Ue, arrivano i furgoni verdi
Da un sondaggio Ipsos del novembre scorso risulta che tre italiani su quattro ritengano lo sviluppo di un’economia verde fondamentale per far crescere il Paese e renderlo più competitivo.
L’Italia impara, piano piano, ad acquisire una mentalità più green, grazie anche all’influenza delle politiche sviluppate dal Parlamento Europeo. Ultimo in ordine di tempo è l’accordo raggiunto, martedì scorso 15 febbraio, sui “furgoni verdi”: nuovi limiti di emissioni CO2 per i veicoli commerciali europei, che partiranno in seguito all’approvazione del piano sottoscritto dagli Stati membri, che prevede anche incentivi per l’industria alla produzione di furgoni con una migliore efficienza energetica e penalità per chi non rispetta le nuove regole.
Dopo l’approvazione della direttiva sulle emissioni delle auto di due anni fa, il Parlamento si esprimerà quindi sui nuovi limiti alle emissioni CO2 per i “veicoli commerciali leggeri“. Lo scopo della normativa è innanzitutto di garantire una migliore qualità dell’aria e rispettare gli obiettivi di riduzione dell’impatto del cambiamento climatico, ma anche di incentivare la produzione di furgoni a basso consumo di carburante per aiutare le numerose piccole imprese che li utilizzano.
Le nuove regole mirano anche a stimolare l’innovazione nel settore e si applicheranno a tutti i veicoli di nuova fabbricazione. Il Parlamento ha raggiunto un accordo con gli Stati membri per un limite di 175g di CO2 per km dal 2014, limite che diminuirà a 147g CO2/km dal 2020.
I limiti esprimono la media di consumo fra tutto il parco auto del produttore. Fabbricare un furgone con un’emissione minore di 50g CO2/km darà al produttore un supercredito, valido per un lasso di tempo limitato, poiché conterà, per il calcolo della media, come più di un veicolo. Tale sistema scomparirà dal 2017. D’altro canto, i veicoli di nuova produzione che consumano più dei limiti imposti saranno soggetti a penalità fino a 95 euro per grammo dal 2019.
Tema attualissimo soprattutto nelle regioni del Nord Italia che ha visto, per esempio, nella città di Milano 35 giorni di allarme Pm10 con picchi ripetuti di 150 microgrammi al metro cubo, tre volte oltre la soglia giornaliera di 50. Così che anche nelle città italiane arrivano le soluzioni per ridurre le emissioni. Da lunedì, infatti nell’area milanese, tangenziali a velocità ridotta con un limite di velocità di 70 chilometri orari. Intanto a livello nazionale l’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, lancia un appello al governo perché approvi presto il piano nazionale sulla qualità dell’aria. Punto debolissimo dell’Italia, già sotto attenta osservazione dell’Ue.
Francesca Fradelloni