Alla nuova Commissione UE l’ambiente proprio non piace
Dopo avere fatto discutere per la scelta dei componenti, sicuramente poco orientati verso la politica ambientale, ora anche le prime misure annunciate dalla nuova Commissione Europea destano polemiche.
Nel programma 2015 sottoscritto dal Presidente Juncker è, infatti, contenuta la proposta di ritiro di una serie di iniziative legislative in ambito ambientale. Nello specifico si tratta delle direttive sulla qualità dell’aria, sulla gestione dei rifiuti e sulla cosiddetta “circular economy”. A dare l’annuncio è stato il Vicepresidente Frans Timmermans nell’ambito del capitolo dedicato alla revisione e semplificazione delle proposte legislative ancora pendenti fra le istituzione europee. In totale Timmermans ha annunciato il ritiro di ben 80 direttive.
Tuttavia, è difficile capire cosa muova i Commissari nella scelta dei dossier da eliminare. Nel caso dell’economia circolare, per esempio, la motivazione per il ritiro della proposta risiede nell’idea di imporre agli Stati membri obiettivi di riciclaggio più ambiziosi. Pare però essere cambiata rispetto alle prime bozze circolate in via ufficiosa. Se inizialmente, infatti, si parlava di un “accordo non prevedibile”, ora la motivazione recita: proposta “ritirata per essere sostituita con una nuova e più ambiziosa proposta entro la fine del 2015”. Cambio di versione a parte, poco cambia e la Commissione vuole rinunciare ad una proposta su cui l’accordo degli Stati membri già esisteva, alla luce soprattutto degli attesi impatti positivi sulla crescita economica e la creazione di posti di lavoro legati alla nuova normativa.
Contrari alla decisione, i Ministri dell’Ambiente di 11 Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna, Svezia, Belgio e Danimarca non si sono fatti attendere e hanno inviato una lettera per chiedere un ripensamento all’Esecutivo di Bruxelles. Convinti che la Commissione si debba concentrare sui temi in cui l’intervento dell’Unione europea fa la differenza, il blocco degli Stati considera di fondamentale importanza le tre questioni ambientali finite sotto la scure di Juncker.
Al piccolo gruppo si sono poi uniti tutti gli Stati UE i quali, durante il Consiglio affari generali sono tornati a chiedere alla Commissione di fare marcia. “Abbiamo formalmente espresso preoccupazioni sul ritiro della proposta sull’economia circolare e sulla qualità dell’aria” ha spiegato il Sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, a nome della Presidenza italiana di turno. Il quale ha poi aggiunto che l’Unione Europea non può portare avanti certe proposte se sono completamente bloccate in Consiglio o in Parlamento, e quindi il loro ritiro è davvero giustificato. Tuttavia, bisogna valutare caso per caso con attenzione. “Abbiamo chiesto oggi alla Commissione di riconsiderare la decisione e di analizzare più a fondo questo tema, perché crediamo che in questi ambiti l’Unione Europea possa fare la differenza”, ha precisato, infine, il Sottosegretario.
Sul fronte politico, invece, in seno al Parlamento Europeo anche i liberaldemocratici dell’Alde, i Verdi europei e il gruppo della sinistra unitaria-Gue hanno criticato il piano della Commissione Juncker in seguito al ritiro delle iniziative legislative in ambito ambientale. “Non è accettabile eliminare le normative sulla qualità dell’aria: abbiamo bisogno di misure di protezione ambientali”. Ha affermato Philippe Lamberts dei Verdi. A queste parole si aggiungono quelle di Monica Frassoni, Copresidente del Partito Verde europeo “Mai ci saremmo aspettati di dover rimpiangere Barroso, ma oggi la Commissione Europea ha toccato il fondo: il ritiro delle direttive sul pacchetto aria e sull’ economia circolare annunciato dal Vicepresidente Timmermans è una decisione ad uso e consumo di lobby e blocchi di potere economici che vogliono produrre secondo vecchi logiche, voltando le spalle al processo di innovazione garantito dalla green economy”.
Sul piede di guerra anche le Associazioni ambientaliste. “La decisione presa oggi dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, di cancellare dal suo programma le nuove direttive sulla qualità dell’aria e sull’economia circolare proposte dal precedente esecutivo europeo ci lascia alquanto basiti” ha detto Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente. “Fa veramente impressione sentire dal presidente dell’Esecutivo UE che la salute dei cittadini degli Stati membri e l’ambiente non siano delle priorità essenziali da portare avanti e sulle quali lavorare. La rinuncia a regole stringenti sulla qualità dell’aria metterà in pericolo la vita di migliaia di cittadini, e la decisione di non adottare un piano per l’economia circolare contribuirà a portare l’Europa verso un suicidio economico”, ha poi aggiunto Ciafani.
Eppure più volte la stessa Commissione si è pronunciata a favore di questi delicati temi, ricordando che proprio l’introduzione di nuovi limiti per ridurre lo smog, proposti nel dicembre 2013, potrebbe evitare di qui al 2030 58mila morti premature; mentre le misure per l’economia circolare, proposte nel luglio 2014, potrebbero supplire alla carenza di materie prime nel Vecchio Continente e generare 580mila nuovi posti di lavoro. “La decisione di oggi rappresenta una pesante sconfitta per l’ambiente, mentre per le lobby industriali, e forse anche per le case farmaceutiche visti i pesanti impatti sulla salute, rappresenta una imbarazzante vittoria”, ha infine tristemente concluso il Vicepresidente.
Beatrice Credi