La sfida del design eco-democratico alla Biennale di Torino
Anche il design si fa democratico. Si è concluso domenica a Torino, in occasione della Biennale della Democrazia, il primo concorso europeo che unisce i temi di architettura e uguaglianza dei diritti.
Una gara, indetta dall’Associazione Proto Design (con la collaborazione scientifica della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Torino) che aveva lo scopo di lanciare una sfida ai designer italiani: è possibile realizzare oggetti utili ed esteticamente accattivanti, capaci anche di rivoluzionare lo spazio pubblico, il tutto a partire da materiale di riciclo?
La risposta è sì: costi bassissimi per prodotti di alta qualità, fattura artigianale e non industriale dalla forte impronta ecologica. “Design eco-democratico” è lo slogan dell’iniziativa. Una risposta commerciale alla voglia, sempre crescente nel mercato mondiale del XXI secolo, di soluzioni per un consumo responsabile.
Per partecipare occorreva soddisfare 4 requisiti: minimizzare l’impatto sull’ambiente legato a fabbricazione, uso e smaltimento degli oggetti di design proposti al pubblico; riscoprire materiali e processi produttivi locali, agevolando un accesso equo ai beni, ai servizi pubblici o alle fonti d’informazione; favorire l’interazione tra le persone; facilitare forme di comproprietà e condivisione.
Insomma, attivare una vera e propria democrazia partecipativa che spinga i cittadini a riflettere sulle merci che scambiano, sugli oggetti che usano, per capire cos’è da cambiare in un’ottica ambientale.
Sulla base di proposte giunte da tutt’Italia, sono stati selezionati 8 prodotti. Due giurie hanno poi eletto i vincitori. Il parere tecnico ha premiato il progetto di un gruppo di designer romani, promotori di un kit trasportabile in alluminio (materiale di scarto), particolarmente adatto al commercio da marciapiede sui cigli delle strade delle città del Terzo Mondo. Come ad esempio Hanoi, capitale del Vietnam. “Alimentati con pannelli fotovoltaici, i banchetti ideati da Massimo Alvisi, Kirimoto Junko, Arabella Rocca – spiegano Ezio Gaude ed Elvira Gennarelli di Proto Design –, possono trasformarsi in mini negozi di sartoria o parrucchiere, in bancarelle per la frutta oppure in piccoli ristoranti ambulanti. Attraverso l’utilizzo di materiali pratici e poco costosi come la latta, i moduli commerciali sono prodotti economicamente sostenibili anche per le economie in via di sviluppo. E possono essere realizzati in loco, incentivando il settore manifatturiero”.
La creatività non ha confini, soprattutto se è low cost. Tra gli oggetti in concorso, si è distinto con premio dal pubblico un originale frigorifero per ortaggi, che funziona senza elettricità. E’ l’idea di Caterina Falleni, un apparato refrigerante di frutta e verdura, a uso domestico, che utilizza energia pulita, cioè acqua. Si chiama “Freeijis” e nasce da una riflessione dell’autrice, dopo un viaggio in Africa. I consumi prodotti dagli elettrodomestici nei paesi industrializzati non sono etici? Rivoluzione intellettuale, torniamo alle vecchie leggi della fisica: un recipiente in ceramica assorbe il calore del sole; al suo interno c’è una camera d’aria contenente appunto acqua, che refrigera sfruttando la tecnica dell’evaporazione del liquido. Dall’interno, una parete in alluminio, cede invece energia sotto forma di calore, per ripristinare l’equilibrio del sistema, attivando così l’autoraffreddamento.
Non si sono aggiudicati il premio, ma meritano una menzione per originalità e promozione di valori sociali quali la diffusione della lettura e la solidarietà anche altri degli oggetti del concorso: in particolare, Push the Bottom, lo sgabello compattatore di rifiuti domestici e poi compostiere per le scuole, per seguire il ciclo di trasformazione dei rifiuti, Bin-Bag, la borsa della spesa che fa la raccolta differenziata e ancora scaffali per i libri da appendere in bus, per trascorrere con il piacere della lettura il lungo tempo del viaggio.
Letizia Tortello