Sorpasso storico: il fotovoltaico supera eolico e geotermico
Si è abituati a pensare il fotovoltaico come una tecnologia “di nicchia” in termini di copertura percentuale del fabbisogno energetico, una tecnologia incapace di svolgere un ruolo realmente rilevante nella produzione di energia. Dunque una (costosa) scommessa sul futuro, in sostanza. E, quando negli ultimi mesi le fonti rinnovabili sono state oggetto d’accusa (costi troppo elevati a fronte di una produzione scarsa, non in grado di coprire adeguatamente i consumi nazionali) il fotovoltaico è diventato l’emblema di quello che, ad alcuni, sembra uno spreco di denaro e un inutile aggravio delle bollette.
Da qui l’attenzione del dibattito pubblico sugli incentivi, la loro sostenibilità e le modalità per ridurli, con una concitazione deleteria per il mercato e l’intero sistema-paese. Si sono guardati sempre meno, tuttavia, i dati relativi ai megawattora. Proprio quelli che già oggi si producono e che proprio in questi mesi stanno aumentando (non poco) proprio grazie ai tanto bistrattati pannelli fotovoltaici.
Se, infatti, si guardano i dati dell’ultimo rapporto mensile pubblicato da Terna (vedi grafico 1) relativo al mese di giugno, il fotovoltaico, con 723 MWh, ha superato per produzione elettrica mensile il geotermico (441 MWh), fonte tradizionale nel panorama rinnovabile italiano, e anche l’eolico, che non è andato oltre i 618 MWh.
Fonte: Rapporti mensili Terna, luglio 2011.
Si tratta di un risultato notevole – anzi, storico – e meritano molta attenzione i dati tendenziali. Se, infatti, si passa alle variazioni rispetto allo scorso anno (vedi grafico 2) le cifre e i differenziali tra fonti acquistano ancor maggior consistenza: la produzione fotovoltaica è raddoppiata in gennaio per mantenere una crescita a tre cifre – di oltre il 165% in media – per tutto il primo semestre di quest’anno, con maggio e giugno in crescita rispetto al 2010, rispettivamente, del 266,5% e 286,5 %
Ben più modesti gli aumenti medi della produzione, nel semestre, del pur costante geotermico (+ 5,8%) e dell’altalenante eolico (+7,5).
Riguardo, poi, alla potenza installata più che di sorpasso dovremmo parlare di ampiezza del divario. Infatti, al 30 giugno, secondo il GSE, risultavano in funzione 7 GW circa di impianti fotovoltaici contro 5,8 GW di impianti eolici collegati alla rete, anche se pur trattandosi dell’ultimo dato disponibile, fonte Terna, risale a dicembre 2010.
Crediamo sia dunque importante rilevare come il fotovoltaico sia sempre più in grado di dare un proprio contributo significativo e non debba essere trattato come una semplice curiosità o una tecnologia futuribile che oggi ruba solo spazio e soldi sulle bollette.
Certo, si dirà che, in fondo, si tratta di “piccoli numeri” paragonati alle migliaia di megawattora generati mensilmente da idroelettrico (6.156 in giugno) e alle decine di migliaia di termoelettrico (16.063 MWh, sempre in giugno). Ciò è evidente, come dovrebbe essere chiaro a tutti il problema del costo per il sistema paese dell’aiuto di cui abbisognano le rinnovabili. Tuttavia i tassi di crescita di queste ultime – con il fotovoltaico che indubbiamente sconta l’effetto corsa all’oro – impongono la necessità di elaborare una strategia di lungo termine che consenta uno sviluppo sostenibile delle rinnovabili, superando quella ciclicità negli investimenti che fino a oggi ha caratterizzato il settore danneggiandolo, soprattutto in credibilità.
Eppure un ragionamento di sistema, che sappia guardare a un orizzonte almeno di medio-termine, appare oggi quanto mai lontano. Basti pensare alla vicenda del conto energia: dopo poco più di due mesi dall’emanazione del Quarto decreto (che già nella manovra finanziaria appariva di straforo), all’insaputa dei ministri interessati, veniva inserito un comma per decurtare linearmente del 30% tutti gli incentivi.
Il fotovoltaico potrà comunque superare grandi traguardi – a patto che non si creino curve inutili dietro cui si nascondono ostacoli imprevisti. In tema di sorpassi, dopo aver letto i dati, torna in mente il grandissimo film di Dino Risi, con la Lancia Aurelia B24 su cui sfrecciano Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Scatta immediata un’assonanza con chi dovrebbe guidare la politica energetica e industriale del nostro Paese: i nostri “manovratori”, nello strombazzare annunci e soluzioni improbabili, ricordano la guida spericolata di Gassman che, dopo aver suonato il clacson per farsi strada, si affannava a toccare il corno portafortuna oscillante sul cruscotto. Il tragico finale e il significato allegorico del film dovrebbero essere noti a tutti.
Niccolò Cusumano e Antonio Sileo*
* Ricercatori IEFE Bocconi