“Energia senza bugie”: nel dossier di APER la verità sulle rinnovabili diventa fumetto
Se in Italia le bollette sono care, non è certo colpa degli incentivi per le energie rinnovabili. A ribadirlo è APER (l’Associazione Produttori di Energia da Fonte Rinnovabile) che, sull’argomento, intende fare chiarezza e, per questo, ha pubblicato una nuova edizione del dossier (disponibile sul sito internet di APER da dicembre 2012) dal significativo titolo di “Energie senza bugie”.
Con il dossier, APER risponde a chi ha sostenuto e sostiene la riduzione degli incentivi a favore delle energie rinnovabili, in particolare di quelli del Conto Energia. Secondo i sostenitori delle riduzioni, infatti, i meccanismi di incentivazione porterebbero ad un aggravio dei costi per gli utenti finali dell’energia elettrica, cioè cittadini e imprese, dato che le risorse destinate dallo Stato alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sotto forma di incentivi, sarebbero recuperate con voci di costo aggiuntive nelle nostre bollette.
Nel dossier, invece, APER analizza l’impatto delle fonti rinnovabili nella bolletta energetica degli italiani presentando costi e benefici legati allo sviluppo di fotovoltaico, idroelettrico, eolico, bioenergie e geotermia in Italia. E si scopre, così, che in bolletta paghiamo ancora per lo smantellamento (il “decommisioning”) delle vecchie centrali nucleari (la voce corrispondente della nostra bolletta è la A2, per un costo totale di 20 milioni di euro) oppure che i grandi consumatori hanno sconti compensati dalle bollette degli altri o, ancora, che sotto la voce rinnovabili, in realtà, si finanzia anche altro. E’ il caso del famigerato CIP6, contributo nato per sostenere le fonti rinnovabili e trasformato in un sussidio per le fonti “assimilate alle rinnovabili”, in realtà quelle che usano gli scarti della lavorazione del petrolio per produrre energia.
Secondo quanto riportato nel dossier, dunque, la parte più consistente dei costi delle nostre bollette è quella rappresentata dalle fonti fossili, passate dal 31% al 57% del totale. Gli incentivi alle rinnovabili, invece, sono soltanto il 13% e, per APER, rappresentano il futuro dell’energia in Italia: i soldi spesi per il sostegno degli impianti che producono energia verde rappresentano già oggi un risparmio nella “fattura energetica italiana”, stimabile tra i 30 e i 76 miliardi di euro, derivante dal non dover dipendere dai fornitori, quasi tutti esteri, di gas, carbone e petrolio: nel 2011 circa il 76% dell’elettricità ha avuto origine fuori dall’Italia, di cui il 14% importata dai nostri vicini e il 62% prodotta con i nostri impianti ma con materia prima fossile in gran parte importata. Per il restante 24% è totalmente Made in Italy, e si tratta di energia da fonti rinnovabili.
Se l’Italia raggiungerà i suoi obiettivi sulle rinnovabili, nel 2020 sarà due volte più indipendente dalle forniture estere. Secondo APER, infatti, il prezzo del petrolio, negli ultimi dieci anni, è aumentato del 300% e quello del gas del 400%. Oggi, pertanto, per la bolletta elettrica una famiglia tipo paga 524 euro all’anno anziché 338, il 55% in più. Favorire la produzione in Italia di energia da fonte rinnovabile consentirebbe, dunque, di rendere il nostro Paese indipendente dall’aumento dei prezzi delle fonti fossili nonché più autonomo nell’approvvigionamento energetico dall’estero. Nel 2011, ad esempio, sono stati spesi circa 7,5 miliardi di euro per gli incentivi alle rinnovabili (di cui il 56% per il fotovoltaico, il 20% per le biomasse, l’11% per l’eolico, l’11% per l’idroelettrico e il 2% per il geotermico). Per far capire l’ordine di grandezza APER affianca alle spese per le rinnovabili quelle per le scommesse e le lotterie. Nel 2011 sono stati giocati in Italia 79,8 miliardi di euro. In pratica un italiano ha speso in media per le scommesse più di 10 volte rispetto a quanto ha speso per le rinnovabili mentre, per usare la stessa battuta riportata in una delle vignette che accompagnano il dossier, “L’energia è come la pizza, se la fai in casa ti costa meno !”.
Nel 2011, infatti, è stato raggiunto un record: si sono spesi 59 miliardi di euro per l’approvvigionamento energetico. Soldi finiti in mano ai già ricchi sceicchi arabi e agli oligarchi russi. “Per questo – dice il dossier – a meno che non speri di finanziare il futuro acquisto della tua squadra del cuore da parte di uno di questi signori, non ci sembra proprio un buon affare!!”. Le rinnovabili, invece, oltre ai benefici ambientali, consentirebbero una capillare diffusione sul territorio (la cosiddetta generazione distribuita) in grado di risparmiare anche sui costi di mantenimento della rete elettrica nazionale che pesano oggi in bolletta per il 13% dei costi.
Inoltre, in tempi di crisi economica, le rinnovabili, se saranno rispettati gli impegni della SEN (Strategia Energetica Nazionale), potranno portare a circa 50/60 miliardi di investimenti nei prossimi 8 anni e un totale stimato di 120 mila occupati che, se saranno perseguiti anche gli obiettivi fissati in sede europea da qui al 2020, potranno arrivare anche a 250 mila. “Più di baristi e avvocati”, si dice nel dossier, che oggi in Italia non arrivano a 200 mila.
Andrea Marchetti