Galletti neo Ministro: sarà un commercialista a spingere la fiscalità ecologica?
Mentre il presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi, era ancora a colloquio con Giorgio Napolitano per discutere la lista dei ministri del nuovo governo di coalizione, Gian Luca Galletti, il neo Ministro dell’Ambiente, riceve una telefonata di auguri da parte di un amico: è stato appena pubblicato questo pezzo sull’Huffington Post che presenta tutti i nomi della squadra di Renzi, dando per certo il deputato Udc come nuovo titolare del Dicastero delle Politiche Agricole. Galletti si schermisce: ancora non c’è nulla di sicuro, tanto più che, risponde all’amico, ci sarebbero già due ministri bolognesi nella squadra di governo (Giuliano Poletti al Lavoro e Federica Guidi allo Sviluppo Economico). L’Udc, infatti – che nel weekend ha celebrato il suo quarto congresso nazionale con la conferma di Lorenzo Cesa a segretario del partito – a suo tempo, aveva chiesto a Matteo Renzi proprio l’Agricoltura. Ottenendo poi l’Ambiente. Questo il retroscena da Manuale Cencelli.
”E’ per me un grande onore ma anche una grande responsabilità. Credo che sia una sfida per il mio partito, l’Udc, e per il Paese”, ha immediatamente commentato, Congresso in corso, Galletti. A questo punto, gli ex democristiani dovranno sostenere il nuovo governo: il loro leader, Pier Ferdinando Casini che, pure, aveva annunciato giorni fa una nuova alleanza con Silvio Berlusconi, non potrà non votare la fiducia al Senato, con un proprio uomo (ex capogruppo Udc alla Camera) nell’Esecutivo guidato dal segretario del Pd!
Bolognese, sottosegretario uscente al Ministero dell’Istruzione nel governo Letta, 52 anni, una laurea in Economia e Commercio, Galletti è stato eletto deputato per la prima volta nel secondo Governo Prodi, aprile 2006, poi, nominato vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera, nel quarto governo Berlusconi/Monti 2008-2013. Considerato molto vicino al leader centrista Pier Ferdinando Casini, chi lo conosce dice di lui: “È il migliore dell’Udc, ha sempre studiato tutti i dossier parlamentari, è un uomo molto competente nelle materie di cui si è occupato in passato”.
Speriamo, verrebbe da dire, perché il punto è che il neo Ministro dell’Ambiente, di ambiente non si è mai occupato fino ad oggi, confermando l’assoluta marginalità che viene attribuita a questa materia da parte dei principali partiti del paese (Cinque Stelle esclusi). Questo, piaccia o no, è un dato, al netto delle tante ricostruzioni sulla sua (ma non solo) nomina in perfetto stile “Cencelli” a cui il presidente del Consiglio sarebbe stato “obbligato” per formare un governo di coalizione in grado di votare le riforme.
Galletti eredita dal suo predecessore, Andrea Orlando (andato alla Giustizia e anche lui, a suo tempo, digiuno di competenze specifiche sull’ambiente al momento dell’incarico) molti dossier “scottanti”: il dissesto idrogeologico (che ha già dichiarato essere una sua precisa priorità), le bonifiche della Terra dei Fuochi, i piani di smaltimento rifiuti a partire da quello della Capitale, il pacchetto clima ed energia dell’Unione Europea (dovrà portare a termine una mediazione per nulla banale con Confindustria), la lotta ai reati ecologici, il completamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’Ilva, infine, sarà chiamato a chiudere il capitolo Costa Concordia, e dunque decidere quale debba essere il porto prescelto per lo smantellamento del relitto.
Il lavoro che attende il nuovo titolare di via Cristoforo Colombo, perciò, non è affatto impresa da poco: anche perché l’ambiente è, storicamente, l’ambito più penalizzato dalla discontinuità politica che da sempre affligge l’Italia. Non serve solo competenza per mettere a punto politiche per il territorio adeguate ed efficaci, ma anche il tempo necessario a svilupparle.
Dal punto di vista del metodo adottato da Renzi, la sensazione – come alcuni osservano in queste ore – è che l’approccio della politica, quando si occupa di ambiente, sia poco contemporaneo e suggerisca un’idea di arretratezza culturale, altro che “nuovo che avanza”: l’idea che i beni naturali, patrimonio vivo di un Paese, non siano considerati per quello che sono realmente, ossia la chiave principale di sviluppo per un Paese (figuriamoci l’Italia, poi!), ma visti ancora alla stregua di un qualsiasi ambito burocratico e amministrativo, come un settore staccato da tutto il resto, più un costo che un’opportunità.
Gian Luca Galletti avrà la capacità (e l’orizzonte di legislatura, che è mancato a Orlando) per formare un gruppo di lavoro che si occupi di ambiente in maniera seria e strategica, trasversale a tutti gli asset di sviluppo economico e sociale, e non più solo occasionalmente e in chiave emergenziale? E la fiscalità ecologica? Se non un commercialista chi altro la potrebbe proporre?
Ilaria Donatio