Bolivia, un’ambiente spaccato tra regione andina e amazzonica
A quasi un anno dalla sua partenza, dal Nepal, il nostro corrispondente Carlo Taglia prosegue, in Sud America, il suo viaggio “a costo ed emissioni zero” intorno al mondo, per documentare le condizioni ambientali dei Paesi attraversati.
Per comprendere meglio la situazione ambientale della Bolivia bisogna prima conoscere la doppia faccia del suo settore economico. Il paese e’ praticamente diviso in due parti, la regione andina poverissima e la regione amazzonica orientale in forte sviluppo. In termini di attività e produzione economica, Santa Cruz e’ la regione più importante del paese. I suoi principali proventi derivano dalla produzione di petrolio, gas naturale, canna da zucchero, cotone e legna, oltre alla coltivazione di soya, riso e mais. Da ciò ne consegue un considerevole mercato industriale nel capoluogo, Santa Cruz De La Sierra, per la lavorazione dello zucchero, la raffinazione del petrolio, i silos e l’agroindustria della soya. Le fertili regioni orientali del paese sovrastano quelle occidentali, aride e montuose. Tanto da richiedere l’autonomia per non farsi carico della estrema povertà dei concittadini meno fortunati.
Questa differenza divide in due il paese anche sotto il profilo ambientale, perchè se nell’area occidentale la situazione e’ piuttosto regredita, a Santa Cruz si stanno sviluppando, invece, pratiche sostenibili a difesa dell’ambiente. In questa provincia è stato creato un organo competente che si occupa della conservazione dell’area. I suoi obiettivi sono preservare le risorse naturali, educare e informare i propri cittadini ad una maggiore sensibilità comune verso la protezione dell’ambiente. Purtroppo, e inevitabilmente, l’area di La Paz non segue questo corso virtuoso, dovendo ancora confrontarsi con troppe problematiche economiche e sociali.
Con una larga porzione di foresta amazzonica sul proprio territorio, anche la Bolivia deve far fronte alla rapida deforestazione, l’erosione del suolo, la riduzione della biodiversita’ e, non ultimo, l’inquinamento industriale nelle risorse idriche. Il mercato della legna e l’intensa agricoltura per gli allevamenti sono le principali cause della deforestazione, che oltretutto porta alla perdita di biodiversita’ e anche all’erosione del suolo, a causa di metodi rudimentali e poco sostenibili per preparare i campi, bruciando le aree interessate. Esistono alcuni parchi nazionali protetti come il Parco Madidi, a nord del paese, considerato uno dei parchi con la maggiore biodiversita’ nel mondo, che conta circa milleottocento specie di vertebrati grazie alle sue variazioni di altitudine, che si estendono dai duecento metri sopra il livello del mare ai quasi seimila, e permettono la diffusione di esemplari estremamente diversi tra loro.
L’inquinamento delle risorse idriche e la scarsa disponibilità di acqua sono alcuni dei problemi ai quali lavora direttamente il presidente EvoMorales, primo indigeno alla guida del Paese. Nella cittadina di Copacabana, che affaccia sul lago Titicaca, esistono restrizioni per l’utilizzo dell’acqua per usi comuni e gli animali, tra cui vacche e galline, muoiono disidratati. Nelle città i corsi d’acqua sono spesso inquinati dall’attività umana, in particolare dai rifiuti urbani e dalle miniere. La cura nella lavorazione dell’acqua potabile e’ dunque fondamentale da queste parti, dove più di altrove si comprende cosa significa il termine “oro blu“. Soprattutto nelle regioni di andine, dove l’acqua deve essere bollita almeno quindici minuti per eliminare i batteri che spesso causano diarrea e altre temibili malattie. La povertà di questi popoli peggiora la situazione perchè il gas e’ costoso e le madri devono alimentare famiglie con un largo numero di figli in case senza acqua, elettricità nè riscaldamento. Il risultato inevitabile e’ un alto tasso di mortalità infantile impressionante e gravi conseguenze per la salute dell’intera popolazione, soprattutto i più poveri, privi di un’adeguata educazione per difendersi dall’inquinamento idrico.
La piu’ povera nazione del Sud America ha comunque deciso di investire nell’eolico, con l’ambizione di installare 700 MW nei prossimi dieci anni. Come prima tappa si installeranno circa 50 MW nelle regioni andine, dove si raggiungono la più intense raffiche di vento, per poi estendere il progetto anche nell’area di Santa Cruz. Una nota sicuramente positiva, anche se il presidente Morales – se vorrà preservare le risorse naturali, unica ricchezza del Paese – dovrà ancora concentrarsi a diffondere cambiamenti drastici nei metodi di coltivazione, utilizzando pratiche più moderne e sostenibili, e a trovare il modo di tenere sotto controllo l’inquinamento idrico, attraverso la sensibilizzazione e l’educazione della popolazione andina.
Carlo Taglia
Le riflessioni di viaggio complete di Carlo Taglia, documentate da foto e video, sono anche disponibili sul suo blog: http://karl-girovagando.blogspot.com/