La resa di Connie: esenzione ETS per le compagnie aeree extraeuropee
Connie Hedegaard, Commissario Europeo per l’Azione sui Cambiamenti Climatici, ha annunciato lunedì che la Commissione intende esentare temporaneamente i voli non europei dall’Emission Trading Scheme (ETS) come risposta ai progressi sui negoziati internazionali. “Per creare un’atmosfera positiva intorno alle importanti negoziazioni dell‘International Civil Aviation Authority (ICAO), ho raccomandato in una conferenza telefonica con i 27 Stati membri che l’Europa fermi il tempo sull’inclusione dell’aviazione nell’Emission Trading europeo di voli da e verso Paesi non europei”. La settimana scorsa, pare infatti che la riunione dell’ICAO abbia riportato concreti passi in avanti, per un accordo sulle emissioni di CO2 del settore aereo, che potrebbe già essere firmato nel 2013: condizione che, secondo la Commissione Europea, potrebbe portare il settore aviazione fuori dall’ETS.
L’Emission Trading Scheme prevede attualmente che, alle aziende sottoposte a obbligo di riduzione delle emissioni, siano rilasciati dei crediti equivalenti alle tonnellate di CO2 che possono emettere, con un’assegnazione decrescente di anno in anno. Le aziende che avranno ridotto più dell’obbligo avranno quindi un surplus di crediti, che potranno rivendere; quelle poco attente alle emissioni dovranno invece acquistarne da quelle virtuose, mentre non potranno essere creati nuovi crediti. In questo modo, il tetto massimo di emissioni e la conseguente riduzione è garantita.
La direttiva ETS era stata estesa, dal 2012, anche al settore aereo e per tutti i voli in arrivo o in partenza da un aeroporto europeo, con l’obbligo innanzitutto di tenere una contabilità delle emissioni e in secondo luogo di partecipare al meccanismo ETS, con la prima restituzione di quote prevista per aprile 2013. Paesi terzi come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina avevano tuttavia fortemente protestato contro questa decisione.
L’esenzione per i volti intercontinentali potrebbe ora durare fino alla prossima assemblea generale dell’ICAO prevista per l’autunno 2013. La Hedegaard ha annunciato che le compagnie aeree dovranno comunque tenere la contabilità delle loro emissioni, ma non saranno soggette a pagamenti durante la sospensione. “Se questo esercizio non porterà a niente, inutile aggiungere che ritorneremo esattamente al punto di partenza con l’EU ETS, in modo automatico” ha detto, aggiungendo che questa è una “finestra di opportunità” per i Paesi terzi di aderire a un accordo globale. Critiche sono tuttavia giunte sia da alcune associazioni ambientaliste – secondo le quali sarebbe più opportuno sospendere l’ETS per l’aviazione solo dopo la firma dell’accordo internazionale – che dalla European Low Fares Airlines Association, che avverte come l’iniziativa potrebbe minare la competitività del trasporto aereo europeo rispetto a quello internazionale. La proposta Hedegaard dovrà comunque passare, ora, al Parlamento Europeo.
Intanto in Italia sono quasi conclusi i preparativi per entrare nella terza fase dello schema Emission Trading: è terminato cioè il processo di consultazione pubblica sulle assegnazioni di quote agli impianti italiani e il Comitato ETS ha approvato, con delibera 20/2012, le misure nazionali e l’elenco degli impianti, in allegato alla delibera. Gli impianti sono divisi in tre elenchi: il primo riguarda gli impianti esistenti e già soggetti alla direttiva o che lo saranno dal 1 gennaio 2013, con la loro assegnazione provvisoria di quote per il primo anno della terza fase, ovvero il numero di tonnellate di CO2 che un’azienda può emettere. Questo numero diventerà definitivo solo dopo il controllo della Commissione Europea, che applicherà un fattore di riduzione per gli anni successivi: infatti, il numero totale assegnato scende gradualmente di anno in anno, obbligando le aziende a ridurre le emissioni di CO2 o acquistare quote da aziende virtuose che hanno ridotto più del loro limite. Così anche il tetto di emissioni italiano complessivo (e relative emissioni) scende, in linea con gli obiettivi europei. Gli altri due elenchi riguardano invece gli impianti per i quali ancora non si conosce la data di inizio e l’elenco degli impianti “piccoli emettitori” che hanno richiesto l’esclusione dall’applicazione della Direttiva.
Veronica Caciagli