Sri Lanka, la culla della biodiversità alle prese con la pressione demografica
Se visitate lo Sri Lanka dopo essere stati in India rimarrete allibiti per il forte contrasto in tema d’ambiente. Il modello indiano è talmente negativo che l’isola cingalese vi apparirà, almeno inizialmente, come un paradiso ecologico. Senza ombra di dubbio questo piccolo frammento di terra a forma di lacrima, di fronte alla penisola indiana, rappresenta un esempio ma soprattutto la speranza per i limitrofi paesi asiatici. Scoprendola giorno dopo giorno vi mostrerà tuttavia alcuni aspetti che potrebbero essere decisamente migliorati.
Per via della cultura religiosa buddista una buona parte dei cingalesi sembra più sensibile nei confronti di madre natura. Esiste la raccolta dei rifiuti, per le strade delle principali città si trovano dei cestini e attraverso i manifesti si invita la popolazione a prendersi cura della pulizia della propria terra. Le spiagge turistiche risultano ben curate, anche se in quelle frequentate dai pescatori si possono incontrare vari tipi di rifiuti.
Nelle principali piantagioni di tè della multinazionale Lipton la cura dei terreni sembra quasi impeccabile. Cadono subito all’occhio i contenitori di cemento con affissi i cartelli “plastica” e “carta”, ma osservando all’interno si nota che i tamil, che popolano queste piantagioni, o non hanno ancora ben chiara la differenza tra i due tipi di materiali o non si curano particolarmente di differenziare. Queste piantagioni fanno parte, assieme ad altre nel territorio, della Agarapatana Plantations Limited, che si è posta diversi obiettivi per rispettare e preservare il più possibile la risorse terrene. L’educazione ecologica qui, del resto, inizia già dall’istruzione scolastica, come si può osservare dai vari dipinti sulle mura della scuola regionale.
Rispetto agli altri paesi asiatici lo Sri Lanka sembra quindi brillare per il suo impegno nella conservazione ambientale. Ma lo Stato potrebbe comunque fare di più per contrastare le diverse piaghe che ancora affliggono il paese, tra cui la deforestazione, l’erosione del suolo, la degradazione costiera, l’inquinamento di acqua dolce, lo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali e l’inquinamento atmosferico.
Attualmente la copertura totale di bosco naturale raggiunge il 25% del territorio cingalese, la metà della copertura del periodo dell’Indipendenza (1948), ma nel 1800 la superficie boschiva risultava addirittura l’80%. La causa principale della rapida deforestazione è legata al periodo post-coloniale, in cui la popolazione è triplicata nel giro di 60 anni. Questo è uno dei temi più urgenti, perché ha avuto conseguenze sull’erosione del suolo, sulle frane, sulla degradazione della fauna e della flora e, infine, sulla stessa salute umana.
Esistono dei regolamenti e delle leggi per preservare le risorse della terra cingalese dall’erosione portata dalla deforestazione. Purtroppo però l’applicazione di queste norme sembra piuttosto limitata, per via dell’assenza di controllo e della scarsa sensibilizzazione della comunità, soprattutto nelle zone collinari, dove il terreno fertile sta subendo una forte erosione.
La superficie lungo le coste balneari, negli ultimi decenni, per via dell’attività umana, che ha portato un forte sviluppo di edifici e ristoranti stimolati dai flussi turistici, sta subendo una grave minaccia di cementificazione e risulta sempre più ridotta. La maggior parte della fascia costiera ha dovuto, per altro, affrontare l’emergenza dello tsunami del 2004 che ha modificato drasticamente la sua morfologia e ridotto le spiagge. Ora si utilizzano sacchi di sabbia per contrastare l’innalzamento del mare. Il forte interessamento della comunità internazionale ha permesso tuttavia un buon recupero della situazione, anche se la tragedia non è servita per placare la bramosia di costruire vicino al mare.
Lo Sri Lanka presenta un buon servizio idrico, ma recentemente è aumentato l’inquinamento delle sorgenti di acqua potabile, che le rende in parte inutilizzabili. Questa forma di inquinamento deriva principalmente dall’attività delle industrie che si sono insediate nelle zone dei bacini di acqua dolce. Aziende tessili, chimiche, minerarie, della gomma, del tè, del legno e del cocco creano grandi quantità di contaminanti ambientali e non sono tenute sufficientemente sotto controllo dalle autorità locali.
Con l’aumento costante della popolazione è infine inevitabile l’aumento dei rifiuti urbani e industriali. Nelle città la situazione è particolarmente urgente e necessita di un più adeguato sistema di riciclaggio, almeno per quel 20% di rifiuti che provengono da carta, plastica, vetro, metalli e altri materiali inorganici. Manca anche una corretta raccolta dei rifiuti solidi organici, che rappresentano il restante 80% dei rifiuti urbani. Questa situazione è causa dell’aumento del rischio di malattie, come la febbre dengue che si contrae dalle zanzare.
Le carenze ambientali del Paese, in definitiva, non risiedono dunque nella mancanza di leggi e regolamenti sul tema, ma nell’inadeguatezza di una struttura che possa realmente controllarne il rispetto e l’applicazione e sensibilizzare maggiormente gli abitanti. Anche nel caso dell’inquinamento atmosferico il problema è analogo. Nelle aree urbane i livelli di monossido di carbonio, derivante dai veicoli, superano di gran lunga quelli di tolleranza per un essere umano, mettendo a serio rischio la salute degli individui più a rischio, come bambini o donne in gravidanza.
A margine di questo lungo elenco di criticità irrisolte, bisogna tuttavia riconoscere allo Sri Lanka di essere uno degli stati asiatici che, fino ad ora, ha sviluppato maggiore interesse verso le problematiche ambientali. Questa magra consolazione non è indubbiamente sufficiente per far fronte alle diverse minacce che ne affliggono l’ecosistema, ma è auspicabile che possa servire da stimolo per preservare questa meravigliosa isola, che raccoglie una delle più alte densità di biodiversità al mondo.
Carlo Taglia
Le riflessioni di viaggio complete di Carlo Taglia, documentate da foto e video, sono disponibili anche sul blog: http://karl-girovagando.blogspot.com/