Cile, il nuovo eden delle energie rinnovabili sudamericane
Il contrasto che si può osservare alla frontiera tra Cile e Bolivia e’ impressionante. Due paesi con una economia totalmente differente, il primo gode di un PIL annuo in continua crescita, con un ultimo rialzo del 5% , il secondo e’ lo stato piu’ povero del Sud America. Dalle strade sterrate boliviane – senza segnaletica stradale – ci si ritrova su una statale ben asfaltata e indicata da vari cartelli, protetta da guardrail nelle curve più pericolose (qui non è banale). Dopo tanta miseria incontro una nazione ricca e sviluppata, che da subito mostra un attenzione particolare verso le energie rinnovabili. Il Cile gode di un clima molto differente da Nord e Sud, e questo gli offre il vantaggio di poter sfruttare al meglio le diverse condizioni climatiche.
La parte settentrionale è coperta dal deserto più arido del mondo, con uno dei livelli di irraggiamento solare più elevati in assoluto. Non a caso l’illuminazione stradale, utilizzata negli incroci delle statali, è alimentata da pannelli fotovoltaici. Per questo il Cile è diventato l’obiettivo di molti investitori stranieri e locali, grazie alle sua alte potenzialità e ai nuovi generosi incentivi statali, varati da pochi mesi. Se nel 2009 è stato approvato un solo progetto fotovoltaico di rilevanza nazionale, nel 2012 sono stati installati almeno ventidue impianti di enormi dimensioni. Lo scorso Luglio la CORFO (il centro cileno per le energie rinnovabili) ha stimato l’approvazione dell’installazione di una potenza di circa 694 MW per progetti solari, più altri 37 progetti – in corso di approvazione – per un totale di 2.47 GW. Tutto ciò riguardo alla sola fonte fotovoltaica, ma, nello stesso report, la CORFO ha segnalato anche l’utilizzo crescente di altre energie rinnovabili come l’idroelettrica, la eolica, le biomasse e la geotermica. Il Cile ha approvato 2.8 GW di progetti eolici e altri 1.67 GW sono in corso di approvazione.
La regione meridionale cilena e’ la meravigliosa Patagonia, che presenta uno degli ambienti più fragili e unici del mondo. Soffre direttamente per le variazioni climatiche dovute al riscaldamento globale, con i suoi numerosi ghiacciai a rischio oltre alla scomparsa di laghi creati proprio dai ghiacciai. E intanto dilaga la polemica politica sul progetto HydroAisen, che prevede la costruzione di dighe, che hanno scatenato opposizioni locali e internazionali – tanto che e’ nata una vera e propria organizzazione per contrastare l’obiettivo della compagnia energetica spagnola Endesa e di chi, nel Governo, spinge per la realizzazione del piano. Un progetto di 6.000 ettari, che riguarda cinque dighe in due fiumi che raggiungono il Pacifico, e che ha visto, per ora, violenti proteste e vari appelli di organizzazioni ambientaliste alla corte cilena – senza successo. Inevitabilmente – questa l’accusa – i progetti cambieranno il paesaggio di una regione di straordinaria bellezza, soprattutto per i suoi laghi. Il paragone è immediato: Amazzonia e Patagonia, due regioni cosi’ diverse e stupende che affrontano le stesse problematiche causate dalla sete umana di energia e di business. Non poteva poi mancare, anche qui, lo sfruttamento delle miniere, che in questa regione sono particolarmente ricche di oro, tanto che alcune mining companies americane hanno già messo le mani su ambiziosi progetti che rischiano di avere drastiche conseguenze sull’ambiente.
Nonostante questo clima da corsa all’oro, bisogna tuttavia ammettere che i parchi nazionali cileni sono ben protetti da regole ferree per la conservazione, con una buona raccolta differenziata dei rifiuti, il divieto di accendere fuochi e l’utilizzo di energie rinnovabili eoliche e solari. Più della metà della biodiversità cilena, del resto, non si trova da nessun altra parte nel mondo.
Il Cile ricorda dunque, ancora una volta, il Brasile: una forza economica sudamericana assetata di sviluppo, che deve ancora trovare il giusto bilanciamento tra crescita economica e tutela delle risorse naturali, ovvero la sostenibilità della propria crescita. La via percorribile più promettente per il Paese sembra essere, ad oggi, quella delle fonti rinnovabili, di cui potrebbe diventare una sorta di hub sudamericano, con la tranquillità di raggiungere agevolmente il target del protocollo di Kyoto al 2020. Ma anche in questo caso il Cile dovrà fare attenzione ad evitare le degenerazioni delle rinnovabili, già ben note in Europa.
Carlo Taglia
Le riflessioni di viaggio complete di Carlo Taglia, documentate da foto e video, sono disponibili sul suo blog: http://karl-girovagando.blogspot.com/