Paola Paronetto: la ceramica artistica che nasce dal riciclo
Metropoli, Isola e Ninfee, così si chiamano le nuove creazioni che la ceramista Paola Paronetto ha presentato durante l’ultima edizione di Maison & Objet, la fiera internazionale dell’interior design che si svolge a Parigi. Le sue collezioni hanno suscitato interesse non solo dal punto di vista artistico. Paola, infatti, ama sperimentare con i materiali, crea opere ricche di una personalità che esprime con i mezzi più diversi, dalla porcellana alle terre sigillate, fino al raku. A Parigi ha presentato la sue ultime creazioni realizzate con un nuovo materiale, la paper clay, un impasto di carta e argilla.
D) Paola, che tipo di possibilità creative consente questo nuovo materiale?
R) La paper clay permette di ottenere forme molto complesse risolvendo i classici problemi dovuti al ritiro. Consiste infatti in un impasto di argilla e carta in proporzioni variabili dal 10 al 30%. Quest’ultima regala all’argilla un’incredibile elasticità, sconosciuta agli altri impasti ceramici, consentendo di raggiungere l’essiccazione velocemente, senza rotture e, nel caso ci fossero, permette di eseguire le riparazioni facilmente, con la possibilità di attaccare parti fresche e morbide a superfici secche. Per questo la paper clay è una novità interessantissima che apre infinite possibilità tecniche e artistiche prima considerate impossibili per la ceramica. In più, questa ricetta rende il lavoro più leggero, perché la carta in forno brucia lasciando solo l’anima di argilla. Pertanto si dimostra ideale anche per la realizzazione di grandi sculture.
D) Possiamo considerarlo un materiale rispettoso per l’ambiente?
R) Sicuramente questo materiale è rispettoso dell’ambiente, per due motivi fondamentali. Da un lato permette di utilizzare carta riciclata per riempire la massa dell’impasto, dall’altro consente di risparmiare argilla. In più, dal momento che la carta a 200/300° brucia e il volume degli oggetti si riduce, la cottura diventa più breve con un conseguente risparmio energetico.
D) Sta pensando di realizzare altre opere con materiali di recupero diversi, sempre nell’ambito della ceramica?
R) Sto sperimentando altri materiali naturali, come la segatura ad esempio, da aggiungere agli impasti per realizzare oggetti di grandi dimensioni.
D) Qual è il materiale che preferisce per le sue opere e perché?
R) Attualmente è proprio la paper clay, per la sua grande duttilità d’uso.
D) Che rapporto ha lei con l’ambiente? Quali sono le azioni quotidiane che compie per rispettarlo?
R) Ho un rapporto di grande rispetto. Quotidianamente pratico sia a casa sia in laboratorio la raccolta differenziata e acquisto prodotti a km zero. In laboratorio non buttiamo via nulla ma rimpastiamo e trasformiamo qualsiasi materia prima, sia terra sia smalti, tutti rigorosamente naturali, fatti da noi o, se acquistati, senza piombo e completamente atossici. Inoltre, a casa e al lavoro ho installato pannelli fotovoltaici che coprono quasi interamente il nostro fabbisogno energetico.
D) Il suo lavoro quanto è legato all’ambiente e quanto può considerarsi a basso impatto?
R) È intimamente legato all’ambiente. Dalla terra ricavo i miei impasti e i miei colori naturali: lascio decantare le argille, ottenendo così l’essenza che uso poi per ricoprire le superfici dei miei vasi in terra sigillata. Il mio lavoro può considerarsi a basso impatto perché non inquino, sono quasi autonoma dal punto di vista energetico, riciclo, contemporaneamente trasformo e nobilito la terra in oggetti artistici e d’arredamento.
D) Quanto pensa che il riciclo e il recupero possano dare vita a creazioni artistiche di valore?
R) Moltissimo, ma naturalmente questo dipende dalle capacità artistiche di chi le realizza, non è importante il tipo di materiale ma l’idea che esse rappresentano.
D) Nonostante abbia raggiunto fama internazionale continua a tenere il suo laboratorio a Pordenone, in Italia: qual è il suo legame con il nostro paese?
R) Amo la mia terra, sono legata alla mia famiglia ma soprattutto non sono il tipo che scappa davanti ai problemi. Penso ci voglia più coraggio a restare che non ad andarsene in questo momento. Purtroppo lavoro poco per il mercato italiano, ma partecipando a fiere internazionali riesco a raggiungere un mercato estero che mi regala grandi soddisfazioni.
Daniela Falchero