, delle colpe dei padri, dei comportamenti derivativi. Noi, gli allora ragazzi protagonisti di questo racconto per immagini, siamo quella generazione, quella che Stava l’ha vissuta tramite racconti, ma anche tramite le paure reali di quei giorni, dei quali i più vecchi tra noi, hanno addirittura più di una percezione.
E sì, in qualche modo quello che è successo quel luglio 1985 ha avuto strascichi importanti anche su di noi, sui rapporti che abbiamo vissuto con molte persone della Valle, su ciò che ci siamo raccontati, su ciò da cui ci siamo allontanati e su ciò che siamo stati. È quello che Elia e Silvia hanno saputo raccontare in un’opera inestimabile: è quel vuoto inafferrabile di mancato vissuto e, di contro, il vissuto di quel vuoto, che ci ha segnati tutti. Il motivo per cui quella generazione di mezzo, rimane ancorata alla precedente in modo così forte e sentito, attraverso il recupero della memoria, attraverso la ricerca di ciò che è sopravvissuto di quei giorni. Guerrieri ConGeniUguali ci chiamavamo, geni contenenti lo stimolo di recuperare e raccontare. E questo racconto, beh, è il racconto di tutti noi.
Prefazione_Il 19 luglio 1985 è crollata una discarica di miniera costituita da due bacini realizzati per la decantazione e lo stoccaggio dei fanghi sterili residuati dalla lavorazione della fluorite mediante flottazione. I bacini di Prestavèl furono costruiti e gestiti male e non furono mai sottoposti a controlli da parte degli Uffici pubblici cui compete l’obbligo del controllo a garanzia della sicurezza delle lavorazioni minerarie e dei terzi. In oltre 20 anni costruttori, gestori e controllori si comportarono senza avere alcuna coscienza delle proprie personali responsabilità. I bacini di decantazione di Prestavèl sono crollati, malgrado dieci anni prima del crollo un tecnico della società mineraria incaricato di verificarne la stabilità abbia quasi affermato nella sua relazione: “strano che non siano già crollati”. Il “miope risparmio”, la noncuranza, la superficialità, l’incuria, la mancata coscienza delle proprie personali responsabilità: sono queste le cause vere della catastrofe di Stava. L’insegnamento che si deve trarre da questa vicenda deve servire per evitare che si ripetano eventi simili, tragici, dolorosi, inutili, prevedibili ed evitabili. In occasione dell’udienza al Palazzo del Quirinale il 22 settembre 1999 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi accolse i promotori della Fondazione Stava 1985 con queste parole: “È importante mantenere viva la memoria di quanto è accaduto a Stava nel 1985 ed avete fatto bene a costituire la Fondazione Stava 1985, che si pone come compito la memoria, ma in senso attivo, per far sì che venga stimolato il richiamo alla responsabilità di ciascuno di noi”. Perché queste disgrazie, questo dramma che Stava ha vissuto e gli altri, dipendono essenzialmente dalla superficialità di coloro che hanno responsabilità.
Questa graphic novel è anch’essa strumento di “memoria attiva” che propone un originale punto di vista sulla vicenda senza volere esprimere giudizi o trarre conclusioni. Anzi, può stimolare il lettore a volerne sapere di più, ad approfondire genesi, cause e responsabilità della catastrofe della val di Stava, a conoscere le problematiche legate alla gestione dei rifiuti minerari, ad affrontare i temi dell’etica professionale, della responsabilità civile e d’impresa, della tutela dell’ambiente e del corretto utilizzo del territorio.